[Il titolo di questo topic è prettamente inutile... Volevo proporvi allo sguardo alcuni testicciuoli che fanno parte di una sceneggiatura, che è stata adottata per un videogames. Vi posto qui i miei appunti e mi dite cosa ne pensate.]
Cartagine 149 a.C.
La superbia e la sete di potere di Massinissa,incoronato re della Numidia dai Romani, soffocavano sempre di più Cartagine e le sue terre.
Massinissa, gradualmente ma sistematicamente, procedeva ad occupare territori e colonie marittime di Cartagine, la quale si appellava, il più delle volte inutilmente, a Roma.
Ma la sopportazione alla superbia e alla sottomissione crollò improvvisamente quando, con un atto di forza, Cartagine attaccò Massinissa violando il trattato di Zama e attirando a sé l’ira di Roma.
All'inizio del 149 a.C. Roma dichiarò guerra a Cartagine, e un esercito di circa 80 mila uomini sbarcò a Utica: M. Manilio, noto oratore, comandava le forze terrestri, mentre il suo collega L. Marcio Censorino era a capo della flotta. Fra i tribuni militari cera P. Cornelio Scipione Emiliano, che tre anni più tardi avrebbe distrutto Cartagine.
Dopo che i consoli romani respinsero duramente un appassionato appello alla clemenza, pronunciato da Bannone, le porte della città vennero serrate e le mura presidiate. Furono liberati gli schiavi e vennero nominati due generale: l'esule Asdrubale fu persuaso a dimenticare il passato e a prendere il comando delle truppe dislocate nella campagna, mentre la difesa della città fu affidata ad un altro Asdrubale, nipote di Massinissa.
La lenta agonia di Cartagine era appena cominciata
Il mare era avvolto da un velo scuro e piatto che accarezzava con dolcezza la spiaggia e le bianche mura, gorgogliando sommessamente la sua inquieta calma. Il paesaggio era stupendo; il sole moriva lentamente ad ovest e con lui il pallido giorno volgeva al termine mentre il cielo si tingeva di venature violacee e rossastre prima di piombare nel buio nero della notte. Sicheo rimaneva lì, immobile, stancamente appoggiato alla cinta muraria che si affacciava sul mare, assorto in mille pensieri e mille dubbi.
La città, in quella calda notte d’Estate, si era spenta inquieta sotto gli angosciosi colpi della notte che s’apprestava a venire. Tutta Cartagine era avvolta da un velo di solida inquietudine e persino Sicheo riusciva a sentirne il peso.
La sua figura, armata della divisa da ufficiale dell’esercito Cartaginese, scivolò lentamente verso la Byrsa, ed in seguito verso la cinta muraria meridionale.
Appena sotto alla torretta di guardia il solo rumore dei dadi che cadevano riecheggiava nella strada.
<< Sei un lurido verme bastardo! Dannata sia la tua fortuna e questo gioco infame! >> borbottò una guardia seduta sua una cassa di legno.
Era in compagnia di altri tre soldati, uno dei quali era seduto proprio dinnanzi a lui su un’altra cassa di legno, mentre raccoglieva dei dadi da gioco da terra.
Uno dei due soldati seduti, alzò lo sguardo verso la strada buia, dove la sagoma di Sicheo avanzava lentamente.
<< Lo conoscete? >> disse rivolto ad uno dei suoi compagni.
<< Viene dalla Grecia… >> rispose il soldato appoggiato alla parete
<< E cosa diavolo cerca qui a Cartagine? >> chiese la guardia con aria stupita.
<< E’ stato arruolato nell’esercito. La madre è una greca, l’ha sposata un certo Menusio, di Cartagine. Sembra che abbia passato tutta l’infanzia non si sa dove, in un’isoletta della Grecia, e adesso che il padre è morto e tornato per rimanere accanto alla madre.>>
<< Non si entra così facilmente nell’esercito, e tu lo sai bene!>>
<< Pare che il padre avesse delle particolari amicizie al consiglio e fra i generali…>> rispose una delle guardie.
<< Luridi pezzenti… La gente lavora sodo per guadagnarsi un po’ da vivere e c’è chi ti strappa via tutta la soddisfazione! >> borbottò il soldato seduto sulla cassa.
<< Zitto… Sta arrivando… >> lo ammutolì un altro.
Sicheo si fermò davanti all’ingresso dell’edificio guardando i propri compagni e salutandoli con un lieve cenno del capo.
<< Salute Compagni… Quali notizie giungono? >> disse con voce calma.
<< Oh… Nulla che possa riguardare un figlio di… >> cominciò a dire il soldato seduto sulla cassa, che fu subito ammutolito dal calcio della guardia in piedi.
