Ho assistito ad una rappresentazione teatrale sulle "masche", tutte giovani attrici, che hanno messo in evidenza la condizione femminile dell'epoca e con tutto ciò che ne derivava: All'epoca le donne erano consacrate alla vita domestica, alla cura dei figli, il lavoro nei campi, accudire gli animali ed era solito trovare donne anziane e non più gradevoli che vivevano ai margini della società e che, secondo le dicerie, prendessero le sembianze di un animale: maiale, pecora o capra.
A queste donne (chiamate masche)
erano attribuiti tutti gli eventi negativi della vita quotidiana : facevano rovesciare i carri per le strade di campagna, mandavano a male il raccolto di una stagione con terribili temporali , facevano morire i bambini o il bestiame di chissà quale male oscuro e venivano anche attribuite le malformazioni di un neonato perché in gravidanza la mamma aveva avuto dei contatti con lei; una pecora ,incontrata nel bosco, in una scura notte d'inverno, sembrerà che parli, confondendo la sua voce con quella del vento gelido che soffia tra i rami spogli.
Forse era la solitudine o l'ignoranza, ognuno aveva una storia da raccontare, molte erano sentite nelle "veglie" quando alla sera si ritrovavano, nelle stalle, alla luce del lume a petrolio, e i bambini spaventati, ascoltavano in silenzio.
Quando la masca moriva doveva lasciare il maleficio ad un'altra donna. La sceglieva con un minimo contatto fisico o stringendole la mano, se ciò non fosse accaduto, la masca sarebbe morta orrendamente e avrebbe scagliato i suoi poteri contro un albero che si sarebbe seccato improvvisamente.
Ogni masca, possedeva un grosso quaderno scritto a mano, in latino, era il "libro del comando" pieno di formule e copiature di riti esorcistici.
Per avere una copia di quel libro bisognava andare alle due dopo la mezzanotte in una "scao", la casa delle streghe, entrare e venerare il demonio. Lui arrivava e consegnava il libro. Bisognava avere..tanto coraggio, non avere paura.
Le masche erano solite riunirsi, con cadenza periodica, in luoghi stabiliti, per una sorta di raduni gogliardici e orgiastici in cui, alcune vestite di stracci altre addirittura nude, ballavano libere in grande euforia intorno ad un pentolone ribollente di lussuria come diavolo comanda.
I luoghi preferiti erano radure o pianori puchè fossero luoghi dove la fantasia e l'immaginazione potessero trovare spazio, importante era che ci fosse un grosso albero, come quello che possiamo trovare nel comune di Paroldo ; sotto questo grosso albero le masche della Langa si ritrovavano dei loro raduni notturni.
Collegandomi alla storia segnalata da Elena sulla strega Micillina,
ne ho trovata un'altra versione :
"La maledizione della strega Micilina"
La scenografica piazza di Pollenzo (CN) fa da storico sfondo alle tragiche persecuzioni a cui furono sottoposte tante povere vittime della superstizione. "Anno Domini 1544".
Sono gli anni che hanno caratterizzato la "Caccia alle Streghe", anni in cui l'invidia, l'ignoranza, l'intolleranza e il rancore bastavano a fare puntare il dito accusatore e condannare a morte.
Piccola, umile, avvilita e stanca per le torture subite, Micaela Angiolina Damasius, detta Micilina, avanzava tra la folla urlante. La lunga veste nera e la bianca cuffietta in testa la rendevano più simile ad una donna di casa
che ad una perfida strega dedita a riti satanici e patti demoniaci.
Accusata di stregoneria avanzava tra la folla di curiosi del ..macabro che, giunta da ogni luogo, urlava accalcandosi per assistere al processo. Condannata a morte mediante il rogo verrà arsa sulle colline di Barolo. L'unica cosa che l'Inquisitore ottenne fu che alla poveretta venisse risparmiata la tortura con le tenaglie, i ferri roventi, e il piombo fuso, che erano inflitte ai condannati a morte.
Il 29 luglio 1544 Micilina fu caricata sul carro trainato da due buoi bianchi, condotta sulla collinetta brulla venne legata ad un vecchio castano morto, che era l'unico albero di quel luogo e bruciata viva.
Ma qui la leggenda vuole che la donna, liberatasi dal bavaglio, avvolta dalle fiamme, urlasse sghignazzando e maledicendo: "Maledetti! Non saranno le fiamme a farvi liberare di me. Verrà una tremenda guerra che terminerà solo quando riappariranno bianchi i due buoi che ora farò diventare rossi". I due buoi divennero rosso fuoco e impazziti piombarono sulla folla calpestandola, incornandola seminando morte e distruzione. Le fiamme si spensero improvvisamente e le scintille si sparsero sui presenti bruciandoli, altre caddero sulle case del paese e ovunque fu la morte a regnare. Da allora la collina fu recintata e nessuno osò entrare. Ancora oggi, chi si avventura in quel luogo di supplizio può vedere alcune macchie rosso vivo sul terreno: si dice che sia il sangue della povera Micilina.
di Alexander Mascal
Storie e leggende di Langhe e Roero
Traccie di Piemonte - ALPI editrice
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