Nel buio, fra un lampo ed un altro,
credo di riconoscerti,
disperazione.Molto, molto è passato di tua vita e mia
dall’ultima volta che mi cercasti
e mi trovasti,
preda delle tue lunghe mani
che forse vorrebbero solo accarezzare
e non dilaniare.
Laggiù, in un angolo,
avvolta in un manto
di neri ricordi e sensazioni,
di mute grida e urla di dolore,
chiusa in una nebbia di solitudine
e commiserazione,
ti vedo.
Perché sei qui?
Cosa vuoi da me?
Perché apri il tuo nero scialle attirandomi a te?
Perché mi avvolgi nella tua fitta nebbia d’incubo?
Nulla io ti chiedo,
nulla mi puoi offrire.
A te, io cosa posso dare?
Dolore e lacrime per il tuo manto?
Qualcuno si è sottratto al tuo abbraccio
e ora vuoi ghermire me?
Oppure vuoi i miei pensieri tristi e disperati
per infittire la tua nebbia?
Non le mie lacrime, non i miei pensieri
colmeranno le tue lacune!
Le mie lacrime per me sono versate,
per ciò che ho dato senza ricevere,
che ho sofferto senza contraccambiare
per le ferite che ho inferto,
per quelle che ho ricevuto
Ché, sogghigni?
Non puoi comprendere tu,
sterile creatura,
la fecondità del mio cuore?
Non sai come vi possa nascere e germogliare
amore,
odio,
ritrosia,
affetto?
Tu, triste e nera figura di donna,
avvolta di nebbia,
tu, maligno tumore dell’animo umano,
tu, povera creatura senza pace e senza casa,
tu lasciami,
che troppo amo e troppo vivo
per poter tollerare oltre la tua presenza!
Fuggi lontano,
laddove non ti raggiunga la mia voce,
da dove tu non possa più ripartire
per raggiungermi.