Concerto di Sogni
Main sponsor: Ideal Gomma Sport Sas
Think and Make It!

Remember Nassiriya : Appendete una bandiera ai vostri monitor Concert of the World: English Version



 Home   Elenco Autori   Forum:Elenco Argomenti   Eventi attuali e storici    Le prime pagine   Link  
Utente:
 
Password:
 
Salva password Dimenticata la password?
 
 tutti i Forum
 25 Concerto di Bimbi
 Fiabe d'autore
Condividi
  Versione per la stampa  
Autore Tema Precedente Tema Tema Successivo  
Grazia
Curatore


Italy
781 Inseriti
109 Gold
796 Punti Rep.
Inserito - 21/01/2004 :  14:38:14  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Grazia
Perrault, Charles (Parigi 1628-1703), francese, scrisse
undici fiabe :

Cappuccetto Rosso (Le Petit Chaperon rouge), La bella addormentata nel bosco (La Belle au bois dormant), Barbablù (Le Barbe-bleu), Il gatto con gli stivali (Le Maître Chat ou le Chat botté), Cenerentola (Cendrillon), Le fate (Les fées), Enrichetto dal ciuffo (Riquet à la houppe), Pollicino (Le Petit Poucet), di cui tre in versi: Pelle d'asino (Peau d'âne), Griselda, I desideri ridicoli.

"IL GATTO CON GLI STIVALI" è una favola molto divertente e significativa.

Esistono numerose traduzioni e riduzioni di questa favola. Vi propongo la prima, è un traduzione di Carlo Collodi.

Un mugnaio, venuto a morte, non lasciò altri beni ai suoi tre figliuoli che aveva, se non il suo mulino, il suo asino e il suo gatto.
Così le divisioni furono presto fatte: né ci fu bisogno dell'avvocato e del notaro; i quali, com'è naturale, si sarebbero mangiata in un boccone tutt'intera la piccola eredità.
Il maggiore ebbe il mulino.
Il secondo, l'asino.
E il minore dei fratelli ebbe solamente il gatto.
Quest'ultimo non sapeva darsi pace, per essergli toccata una parte così meschina.
"I miei fratelli", faceva egli a dire, "potranno tirarsi avanti onestamente, menando vita in comune: ma quanto a me, quando avrò mangiato il mio gatto, e fattomi un manicotto della sua pelle, bisognerà che mi rassegni a morir di fame."

