Quante etnie diverse a Nassirya. Parlano inglese a Nassirya, anch’io.Si spostano a gruppi, piccoli, grandi. Cinque-sei falegnami si rifugiano in una falegnameria. C’è una sola pagnotta di pane sul tavolo. Dovranno condividerla, farsela bastare. Per lungo tempo non potranno uscire dal laboratorio. Non potranno nemmeno lavorare.
Sono in molti a cercare un rifugio in Irak ed in molti a spostarsi… insieme.
Alti palazzoni, grigi, brutti, resi inabitabili da lesioni recenti, a Nassirya.
Cerco un temperino, devo far la punta ad un grosso pastellone di cera. Entro in un grosso e fumoso bar con grandi colonne all’interno. Gli occhi dell’irakeno al bancone sembrano quelli di un giapponese, solo gli occhi. Militari cinesi sostano al bancone parlando russo. L’irakeno risponde in siciliano.
Io parlo inglese. Non è solo un bar questo, vendono molte cose: pastelli, temperini, cartoleria… non quello che serve al mio pastellone di cera.
Il barista conosce solo 2-3 parole in inglese, non ci capiamo. Io continuo a chiedergli: Mi capisce? Lei mi capisce? Upstair, upstair continua a rispondere. Io guardo le scale che portano a quello che sembra un altro piano. Bimbi in pigiama, vita domestica, non ci capiamo, non sto cercando questo.
Mio zio Michele entra velocissimo. Hai un temperino, gli chiedo? Lo sto cercando. No, mi spiace, io cerco del latte.
Io cerco un temperino per il mio pastellone di cera dai colori fondamentali, la base di qualsiasi altro colore: giallo, rosso e… viola. Il colore fondamentale sarebbe il blu, ma per me in questp momento è fondamentale il viola.
Questo è il sogno di mio figlio, stanotte. La grande ricerca di un oggetto utile in tanta confusione, dolore. Trovarlo è fondamentale.
Per farne che cosa, gli chiedo. C’era una grande folla, mi risponde, si doveva spostare dal suo Paese, ma era importante per loro stare insieme.
E tu che facevi con loro? Li stavo aiutando a stare insieme. Il pastellone mi serviva a questo, per fare enormi scritte: soprattutto delle R, segni per riconoscersi, per stare insieme, per non perdersi… Scritte soprattutto per terra, per segnare la strada…
E’ un’abitudine di famiglia raccontarsi al mattino le immagini della notte. Un momento importante.
E questo è solo un sogno, nemmeno un racconto, solo un’immagine. La condivisione di un bisogno, fra i più forti nell’uomo, quello dell’identità, forse il più importante.
Quello che ciascuno impara, ricorda, protegge e sostiene in sé e negli altri esseri umani: “Io chi sono?”
Leda