<< Nessuna novità, soldato. Il consiglio si appresta a ricevere i Consoli provenienti da Roma. >> disse il soldato.
<< Si conoscono le loro intenzioni?>> chiese Sicheo
<< Dovrebbero ritrattare la dichiarazione di guerra e lo faranno, suppongo… Roma non spenderebbe ulteriori inutili fondi per questa guerra. >>
<< E di Massinissa? Si sa qualcosa? >> ricominciò Sicheo.
<< Fai troppe domand… >> cominciò a dire il soldato grasso seduto sulla cassa, ma fu nuovamente interrotto dal calcio del compagno.
<< Di Massinissa non si sa niente, ma quel cane di Asdrubale, suo nipote, è riuscito a fuggire nella notte da Cartagine con circa duecento uomini al suo seguito… >>
<< Cane? Perché accusate in questo modo un uomo che ha sempre cercato di difendere Cartagine? >> reagì Sicheo.
<< E un viscido alleato dei Numidi e di Massinissa e per tutto questo tempo ha ingannato Cartagine! Ha meritato giustamente la pena di morte, se solo l’avessi fra le mie mani quel bastardo! >> disse il soldato più grosso.
<< Non offendete il nome del Generale in questo modo!>> disse Sicheo alzando il tono di voce.
<< Ecco! Sei forse un suo seguace? Meriteresti anche tu la tomba! Che quella rognosa di greca che è tua madre ti rispedisse da dove sei venuto, verme!>> urlò il soldato alzandosi in piedi e parandosi dinnanzi a Sicheo.
Sicheo strinse i pugni con talmente tanta forza che le nocche gli divennero totalmente bianche, mentre il suo viso si stringeva in una dura espressione d’ira.
Voleva scoppiare mentre rimaneva a fissare negli occhi il soldato, che nel frattempo non aveva smesso di insultarlo, seguito dai suoi compagni, ma riuscì a trattenere la rabbia.
Scansò i soldati con rapidità ed entrò furibondo nell’edificio.
La pioggia aveva cominciato a scendere su tutta Cartagine. Le pietre delle case erano illuminate a tratti dai lampi in lontananza, giunti dal cielo buio di quella notte. Una notte intrisa di tristezza e strana malinconia.
All’interno della caserma un soldato lucidava su uno sgabello la propria daga. Era Laos, l’unico amico che Sicheo aveva, l’unico di cui egli si ricordasse ancora prima che a dieci anni fosse imbarcato per la Grecia, e negl’anni la loro amicizia era rimasta immutata.
<< Calmati… Li ho sentiti da dentro… Lasciali perdere Sicheo>> disse Laos continuando a tenere lo sguardo basso sulla propria arma.
<< Io… Io non capisco proprio! >> disse Sicheo camminando nervosamente per la stanza. <<Cosa ho fatto per meritare queste pene? >> continuò.
<< Devono farci l’abitudine… E tu la devi fare con loro… Ti ripeto, queste discussioni sono inutili, rimani calmo. Come sta tua madre? >>
<< Bene… Passerò da casa prima che inizi il mio turno di ronda…>> disse Sicheo tirando un lungo respiro, quasi per calmarsi un poco.
<< Valla a trovare, ma non l’allarmare troppo con quello che sta accadendo. In città si respira un’aria pesante… Troppe cose stanno accadendo… >>
<<Cosa intendi? >>
<< Prima Massinissa… Poi i Romani… Ed adesso Asdrubale… >>
<< Anche tu contro il Generale?>>
<< No… No… Per niente, anzi! Ritengo il Generale l’unico in grado di saper comandare davvero un esercito, ma è una faccenda brutta ed assai delicata, e tu faresti meglio a non rispondere in questo modo in difesa di Asdrubale, sii più saggio.>>
Sicheo borbottò qualcosa volgendo uno sguardo nervoso alla parete. La pioggia scrosciava intensamente nelle strade.
<< Io non capisco proprio… Prima Cartagine decide di punire Massinissa per le sue scelleratezze con l’attacco, subito dopo, non appena viene sconfitta, da la colpa all’unica persona che merita realmente l’innocenza!>>
<< Il potere del popolo è grande… Lo sai bene… >>
<< Asdrubale ha riunito un esercito proprio… Circa duecento uomini. È riuscito a scampare alla pena di morte. >>
<< Sono felice che non l’abbiano giustiziato, ma adesso basta parlare di politica, sono stanco e faresti meglio a riposarti anche tu… >>
<< Hai ragione… >> disse infine Sicheo.
Laos si alzò dallo sgabello, rinfoderando la daga, si avvicinò a Sicheo dandogli una pacca sulle spalle.
