Malato come al videopokerOcchi attenti.
Orecchie aguzze.
Display del cellulare.
I Tim.
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Il gioco si ripete, di continuo.
Lavoro, certo, ma aspetto il bip.
Penso, ovviamente, ma attendo l’arrivo.
Fumo, nervoso. Pardon, nevrotico.
Immagino, mi aspetto.
Ogni volta che chiudo gli occhi.
10, 100, 1000.
La storia si ripete, la speranza rinasce.
Possibile che non capisca?
A me pare così lampante, quasi naturale.
Giornata finita? Può darsi, ma io non stacco.
Non posso. Non voglio.
Malato di sogni.
Malato di slanci.
Forse soltanto malato.