Il gatto, che sentiva questi discorsi, e faceva finta di non darsene per inteso, gli disse con viso serio e tranquillo: "Non vi date alla disperazione, padron mio! Voi non dovete far altro che trovarmi un sacco e farmi fare un paio di stivali per andare nel bosco; e dopo vi farò vedere che nella parte che vi è toccata, non siete stato trattato tanto male quanto forse credete".
Sebbene il padrone del gatto non pigliasse queste parole per moneta contante, a ogni modo gli aveva visto fare tanti giuochi di destrezza nel prendere i topi, or col mettersi penzoloni, attaccato per i piedi, or col fare il morto, nascosto dentro la farina, che finì coll'aver qualche speranza di trovare in lui un po' di aiuto nelle sue miserie.
Appena il gatto ebbe ciò che voleva, s'infilò bravamente gli stivali, e mettendosi il sacco al collo, prese le corde colle zampe davanti e se ne andò in una conigliera, dove c'erano moltissimi conigli.
Pose dentro al sacco un po' di crusca e della cicerbita: e sdraiandosi per terra come se fosse morto, aspettò che qualche giovine coniglio, ancora novizio dei chiapperelli del mondo, venisse a ficcarsi nel sacco per la gola di mangiare la roba che c'era dentro.
Appena si fu sdraiato, ebbe subito la grazia. Eccoti un coniglio, giovane d'anni e di giudizio, che entrò dentro al sacco: e il bravo gatto, tirando subito la funicella, lo prese e l'uccise senza pietà né misericordia.
Tutto glorioso della preda fatta andò dal Re, e chiese di parlargli.
Lo fecero salire nei quartieri del Re, dove entrato che fu fece una gran riverenza al Re, e gli disse: "Ecco, Sire, un coniglio di conigliera che il signor marchese di Carabà", era il nome che gli era piaciuto di dare al suo padrone, "mi ha incaricato di presentarvi da parte sua".
"Di' al tuo padrone" rispose il Re "che lo ringrazio e che mi ha fatto un vero regalo."
Un'altra volta andò a nascondersi fra il grano, tenendo sempre il suo sacco aperto; e appena ci furono entrate dentro due pernici, tirò la corda e le acchiappò tutte e due.
Corse quindi a presentarle al Re, come aveva fatto per il coniglio di conigliera. Il Re gradì moltissimo anche le due pernici e gli fece dare la mancia.
Il gatto in questo modo continuò per due o tre mesi a portare di tanto in tanto ai Re la selvaggina della caccia del suo padrone.
Un giorno avendo saputo che il Re doveva recarsi a passeggiare lungo la riva del fiume insieme alla sua figlia, la più bella Principessa del mondo, disse al suo padrone: "Se date retta a un mio consiglio, la vostra fortuna è fatta: voi dovete andare a bagnarvi nel fiume, e precisamente nel posto che vi dirò io: quanto al resto, lasciate fare a me".
Il marchese di Carabà fece tutto quello che gli consigliò il suo gatto, senza sapere a che cosa gli avrebbe potuto giovare.
Mentre egli si bagnava, il Re passò di là; e il gatto si messe a gridare con quanta ne aveva in gola: "Aiuto, aiuto! affoga il marchese di Carabà".
A queste grida, il Re messe il capo fuori dallo sportello della carrozza e, riconosciuto il gatto, che tante volte gli aveva portato la selvaggina, ordinò alle guardie che corressero subito in aiuto del marchese di Carabà.
Intanto che tiravano su, fuori dell'acqua, il povero Marchese, il gatto avvicinandosi alla carrozza raccontò al Re che mentre il suo padrone si bagnava, i ladri erano venuti a portargli via i suoi vestiti, sebbene avesse gridato al ladro con tutta la forza dei polmoni. Il furbo trincato aveva nascosto i panni sotto un pietrone.
Il Re diè ordine subito agli ufficiali della sua guardaroba di andare a prendere uno dei più sfarzosi vestiari per il marchese di Carabà.
Il Re gli usò mille carezze, e siccome l'abito che gli avevano portato in quel momento faceva spiccare i pregi della sua persona (perché era bello e benissimo fatto), la Principessa lo trovò simpatico e di suo genio: e bastarono poche occhiate del marchese di Carabà, molto rispettose ma abbastanza tenere, perché ella ne rimanesse innamorata cotta.
Volle il Re che salisse nella sua carrozza, e facesse la passeggiata con essi.
Il gatto, contentissimo di vedere che il suo disegno cominciava a pigliar colore, s'avviò avanti; e avendo incontrato dei contadini, che segavano, disse loro: "Buona gente che segate il fieno, se non dite al Re che il prato segato da voi appartiene al marchese di Carabà, sarete tutti affettati fini fini come carne da far polpette".
