Ogni tanto capita e quella settimana e' stata si' bianca, ma in un luogo diverso dalle Alpi.E per giorni, come ogni buon ammiratore dei film di James Bond, non ho fatto neppure una smorfia sotto l'arte del chirurgo. La verita' e' che non volevo fare brutta figura di fronte alla bellissima anestesista a cui, prima o poi, avrei certo avuto il coraggio di chiedere il nome. E pensare che avevamo anche litigato quella sera in cui mi ha proposto un brodino di verdure che, come e' noto, non sono buone e che mi sono rifiutato fieramente di assaggiare.
All'entrata lei, evidentemente perplessa ma impressionata dal mio apparente eroismo, mi ha sorprendentemente preso la mano di sua iniziativa per regalarmi il suo calore umano e accompagnarmi verso un veloce recupero... bene, ecco il momento buono per chiederle qual e' il suo nome... ma all'improvviso, ho invece varcato la soglia di sopportazione del dolore fisico, che, come e' noto, si misura in kilo urla lacrimose e disperate al secondo. Cosi', per un tempo interminabile, un uomo e' divenuto un cucciolo d'uomo, che guaisce e singhiozza, come nei film di 007 non si e' mai visto. E quando succede di superare quella soglia, e' come una linea che si inarca in un grafico e si e' catapultati in una voragine senza fine di un mondo pieno di stupefatto silenzio e viene chissa' perche' in mente come sia priva di senso la banalita' del male e si girano gli occhi verso una carezza e uno sguardo che valgono mille medicine... la linea si abbassa lentamente nel grafico... finche' passa e si ritorna di qua, con la riserva di lacrime prosciugata ma con la voglia di raccontare piu' ricca.
La settimana prossima, finita la convalescenza, tornero' a salutare la bellissima anestesista a cui non ho fatto in tempo a chiedere il nome, come un cucciolo d'uomo dentro che ha pianto a lungo per il male e come un uomo fuori che lo ha raccontato.
James Bond, ti ho battuto, e' cosi' che si conquista il cuore delle bellissime anestesiste.
Roberto