Amorina
Senatore
Italy
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Inserito - 25/01/2004 : 17:46:43
Aveva scelto una vita ripiegata, arida e priva di legami Cinquant'anni di solitudine, da single convinto, tutti i fine settimana dalla madre ottantenne, vedova di un padre mai amato. Cinquant'anni, tanti o pochi, dipende da come li si guarda, pensava, per l'amore( ma cos'era l'amore?) e le pulsioni erano troppi. Appoggiato il gomito al bracciolo del treno, lo sguardo al paesaggio di corsa, stava tracciando un sunto di vita, alle 8 e venti del mattino. Da mesi soffriva di crisi angosciose e malinconiche, la paura di perdere la madre da un giorno all'altro, di rimanere solo al mondo. Si guardò le mani, lisce e curate, mani che non avevano conosciuto altro che la penna, raramente il corpo di una donna, si era sempre sottratto ai vincoli stretti. Ricordava l'ultima esperienza, trascinata per qualche anno, stancamente, più per dovere verso la madre che per altro. L'aveva costretta a lasciarlo, per disperazione e noia profondissima, dopo averle fatto perdere gli anni più belli. Ma non era per niente pentito, anzi. Provava quasi stizza nel ricordarla, nel ripensare ai seni generosi e alle manie di sostituirsi alla madre. Contemporaneamente, però, percepiva di avere speso una vita aspettando che qualcuno lo accogliesse al posto della mamma, senza mai accogliere alcuno a sua volta. E qui nasceva l'angoscia, il frullare d'ansia che lo svegliava anche di notte, il letto allagato di sudore freddo, tachicardico, solo come un cane. L'idea di dare e ricevere affetto che nn fosse quello dato e ricevuto dalla madre lo nauseava. Avrebbe voluto un figlio, preconfezionato però, senza per forza doversi spendere con una donna , l'idea di famiglia gli era lontanissima. Un figlio da dividere con la nonna- mamma , una sorta di fratello minore, al quale aggrapparsi. L'avrebbe voluto, sì, anni prima, ora era troppo tardi. E poi ci sarebbe sempre stata l'ingombrante presenza del "contenitore" da eliminare. Infattibile. Si chiese, e il nodo alla gola era sempre più stretto tanto da rendergli difficile il respiro, perchè si fosse capovolto il suo mondo abituale, stabile ed equilibrato sino a pochi mesi prima. Si allentò il nodo della cravatta, adesso il cuore era partito senza controllo, oddio che dolore pesante al petto, si sentiva andare via senza poter fare nulla, non sentiva più i rumori...Si svegliò a terra, o perlomeno gli parve di svegliarsi, disteso nel corridoio del treno, il viso rassicurante e sorridente di un uomo con i capelli bianchi morbidi e folti sopra di lui che lo stava chiamando per nome. Stupito si alzò a sedere, leggermente imbarazzato dalla posizione , si guardò intorno. Il treno per fortuna era vuoto, prese la mano tesa dall'uomo e si alzò in piedi. mentre cercava di articolare un suono con la gola, che nn collaborò. Stava per riprovare quando sentì alle spalle un movimento che lo scostrinse a voltarsi. Il sorriso e l'abbraccio di suo padre furono l'esperienza più confortante che avesse mai provato. E si ritrovò a parlargli mentalmente, mentre si allontanavano mano nella mano, di quanto avrebbe voluto farsi capire da ragazzo. E sparirono in lontananza, padre e figlio ritrovati. Nell'attesa della madre, avrebbero avuto tante cose da raccontarsi. Un racconto fantastico? Forse, ma a volte le possibilità di riscatto la vita non le concede, si deve compiere il grande salto. Buon viaggio, allora, piccolo uomo egoista e grigio, ti concedo il riscatto di una morte dignitosa e breve, per ritrovare un pezzo della tua vita.Peccato che sia solo un racconto...
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