Il Re infatti domandò ai segatori di chi fosse il prato che segavano.
"È del marchese di Carabà", dissero tutti a una voce perché la minaccia del gatto li aveva impauriti.
"Voi avete di bei possessi", disse il Re al marchese di Carabà.
"Lo vedete da voi, Sire", rispose il Marchese. "Questa è una prateria, che non c'è anno che non mi dia una raccolta abbondantissima."
Il bravo gatto, che faceva sempre da battistrada, incontrò dei mietitori, e disse loro: "Buona gente che segate il grano, se non direte che tutto questo grano appartiene al signor marchese di Carabà, sarete stritolati fini fini come carne da far polpette".
Il Re, che passò pochi minuti dopo, volle sapere a chi appartenesse tutto il grano che vedeva.
"È del signor marchese di Carabà", risposero i mietitori.
E il Re se ne rallegrò col Marchese.
Il gatto, che trottava sempre avanti la carrozza, ripeteva sempre le medesime cose a tutti quelli che incontrava lungo la strada; e il Re rimaneva meravigliato dei grandi possessi del signor marchese di Carabà.
Finalmente il gatto arrivò a un bel castello, di cui era padrone un orco, il più ricco che si fosse mai veduto; perché tutte le terre, che il Re aveva attraversate, dipendevano da questo castello.
Il gatto s'ingegnò di sapere chi era quest'uomo, e che cosa sapesse fare: e domandò di potergli parlare, dicendo che gli sarebbe parso sconvenienza passare così accosto al suo castello senza rendergli omaggio e riverenza.
L'orco l'accolse con tutta quella cortesia che può avere un orco; e gli offrì da riposarsi.
"Mi hanno assicurato", disse il gatto, "che voi avete la virtù di potervi cambiare in ogni specie d'animali; e che vi potete, per dirne una, trasformare in leone e in elefante."
"Verissimo!", rispose l'orco bruscamente, "e per darvene una prova, mi vedrete diventare un leone."
Il gatto fu così spaventato dal vedersi dinanzi agli occhi un leone, che s'arrampicò subito su per le grondaie, ma non senza fatica e pericolo, a cagione dei suoi stivali, che non erano buoni a nulla per camminare sulle grondaie de' tetti.
Di lì a poco, quando il gatto si avvide che l'orco aveva ripresa la sua forma di prima, calò a basso e confessò di avere avuto una gran paura.
"Mi hanno per di più assicurato", disse il gatto, "ma questa mi par troppo grossa e non la posso bere, che voi avete anche la virtù di prendere la forma dei più piccoli animali; come sarebbe a dire, di cambiarvi, per esempio, in un topo o in una talpa: ma anche queste son cose, lasciate che ve lo ripeta, che mi paiono sogni dell'altro mondo!"
"Sogni?", disse l'orco. "Ora vi farò veder io!..."
E nel dir così, si cangiò in sorcio, e si messe a correre per la stanza.
Ma il gatto, lesto come un baleno, gli s'avventò addosso e lo mangiò.
Intanto il Re che, passando da quella parte, vide il bel castello dell'orco, volle entrarvi.
Il gatto, che sentì il rumore della carrozza che passava sul ponte-levatoio del castello, corse incontro al Re e gli disse: "Vostra Maestà sia la benvenuta in questo castello del signor marchese di Carabà".
"Come! signor Marchese!", esclamò il Re. "Anche questo castello è vostro? Non c'è nulla di più bello di questo palazzo e delle fabbriche che lo circondano; visitiamolo all'interno, se non vi scomoda."
Il Marchese dette la mano alla Principessa; e seguendo il Re, che era salito il primo, entrarono in una gran sala, dove trovarono imbandita una magnifica merenda, che l'orco aveva fatta preparare per certi suoi amici che dovevano venire a trovarlo, ma che non avevano ardito di entrar nel castello, perché sapevano che c'era il Re.
Il Re, contento da non potersi dire, delle belle doti del marchese di Carabà, al pari della sua figlia, che n'era pazza, e vedendo i grandi possessi che aveva, dopo aver vuotato quattro o cinque bicchieri, gli disse: "Signor Marchese! se volete diventare mio genero, non sta che a voi".
Il marchese, con mille reverenze, gradì l'alto onore fattogli dal Re, e il giorno dopo sposò la Principessa.
Il gatto diventò gran signore, e se seguitò a dar la caccia ai topi, lo fece unicamente per passatempo.
Godersi in pace una ricca eredità, passata di padre in figlio, è sempre una bella cosa: ma per i giovani, l'industria, l'abilità e la svegliatezza d'ingegno valgono più d'ogni altra fortuna ereditata.
Da questo lato, la storia del gatto del signor marchese di Carabà è molto istruttiva, segnatamente per i gatti e per i marchesi di Carabà.


