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ophelja
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Inserito - 03/12/2003 :  23:37:41  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a ophelja
Ci è stato gentilmente messo a disposizione dallo studio Multilab di Roberto Palmas, un archivio fotografico di immenso valore: una vetrina di immagini in bianco e nero che ritraggono un’epoca e che rappresentano un tuffo nei ricordi, o una memoria per capire come eravamo.
Il tutto attraverso la sensibilità di un grande Maestro della fotografia : Giuseppe Palmas.

Per prendere visone delle fotografie, si rimanda al sito : www.fotopalmas.com che si prega di nominare nel caso si utilizzasse a spunto di eventuali scritti.


Quando i nostri sogni non erano a colori
(foto di Mario Riva)
Negli anni cinquanta un sogno era rappresentato “anche “ dal televisore, che in quegli anni cominciò a troneggiare nei salotti delle nostre case.
Era davvero un oggetto misterioso: imponente, con le pareti in mogano e spigoli arrotondati, era normalmente issato su di un portatelevisone a rotelle , con ripiani di vetro, con una strana scatola di ferro chiamata stabilizzatore dal quale spuntava una piccola levetta che accendeva il mostro e con esso la nostra fantasia.
Che si nutriva di sceneggiati strappalacrime ma con attori di calibro, di dibattiti politici, ma con il rispetto per le persone, e soprattutto di spettacoli come il “Musichiere” , con le attese del sabato sera.
All’epoca, i possessori di un televisore erano pochi e pertanto ci si riuniva nella casa del fortunato che diventava importante perché – udite, udite – avrebbe “anche” potuto non invitarvi ...
L’attesa per la trasmissione iniziava con la preparazione della sala , adeguatamente preparata come sala cinematografica.
Si cominciava con lo spostare il tavolo per avere più spazio per le sedie che a file si allineavano davanti a quello scatolone di legno, si copriva il salotto con una copertina di tela, si spostava strategicamente la cristalliera che rischiava di brutto con tutti quei bambini che, solo per tali trasmissioni, venivano ammessi a godere di cotanto spettacolo.
E si iniziava.
Con le prime note di “Domenica è sempre domenica” già i bambini erano seduti in prima fila, poi venivano le signore, poi gli uomini adulti e in fondo, fra risolini e gomitate all’apparire di qualche bella ragazza, i ragazzi giovani che, fintamente, si davano le arie ostentando di non apprezzare la trasmissione. Per i meno fortunati c'erano i locali pubblici, nei piccoli paesi vi si riunivano quasi tutti, era come una festa, ritrovarsi e commentare quello che accadeva fuori, nel mondo, che a loro pareva così lontano: gli attori erano così belli, eleganti, diventavano degli idoli da ammirare.
Attori e attrici ancora amati e ricordati dai non più giovani, perchè rappresentano un'epoca importante nel cinema.

Che bei tempi. In fondo, senza niente di speciale, le famiglie erano insieme e insieme si parlava, ricordando quella breve ora di divertimento, che era semplice, proprio come tutto il resto.
Proprio come le fotografie del Maestro Palmas che testimoniano, in uno struggente bianco e nero, quel tempo di attrici dai visi puliti e dagli abiti fatti a mano.
Colora la tua fantasia e dai vita ai tuoi scritti con le foto del maestro.

Avvisa ogni volta che inserisci una foto

Grazy e Ophelja

Ophelja

leda cossu
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Inserito - 06/12/2003 :  18:57:20  Mostra Profilo  Visita la Homepage di leda cossu  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a leda cossu

Domenica è sempre domenica, Lascia e Raddoppia, quante immagini: la famiglia contadina dall'altro lato della strada aveva la TV e faceva ancora il mosto, le serate in religioso silenzio prima della trasmissione, mia sorella piccola ubriaca di mosto che pensavamo stesse male...

E il bar Vittoria in piazza a Dolo, dove in tre sorelle (la quarta è nata dopo) appese a grappolo, a turno, alle braccia di mia madre andavamo a vedere la TV, anni '54/59, facendo prima un giro di compere "da sogno" per i negozi a programmare la futura casa ...

Ogni domenica e con gli anni i gusti cambiavano ed anche la futura "casa da sogno" cambiava volto nei nostri progetti di bambine.
Non ho mai pensato, neppure per un momento, che non c'erano i soldi per realizzare quei sogni, non esisteva la parola "non si può, noi non possiamo", mia madre diceva: un giorno faremo, andremo, compreremo, quando sare grandi, lavorerete ecc.

I sogni erano "veri", i racconti di mia madre meravigliosi e la TV... sacra.
E il nostro ingresso in società, da donne, nel bar del paese, di sera... era "rispettato".
Potenza della TV, divertimento possibile, di sera, anche per donne e bambine. Un gelato da 10 lire in mano, dolce come quelle serate.

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