emofione
Emerito
Italy
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Inserito - 21/11/2003 : 14:31:25
Mi ci specchio in quella pozzanghera di acqua fredda, gelata. Tutto grigio intorno, l’asfalto a poco a poco si mangia la sua prima circonferenza. Ma è lì, più piccola, certo, ma sempre presente, in tutta la sua cristallinità. Il sole non ci batte in quest’angolo di mondo, è inutile sperare che lei sparisca in fretta. Dissoluzione. Evaporazione. Nuvolette di vapore. Puff…più niente. Sto per volare indietro, destinazione casa, avevo comprato un biglietto ritorno-ritorno. Mi ci specchio perché sono io ed il mio contrario, l'Emiliano felice e quello deluso, quello reattivo e quello recidivo. Quale sentimento far prevalere allora? Le hostess stanno già mostrando come si fa a sopravvivere. Brave loro. E’ attimo di gioia e dolore, di giorno e di notte, siamo sole e luna che si salutano, si sfiorano, e non si raggiungeranno mai. Eppure l’uno ha bisogno dell’altra, non puoi aprrezzarli senza il loro alter ego, non hanno ragione di essere altrimenti. Giorno chiama notte, sole chiama luna, gioia chiama dolore. Gli indivisibili. Ho camminato chilomretri, anzi yard, piazzette, viali, viuzze, ogni punto un ricordo, ogni passo un odore conosciuto. Io tra le pozzanghere, io e il mio cubo di ghiaccio, quello del ghiacciaio perenne. Mangio una crepe giusto per ingerire. Bevo da matti per ciò che non digerirò mai. Esco presto, da solo, il libro da leggere in qualche caffè di quelli frequentati un tempo, indefessamente piazzato nella tasca centrale della felpa, la mia felpa da viaggio, l’unica, quella col cappuccio, quella grigia e verde, i due unici colori che distinguo adesso, i due unici colori di questa terra. Mi assento di giorno, mi tingo di notte, dipingo la tela dell’uomo rinato, appagato. Famiglia, amicizie, il prato e un pallone, il sogno da grande di far lo scrittore. Mi dico Emiliano, te sei fortunato!Sei giunto esattamente dove volevi arrivare. Fremevi per tornare? Calore cercavi, calore otterrai, ma il cubo di ghiaccio si scioglierà mai? Sei gente di mare, lo sai da sempre. Sei gente, dicevano un Tozzi di pane ed una caRaffa di vino, “che se ne va dove gli pare, ma dove non sa. Gente che muore di nostalgia, ma quando torna dopo un giorno muore per la voglia di andare via”. Tu sei la smania, tu sei gente di mare. L’hai constatato da tempo, ora accettalo, avanti, metabolizzalo e riparti. Ti sopravvivi se non lo gestisci, non progredisci se pensi di trovare quiete, così, da nulla, a casa tua. Tu sei altro, sei lava pressata sotto un sorriso che fa da coperchio… E po l’avventura, diceva pressappoco l’Autodidatta di Sartre, non è che quell’avvenimento che esce dall’ordinario senza essere necessariamente straordinario. La Nausea esiste. Il cubo di ghiaccio lo stesso. E’ inutile girarci intorno, dovresti saperlo. Un flash. Torni indietro, con la mente, ripercorri quelle vie. Henry Street, la via del Natale che è già cominciato, la via che facevi con le buste della spesa alla mano, verso la fermata del 37 e del 38 per Blackhorse. Henry Street ed il KFC, pollo a poco, cosce croccanti, cosce e pantaloni da ginnastica a vita bassa. Perché non sei tornato a visitare la tua vecchia casa? Perché non ti sei fatto una passeggiata al Phoenix Park? Temevi forse quello stupido cubo di ghiaccio? Pensavi di non riuscire più a respirare? Non vedi che così vivi in uno squallido polmone artificiale? Codardo, bastardo, non dire che non ne hai avuto voglia. Non raccontartelo, non a te stesso almeno. Ma da oggi hai un anno, non si scappa. Un anno di casa, un anno di azienda, un anno di libri, canzoni, serate, palestra. Volevi o no metter su radici? E ti raccontavi davvero che poteva funzionare? Ah ah ah ah ah Idea malsana, idea balorda. Tu rivolerai via, lo sai perfettamente. Hai già preso accordi in fondo. Bravo, scappa, bravo, tirati indietro. Sei forte, sei un duro, sei l’alternativo. Ma guardati…e si che lo sai bene che basterebbe voler ingurgitare un bel ponce a vela caldo per sciogliere quel cubo che ti sta in mezzo allo stomaco. E si che lo sai bene che è solo il frutto della tua mente contorta. Tu non provi niente, sei tu stesso ghiaccio allo stato puro, che cavolo pretendi. “Bevi che ti fa bòno” direbbe chi ti vuol bene. Ma tu no. E invece capiterà anche a te, ne sono certo. Non ha importanza come e dove o quando. Avrai la chance, c’è chi già se la sta giocando. E allora, solo allora, se vorrai, se ci avrai almeno provato seriamente, ripartirai, stavolta senza indugi, e per non tornare più. D’altronde un volo costa poco e poi per te che cosa cambierebbe. Non osi rallentare, non vuoi il paracadute. Affitta un bell’aliante, magari. Nessun rumore, nessuna energia. Nessun disturbo, solo una planata, a seconda dei venti. Sei gente di mare, per te decideranno le correnti. Un pò in là un pò in qua. Ma nessuno potrà farti atterrare, hai tu i comandi. Sarai tu a decidere se andare in picchiata, sei i giri ti sono bastati. Per ora son 29 e c’è sempre tempo per volare. Allora vola. Voolaaaa. Voooolaaaaaaaaa. Vooooolaaaaaaaa viaaaaaa. E non voltarti a salutare, a salutarli, a salutarti. Percorri quel cammino, ma più che altro riavvicinati al tuo camino, alla tua brace. Tu, nano pezzo di carbone nero che arde in continuazione. Sii leone e sagittario, fregatene degli “uomini usurai”. Vai, vai, vai…
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