Mircalla
Curatore
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Inserito - 27/10/2003 : 23:25:26
[size=1]Ho qui una storia che mi e' nata un giorno prima che mi ritrovassi immersa nel marasma delle mille cose da fare in questo momento e che poi e rimasta a languire sola e senza una strada da seguire, la potrei lasciare cosi e vero ma la sento un po triste e mutilata. Qualche sera fa accennai a Beppe di questa storia poverina, e fu lui a suggerire che la inserissi cosi com'e' proponendo a voi tutti di aiutarmi a continuarla inviandomi nel mio indirizzo privato tutti gli eventuali suggerimenti. Penso sia una buona idea, e' un gioco questo che faccio spesso anche con i miei piccoli allievi ed in genere ci divertiamo molto. Le gocce di pioggia si depositavano sulla superficie del vetro della finestra con un leggero ticchettio, incrostandolo di una moltitudine di minuscole perle trasparenti che poco a poco migravano una verso l'altra formando una goccia sempre piu grande. Sara allungata sul divano osservava intenta quel gioco di pioggia sul vetro, cercando di indovinare quale goccia, ormai diventata troppo pesante, sarebbe rotolata giu lasciandosi dietro un minuscolo rivolo che avrebbe inglobato in se altre gocce deposte lungo la sua corsa verso il davanzale. La fotocellula del lampione, ingannata dalla pesante coltre di nubi ordino alla lampadina di accendersi, nonostante fossero appena le quattro del pomeriggio. Sara sposto lo sguardo oltre la finestra, verso il giardino. Si soffermo sul profilo della quercia che sorgeva maestosa a ridosso del muro di cinta, un'ondata di ricordi d'infanzia l'assali. La casa era appartenuta alla nonna paterna; Sara vi aveva trascorso tutta l'infanzia e gran parte dell'adolescenza, e adesso dopo la morte della nonna, la casa era sua. Le ci erano voluti mesi prima di trovare il coragio di tornare. Ma alla fine era tornata. Sara si mosse sul divano nel tentativo di trovare una posizione piu comoda, nascose i piedi nudi ed infreddoliti sotto i cuscini divano, si addosso il vecchio maglione e torno a osservare il giardino ormai completamente avvolto dalle ombre di una notte precoce. La pioggia aveva smesso di cadere ed una pioggia leggera si era levata conferendo al giardino un aspetto vagamente surreale. L'attensione di Sara fu attratta da uno strano bagliore che apparve e scomparve in vicinanza del muro di cinta. Sara si riaddrizzo un poco sorreggendosi su di un gomito e fisso a lungo il punto in cui il bagliore le era parso venire. Era sul punto di riallungarsi quando lo vide di nuovo "sto sognando" penso. Si mise a sedere e si guardo intorno, la luce proveniente dal lampione del giardino filtrava attraverso i vetri della finestra e si riversava sui mobili della stanza buia, lunghe ombre si allungavano sul pavimento e sui muri. Sara si alzo ed ando verso la finestra, appoggio la fronte sul vetro gelido e guardo fuori, tutto era quieto. Ea sul punto di convincersi definitivamente di aver sognato "mi sono appisolata" si diceva e la tensione che poco prima si era impadronita di lei cominciava a dissolversi...e poi accadde. Dapprima senti il vetro cedere sotto la leggera pressione della fronte poi fu il resto della finestra ed il muro. Fu come immergersi nell'acqua gelida. La senzazione duro qualche secondo poi si rese conto di essere in giardino. Rimase immobile, incredula, la mente vuota, non riusciva a capacitarsi dell'accaduto. A piedi scalzi, nell'erba bagnata, Sara comincio a tremare dal freddo. Si volto a tastare il vetro ed il muro entrambi solidi...ed impenetrabili. "Che ti aspettavi?" si chiese ad alta voce, "hai camminato nel sonno" e cosi dicendo fece per avviarsi verso la porta sul retro quando senti una sorta di tramestio venire da qualche parte alle sue spalle. Si volto di scatto e questa volta la vide chiaramente una lama di luce che appari e scopari a pochi metri da lei. Il cuore le batteva all'impazzata una sorta di richiamo le echeggiava nella mente, fece qualche passo verso il punto nel quale aveva visto apparire la luce, allungo le dita nel buio l'aria intorno a lei si era fatta improvvisamente densa, la luce apparve di nuovo un piccolo punto d'apprima che espanse fino a diventare un riquadro, "una porta" penso Sara, che si avvicino un poco di piu fino ad immergere le dita nel chiarore, poi si immobilizzo per qualche secondo, indecisa impaurita, la mente in preda ad un misto di paura e curiosita, affascinata e terrorizzata... Trattenne il respiro chiuse gli occhi ed attraverso. Le parve di essere in preda ad una corrente, sollevata, sospesa trasportata e poi tutto si arresto, era arrivata. Immobile, gli occhi ancora chiusi, il respiro un po affannato, i sensi all'erta, senti un calore piacevole invaderla poco a poco. Sara conto fino a tre poi apri gli occhi piano e si guardo intorno, Vide le pareti, il caminetto acceso, l'orologio a pendola sulla mensola, il divano... era a casa, la stanza era la stessa eppure diversa da come l'aveva lasciata qualche minuto prima. Per cominciare il fuoco era acceso ma la cosa che piu colpi Sara fu la pendola sulla mensola, era rotta da anni, lo sapeva benissimo si ricordava con precisione il giorno in cui proprio lei lo aveva fatto cadere. Ma adesso era li sulla mensola proprio come un tempo ed aveva improvvisamente ricominciato a funzionare; contava i minuti in tono ritmato come ogni orologio che si rispetti[/font=1]antonella
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