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 Houston.....mi sentite???
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luisa camponesco
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Inserito - 09/02/2004 :  13:22:33  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

I visitatori erano appena arrivati quella mattina a Cape Canaveral,, Joseph Milton li attendeva . Il giro turistico era davvero noioso per uno come lui dover ripetere sempre le medesime cose, ma poco importava ora, vicino alla pensione, pensava alla sua casetta e all’orticello da coltivare. I suoi figli oramai sposati da tempo erano lontani con le loro famiglie . Si ritrovavano tutti per il Giorno del Ringraziamento almeno questa era una consolazione, una delle poche rimaste.
- benvenuti signori alla base spaziale, andremo a visitare il museo, la sala di controllo e l’hangar del razzo Saturno, passeremo in rassegna un po’ di storia delle missioni Apollo poi un break. Seguitemi prego.
Il gruppo, lo seguì, la mattinata era calda, le signore, cappellino in testa e naso in sù, chiacchieravano tra loro, era davvero una bella esperienza.
La visita al Kennedy Space Center era una tappa obbligata per chi arrivava in quella città. Lì aveva preso vita il progetto Apollo dopo le sonde Ranger, Lunar Orbiter , Surveyor e il progetto Geminy.
Joseph Milton incominciò a fare la cronistoria delle varie missioni, incominciate a partire dalla fine del 1966, alla tragedia di Apollo 3 e via via fino ad arrivare all’Apollo 17 nel dicembre del 1972. I visitatori, molto interessati seguivano il racconto e le varie fotografie che si susseguivano nel lungo percorso che affiancava il razzo Saturno soffermandosi davanti alle vetrinette che esponevano la strumentazione e le tute utilizzate nelle varie missioni.
- Ecco signori là in alto potete osservare i grafici della rotta seguita dalle Missioni Apollo e più a destra un’ipotesi di un viaggio che abbia come meta la luna. Il viaggio potrebbe durare 10 giorni. Lo dico nel caso qualcuno volesse prenotarsi. I turisti sorrisero alla battuta
Finalmente anche quella giornata giunse alla fine, Joseph fece un grosso respiro mentre i visitatori si apprestavano a salire sul pulman.
Una passeggiata per sgranchirsi le gambe non avrebbe fatto certo male, così incominciò, mani in tasca, a camminare per uno dei viali della base, mentre il sole all’orizzonte incendiava il cielo.
Passando davanti ad un edificio che portava la scritta MAGAZZINO 22 si accorse della porta aperta, incuriosito entrò.
- C’è nessuno??
Il magazzino era piuttosto ampio con molti scaffali contenenti materiale e documenti riposti ordinatamente. Una porta immetteva in un altro locale che era la riproduzione esatta di una sala di controllo, incuriosito incominciò ad aggirarsi fra monitors, apparecchiature varie. alcune anche molto polverose. Era davvero molto strano, lavorava nella base da parecchio tempo e non aveva mai saputo dell’esistenza di quell’edificio. Stava per andarsene quando……..
- Huston mi sentite? Rispondete prego!
Joseph, sorpreso, si girò alla ricerca della fonte di quel messaggio. Vide un monitor lampeggiare, si avvicinò
- Ma chi parla? – chiese
- Finalmente, credevo di avervi perso. Houston ci siete sempre?
- Io non so chi lei sia – riprese Joseph – ma qui non siamo a Houston, siamo a Cape Canaveral
- Spero che lei stia scherzando, mi passi subito il colonnello Mac Gillis
- Non conosco nessun colonnello Mac Gillis e poi lei chi è?
- Ho capito, dimenticavo la segretezza della missione, io sono Marc del progetto PANDORA, volevo comunicare al colonnello che l’allunaggio nel mar d’Imbrium e stato perfetto, il problema è ora che nella operazione di decollo il LEM non si stacca dallo stadio di discesa. Aspetto istruzioni.
- Senta non mi va di scherzare, sono stanco e voglio andare a casa e con questo ho chiuso - Joseph si sentiva preso in giro.
- MI CHIAMI SUBITO IL COLONNELLO MAC GILLIS
-
La voce che usciva da quella piccola cassa era decisa e non dava adito a repliche
- posso dimostrarle che dico la verità, se non mi crede. Il mio nome è Marc Sloan. Matricola 38574, partito da Houston il 20 marzo del 1968, faccio parte del “progetto Pandora” col compito di verificare la reale possibilità di uno sbarco sulla luna. Lei può controllare i miei dati ma mi metta in contatto con Mac Gillis subito, la riserva d’aria è ormai al limite.
- Posso smentirla subito dicendole che oggi è il 24 ottobre 2003, quindi veda lei se la cosa è possibile!- rispose prontamente Joseph
La voce tacque per un po’ ma poi riprese e con pacatezza ma scandendo bene le parole disse:
- Quello che lei dice per me è impossibile io sono partito da Huston 10 giorni fa in missione di collaudo del CSM e del LEM nome in codice “moonday” la prego verifichi quanto le dico, la mia vita è, nelle sue mani.
Colpito da queste parole Joseph riprese:
- Ma dove le trovo queste informazioni?
- Cerchi il file “spider1”. Ma faccia presto la prego
- Va bene farò come dice – Joseph era poco convinto – ora lo vado a cercare
Uscì dall’edificio piuttosto preoccupato, ma pensò bene di effettuare le sue ricerche nello studio di casa sua, tranquillamente.
A tarda sera, quando anche sua moglie era andata a dormire, si rinchiuse nello studio e si collegò all’archivio della NASA.
Ci sapeva fare col computer e non fece fatica a trovare il file in questione, aprirlo però era un’altra faccenda, richiedeva una password. Provò e riprovò e quando si ricordò di “moonday”si era fatto giorno. Lesse il contenuto e impallidì, un tremito lo scosse, doveva fare qualcosa, dirlo a qualcuno ma a chi?? Forse al suo amico Alan, lui era un poliziotto lo avrebbe consigliato. Alan non era in casa in quel momento era di pattuglia, gli venne in mente di parlarne al suo capo, di sicuro lui conosceva qualcuno della NASA e così fece. Dopo qualche ora una macchina si fermò davanti a casa sua, scesero due uomini.
- Joseph Milton? Vuole seguirci prego- lo invitarono a salire nell’auto.
Un piccola puntura dietro il collo e poi il buio. Quando si destò si trovò in una cameretta bianca con le sbarre alle finestre.
- Hai visto? Ne hanno portato un altro – disse un infermiere al compagno
- Di quelli che dicono che c’è un uomo sulla luna?
- Esatto, se va avanti di questo passo dovremo aprire un reparto apposta per loro – risero entrambi.
Janet Milton, la moglie, allarmata chiamò l’amico Alan e spiegò l’accaduto.
- Stai tranquilla Janet farò qualche indagine. Dimmi solo dov’è il pc di Joseph
- Lo hanno portato via, ma ha lasciato questo – e mostrò un foglietto sul quale erano scritte alcune annotazioni frettolose.
- Bene - disse Alan – vedrò cosa fare
Al distretto di polizia Alan scese nell’archivio, Tom Collin analizzava un microfilm
- Tom ho un lavoretto per te
- Legale?
- Naturale parola mia – e si mise una mano sul cuore
- Li conosco i tuoi lavoretti, dimmi cosa devo fare.
- Dovresti controllarmi questi dati.
Tom emise un fischio
- Mi stai chiedendo di entrare negli archivi della NASA? Questa roba scotta lo sento
- Dici così perché forse non sei in grado di farlo – lo sfidò Alan
- Non c’è nulla che io non sappia fare – rispose Tom e si mise all’opera.
Trascorsero alcuni giorni prima che Tom si facesse sentire.

