La stella pazza
sorride all’estro
che se la porta via,
compare in flussi,
da ignoti ordini
allenata,
rotola a scardinare
la retta pregressa,
plasmata in forme
mormorata in acciaio
macinata in grani
(biondi)
mentre sfodero il coltello
contro il suo gioco nelle punte
e sferro.
Ma è là sotto la pioggia
che mi aspetti
con le tue braccia aperte
e gli occhi,
ti guardo e mi ubriaco delle gocce
irriverenti sul tuo viso in piena
e la mia stella pazza
grida la sua vittoria
sciogliendosi nei rivoli
di questa tenda d’acqua.

Arriverà l’estate rovinosa
e assorta.