Morgana
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Inserito - 17/10/2003 : 11:40:31
Così tanti chilometri, ore interminabili su quel treno da farle rimpiangere di non aver speso qualcosa di più per un viaggio più comodo e veloce e poi l'arrivo in una grande città, che strano a dirsi, lei non aveva mai visto. L'ennesimo gesto compiuto impulsivamente, senza pensare alle conseguenze, ma mai ne aveva compiuto uno di tale portata. "Ma cosa sto facendo?"Si chiese mentre la folla frenetica della stazione l'aveva già inglobata e trascinata in direzioni sicuramente diverse da quella che avrebbe dovuto prendere.Già, dove sarebbe dovuta andare?Come avrebbe fatto ad orientarsi in una città del genere?In mano un biglietto ormai umido per l'emozione dove c'era solo un indirizzo sconosciuto e un numero di telefono.Tirò fuori dalla borsa una cartina, che si era procurata per questo strano viaggio proprio come una turista fai da te, ma su quel foglio, che divideva la città in tanti quadrati, non riusciva a rendersi conto di come avrebbe potuto orientarsi ma soprattutto di quanto grandi fossero la distanze.Provare con un taxi?Mai preso in vita sua, quasi si vergognava e sicuramente il simpatico tassista del caso avrebbe approfittato della sua condizione di pseudoturista per farle fare il giro più largo possibile e spillarle un bel po' di soldi.Un autobus?Oppure un amico non sentito da tanto tempo?Ma no, no, meglio fare affidamento su di una cartina, un po' di senso dell'orientamento e di fortuna..."poi si vedrà". Il via vai caotico di questa città la spaventava, era tentata di tornarsene a casa con il primo treno ma per la prima volta doveva portare a termine quel qualcosa che ormai aveva già inziato. L'aria pungente quasi le toglieva il fiato e l'ansia la stava prevaricando,a stento si riconosceva in ciò che stava facendo ma era lei.C'era tutta. ....Un portone e una targa: era il posto giusto...e ora?E sei lui non fosse andato a lavoro quel giorno?E se fosse addirittura fuori città? O persino all' estero?E se avesse una donna o magari dei figli che, facendo qualche calcolo avrebbero potuto avere qualche anno in meno di lei se non la sua stessa età?Se, se...ormai era lì e si era già messa in gioco.Aveva in mente solo un'immagine, il ricordo di una foto oltre all'idea che si era fatta di lui. Quando riuscì a riordinare le idee e dopo essere stata urtata dall'ennesimo passante si accorse di un cafè lì vicino, proprio sull' angolo(il bar è sempre sull'angolo come il bagno in fondo a destra). Era un locale dall' aspetto signorile e forse ci sarebbe stato bisogno di un mutuo per ordinare qualcosa, ma decise di entrare: necessitava di un posto caldo dove potersi sedere e calmare i pensieri per poi decidere sul da farsi. Ordinò un tè caldo e si mise a sedere ad un tavolino vicino alla vetrata, in modo da poter controllare ogni movimento interessante da quel portone verso qualsiasi direzione. Erano ormai passate le 17.30... chissà a che ore avrebbe staccato dal lavoro, sempre se lui si trovasse davvero lì. Si sentiva un po' a disagio e saltava da uno stato di paura e senso di colpa verso se stessa e verso chi era all'oscuro di questa sua pazzia e non avrebbe approvato, a un divertimento distaccato per questa assurda situazione in cui si era cacciata come sempre da sola. Dopo un po' la porta del cafè si aprì per l'ennesima volta e ormai il suono del campanello l'aveva assuefatta, ormai non aveva più energie per sperarci e si era distratta osservando le persone sedute ai tavoli vicini, quando una voce sconosciuta e uno sguardo su di se la scossero all' improvviso.I loro occhi si incrociarono per un attimo.Era lui.Era in compagnia di un altro uomo e di una signora elegante."Colleghi di lavoro"pensò.Parlava con uno dei baristi.Sembravano essere in confidenza.Lo osservò a lungo quando poi la voce del cameriere la riportò improvvisamente alla reale imbarazzante situazione in cui si trovava.Ordinò....un altro tè. ancora?si sentì un po' stupida e sicuramente tutta quella teina non avrebbe giovato al suo stato di eccitazione.Un tè come?Uno qualsiasi un po' come il primo."Belle figure, belle davvero"si dovette complimentare con se stessa. Cercò di nuovo il suo sguardo mentre i tre si accingevano a sedersi ad uno dei tavoli più in là. Lo cercò e lo trovò.Insistette.E poi gli sorrise e, per paura di sapere quale sarebbe stata la sua reazione abbassò subito gli occhi.Allora raccolse le sue cose, si alzò, lasciò i soldi sul bancone e, senza aspettare nè resto nè scontrino, si diresse verso l'uscita passandogli davanti e avvertendo curiosa attenzione di lui su di se.Quando fu fuori si accorse di quanto agitata realmente fosse, non si era neenche infilata il cappotto e la sciarpa era semplicemente appoggiata al collo.Si incamminò frettolosamente lungo il portico cercando di sistemarsi come meglio poteva.Non sapeva in che direzione andare nè quale aveva preso,si stava facendo buio e la città illuminata dalle vetrine e dalle auto era ancora più irriconoscibile.Sapeva solo che l'aspettava un solitario e faticoso viaggio notturno...ora sì che si sentiva spaventata. Mentre camminava si voltò più volte, ma tutte quelle persone invasate le coprivano la visuale dell' entrata del cafè. Poi, quando girò la testa per l'ultima volta , un corridoio si aprì tra la gente e lo vide.Era lì fuori da solo, col cappotto in mano.Allora si fermò incredula.Si voltò completamente e per alcuni lunghi istanti stettero lì, così ad osservarsi.E poi l'uomo e la bambina si andarono incontro e mentre camminavano l'uno verso l'altra un sorriso via via sempre più luminoso si andava aprendo sui loro volti fino ad una risata, una risata di eccitante gioia.Erano faccia a faccia ora, naso a naso, e i guanti dalle piccole dita esili di lei accolsero le mani forti ma delicate di lui, riscaldandole e proteggendole dal freddo. "Come sei piccola,piccola mia...come possiamo capirci noi due, come si può come si fa?Anni da ridere e piccoli, i tuoi, io rido meno nel pieno dei miei, nel mio giardino che spesso fiorì amori e no, che dissipai". Morgana
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