Renato Attolini
Senatore
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Inserito - 01/02/2004 : 19:37:28
2° APPUNTO: NO SE’ La cosa che maggiormente mi colpì di quella ragazza, oltre al colore della pelle nero come la pece che piacevolmente contrastava con la sua aderentissima tutina gialla, fu senz’altro la sua riservatezza. E’ strano che a Cuba una “chica” se ne stia per proprio conto senza che cerchi di accalappiare qualche gonzo di turista con moine, occhiatine o frasi del tipo: “ Mi amor, tu me gustas mucho”, sommergerlo di complimenti, fargli le fusa e poi dopo che si è arrivati alla logica conclusione del corteggiamento, sussurargli con tono mellifluo e falsamente contrito: ”Sabes, mi amor, es la primera vez con un turista”. Inevitabilmente dopo un periodo che varia a secondo di quanto possa durare la relazione, in ogni caso assai breve, presentano il conto. Quasi mai brutalmente, direttamente ma con tanta arte e messinscena, scoppiando a piangere fra le braccia del temporaneo amante e fra i singhiozzi dirgli: “Mi amor, ayudame, mis padres no trabajan, mi hermanito està muy enfermo! Dame dinero, por favor!”. E’ necessaria la traduzione? Non mi pare. A quel punto “el pollo” (si pronuncia poglio) mette quasi sempre (i “duri” che resistono sono veramente pochi) mano al portafoglio. Lei, dicevo, se ne stava solitaria sulla splendida spiaggia di Santa Maria, vicinanze di Guanabo, ciudad de la Habana, rifiutando addirittura le “avances” di qualcuno che le si avvicinava. Anch’io ero solo e tale volevo restare quella mattina e per tale motivo avevo declinato offerte abbastanza esplicite da parte di “jneteras” che mi si erano avvicinate vedendomi come un’appetitosa preda, non perché io sia Richard Gere o gli assomigli, ma semplicemente perché un uomo solo a Cuba diventa oggetto di caccia frenetica. Per tale motivo la “stranezza” di questa ragazza così restia alla compagnia, decisamente m’incuriosiva. Scommisi con me stesso sul tempo che questa “negrita” avrebbe impiegato per accorgersi di me e venirmi a cercare. Passarono le ore e lei niente! Alla fine, ci conoscemmo per caso facendo il bagno in quello splendido mare. Cominciammo a chiacchierare e mi piacque il suo modo non affettato, sincero di parlare. Poi gli eventi presero il loro corso naturale ed ebbi la conferma della sua diversità perché non mi chiese mai nulla, solo paga di restare vicino a me. Fui io, di mia iniziativa, che le regalai qualcosa, che lei accettò con un po’ di vergogna, giacché sapevo della sua terribile indigenza. “No sé”, non so, io la chiamavo così perché era il suo intercalare quasi ossessivo, era dolce, premurosa ma anche intelligente e simpatica. Mi fece sbellicare dalle risa raccontandomi l’episodio realmente accaduto di un turista italiano che era stato depredato nel sonno da una chica che aveva invitato nella sua camera e che aveva recuperato tutto portando alla polizia la videocassetta che una telecamera nascosta aveva registrato all’insaputa della ragazza, per riprendere le scene d’amore e farle vedere presumibilmente agli amici al ritorno in patria. Mi fece commuovere anche, quando all’aeroporto prima che partissi mi abbracciò salutandomi con una frase che mi rimase impressa: “Los momentos buenos son cortos”, i momenti felici son brevi. Che fine avrà fatto? No sé! Mi disse che voleva emigrare, andare via da Cuba. Forse c’è riuscita o forse è ancora lì sulla spiaggia di Santa Maria a prendere il sole, anche se il suo corpo non potrebbe essere più nero di quello che é. Non ho più saputo nulla di lei, è finita come una vecchia fotografia nell’album dei ricordi della mia vita, ma ogni tanto anche se non lo vado a sfogliare mi ritorna in mente il suo sorriso, il suo modo di parlare così calmo e il suo amore effimero ma sincero e genuino.
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