(illustrazione tratta dall'Enciclopedia illustrata dei ragazzi di A. Curcio Editore)


Grazy

Elena Fiorentini
Curatore


Italy
5099 Inseriti
551 Gold
5196 Punti Rep.
Inserito - 22/01/2004 :  12:55:52  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Elena Fiorentini  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Elena Fiorentini
di
Elena Fiorentini

Prendo lo spunto da Grazia per riproporre il discorso delle fiabe di Perrault dal punto di vista musicale.

La bella addormentata nel bosco- La Belle au bois dormant

Le fate - Les fées

Pollicino- Le Petit Poucet

sono state musicate da Maurice Ravel ed eseguite in ogni parte del mondo.In CDS si possano trovare le registrazioni di Beppe.
La raccolta di Ravel comprende anche "La belle et la bète" e "Les Fées", con i titoli:

"Les entretients de la belle et de la bète"

"Le jardin féerique"

Le fiabe di Perrault hanno la caratteristica delle fiabe europee, non letterarie, con delle caratteristiche comuni più o meno in tutte le aree geografiche.
Salvo in Russia, dove un personaggio come la Baba yaga, che abita nell'istzba sulle zampe di gallina, è tipico. Non esiste nulla di simile nel resto d'Europa.

Charlese Perrault le riscrisse,alcune le ho lette nelle fiabe italiane di Italo Calvino, altre invece sono totalmente "d'autore".

Per mezzo della diffusione attraverso la musica sono state fatte conoscere in Oriente, Cina,Giappone, Corea, nelle scuole di musica, dove accanto alla musica tradizionale viene insegnata e diffusa la cultura musicale occidentale.
Ecco l'indirizzo dove si può trovare il thread sulle fiabe e i racconti musicati.

http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=3223

Elena

Edited by - Elena Fiorentini on 22/01/2004 16:56:06Vai a Inizio Pagina

Elena Fiorentini
Curatore


Italy
5099 Inseriti
551 Gold
5196 Punti Rep.
Inserito - 23/01/2004 :  11:54:40  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Elena Fiorentini  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Elena Fiorentini
...e la musica

http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=3408

Ripropongo all'ascolto i cinque brani di Ravel "Ma mère l'oye", per pianforte a 4 mani.

1)La pavana della Bella addormentata nel bosco
2)Pollicino
3)Laideronette, imperatrice delle pagode
4)Gli incontri ( Les entretiens) della Bella e la Bestia
5)Il giardino fatato.

Elena

Vai a Inizio Pagina

   
Clicca qui per la scheda generale dell'autore
Altri testi dello stesso autore
Tema vacanze intelligenti?
Tema Incorniciato Tempesta
Tema riflessioni - la paura
Tema Pasta che passione!
Tema ^^^Mi levo dai piedi...^^^
Tema Incorniciato Dolci risvegli
Tema Fine dell'Universo?
Tema Stelle cadenti
Tema Incorniciato La notte di "San Lorenzo"
Tema neruda
Tema Gigio
Tema angoscia...
Tema Presentazione
Tema Piccole foche
Tema dovrei essere felice... ma
Tema non me l' aspettavo....
Tema Museo Nazionale del Cinema
Tema Tutti pazzi per il pitbull
Tema Essere genitori......
Tema Incorniciato Tramonto sul mare
-----------------------------------------
Condividi
Vai a:

Pagina Caricata in :2,60
Imposta come tua pagina di avvio aggiungi ai favoriti Privacy Segnala Errori © 2001-2024 Concerto di Sogni - B.A. & R.M MaxWebPortal Snitz Forums Go To Top Of Page