- Sai Alan la cosa è molto strana, un colonnello Mac Gillis è realmente esistito ma si sono perse le sue tracce nell’aprile del ’68 e non risulta deceduto, è semplicemente sparito, comunque molte apparecchiature della base di Houston sono state portate qui a Cape Canaveral . Mi spiace ma più di questo non sono riuscito a fare.
- Grazie comunque Tom è già qualcosa ho almeno una traccia.
Era appena risalito nel suo ufficio quando:
- Alan il capo ti vuole subito.
Nell’ufficio del capo distretto due uomini in grigio lo stavano aspettando.
- Alan, mi hanno comunicato che è stata intercettata un’intrusione nell’archivio della NASA partita proprio da questo distretto
- Lei sta facendo una sacco di domande su di un fantomatico “progetto Pandora” – uno dei due uomini in grigio si fece avanti
- In questo modo lei da corpo a delle ombre, quindi lasci perdere - soggiunse
- Hanno ragione Alan, lascia perdere ci sono casi più importanti da seguire, eccotene uno – e il capo gli porse un fascicolo.
Alan prese i documenti uscì senza salutare.
- Guai in vista Alan – domandò Tom
- Si Tom ma non per me - era deciso Alan sarebbe andato fino in fondo e aiutato l’amico Joseph.
Erano passati alcuni mesi da questa vicenda, nel frattempo Joseph era uscito da quell’ospedale ma non era più lui. Lo sguardo perso nel vuoto accudito amorevolmente dalla moglie, ma Alan non aveva perso tempo e come un segugio era arrivato ad individuare il fantomatico colonnello MacGillis.


TAMPA--OSPEDALE PSICHIATRICO--

- Eccolo è quello là – l’infermiera indicò un anziano signore seduto vicino alla finestra , Alan si avvicinò
- Colonnello Mac Gillis?. Il vecchio non si girò
- L’ho abbandonato - la voce era sottile quasi impercettibile.
- Chi ha abbandonato?? – soggiunse Alan
- Mi ha detto che avrebbe resistito fino ai soccorsi e io l’ho abbandonato - ripetè
- Cos’è il “progetto Pandora?”- insistè Alan
A queste parole il colonnello fu preso da un attacco, si mise a tremare a ad urlare, gli infermieri accorsero e lo portarono via ma prima riuscì a dire:
- non lo abbandoni anche lei
- non lo farò – rispose a bassa voce Alan - non lo farò – ripetè a sé stesso
In quello stesso istante a Cape Canaveral , Sophie Grant spingeva il carrello con i detersivi, aveva appena pulito gli uffici amministrativi.
Giunta sul viale vide la porta aperta del MAGAZZINO 22. Strano, pensò non lo aveva mai notato, forse c’era bisogno di una pulitina ed entrò. Si aggirò fra gli scaffali polverosi, ma quando stava per andarsene sentì una voce forte e chiara:
- Houston mi sentite? Prego Houston rispondete……….

Edited by - luisa camponesco on 19/11/2005 19:47:04

   
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