<< Fai attenzione… Goditi un meritato riposo, passa un po’ di tempo con tua madre, né ha bisogno… Lascia perdere quelli, vedrai che con il tempo le ferite si risaneranno… Io monto di guardia, a dopo.>> disse guardandolo fisso negli occhi, dopodiché uscì dalla porta, scomparendo sotto la pioggia.
Sicheo rimase immobile per qualche istante a contemplare il magico, ma sinistro, silenzio che avvolgeva Cartagine. Entrò in una stanza con alcune brande e si gettò su una di esse.
<< Dormi Cartagine… Dormi e lascia scivolare tutto con la pioggia. >> sussurrò socchiudendo gli occhi.
Attori in ordine di apparizione:
G: Guardia Cartaginese
B:Bannone
C:Calpurnio Pisone
M:Massimo Prozio
L:Legionario Romano.
Ci troviamo all’interno di un grande salone finemente decorato sorretto da delle colonne dalle quali scendono dei raffinati drappeggi. Una grande porta doppia funge da entrata all’interno della sala, ben sorvegliata da una guardia cartaginese armata.
G: I Consoli di Roma, Massimo Prozio e Calpurnio Pisone.
B: Sono dunque giunti nel diamante africano i consoli provenienti dalla grande Roma. Pur sconfortati dal lungo viaggio mi auguro che le vostre orecchie possano ben ascoltare il mio paese e la mia città. Nessuna occasione può esser così nefasta e malvagia se affrontata con lo spirito della ragione e dell’intelletto, doti di cui le vostre menti traboccano.
Rivolgo a voi, consoli, queste mie parole come se parlassi dinnanzi all’intero popolo romano che voi rappresentate e che ascolterebbe con giusta pietà e saggezza ciò che ho da dirvi.
C: Le vostre sfarzose parole non fanno altro che piegare il tempo a vostra disposizione, Bannone. Tralasciate queste inutili asserzioni e procedete con il vostro discorso.
B: Perdonate il mio inutile disquisire. Sono ormai molti anni che Cartagine giace come un delicato diamante su queste terre, la sua importanza per il popolo è…
M: Cartagine non vale più di qualsiasi altra cittadina Romana, specie se generatrice infida di tradimenti ed inganni.
B: Non vi è alcun inganno nelle nostre azioni.
C: Sia ben chiaro, l’offesa subita per aver in tal modo rotto un patto merita un atto di punizione, Bannone.
B: Voi parlate d’offesa, ma Cartagine e il suo popolo non hanno mai desiderato oltraggiare Roma, questo potete ben capirlo.
C: Noi comprendiamo solo ciò che i fatti dimostrano, e Cartagine ha gettato con disonore nel fango il patto stipulato a Zama.
B: Cartagine ha subito le offese di Massinissa per molto tempo, e mai, in quel caso, Roma ha inneggiato al tradimento.
M:State insinuando che Roma è forse stata così negligente? Il vostro popolo è ancora così ingrato della grazia che gli abbiamo concesso! Non fate altro che piangere sulle piccolezze, lamentandovi continuamente!
B: Non sto accusando Roma di nulla, ma molte province Cartaginesi sono cadute per mano di Massinissa e nulla è stato fatto. Il popolo non è stato in grado di reggere il peso a tali offese, e come cani da guerra aizzati all’odio, si sono ribellati all’oppressione. I fermenti si sono sedati, come spero si sia frenata la sete di conquista spietata ed irragionevole di Massinissa. Roma deve comprendere ed ascoltare questo nostro appello di supplica. La dichiarazione di guerra deve essere ritirata.
C:Roma risponde a Roma stessa, Cartaginese, non alle parole di un popolo che non è in grado di rispettare i patti. Il re di Numidia è alleato di Roma, e Cartagine non ha dimostrato alcuna capacità diplomatica per risolvere i propri problemi. Roma è stanca di tutto ciò, la dichiarazione di guerra non può essere ritirata.
B: Ma Cartagine non può sostenere il peso di un’altra guerra!
C: L’impulsività e la scelleratezza delle vostre azioni va punita.
B: Nessun’azione scellerata è stata compiuta! Cartagine ha risposto all’ingiurie che il vile Massinissa le scagliava contro continuamente. Non vi è alcun bisogno di riprendere le armi.
M: Queste decisioni spettano a Roma, e Roma ha deciso così. Pertanto, se Cartagine reputa di non essere in grado di sostenere una guerra e desidera non spargere inutile sangue sul proprio suolo, avrà a disposizione un mese di tempo per demolire la flotta militare e licenziare le truppe, fino all’ultima guardia Cartaginese.
B: Ma capite bene che il popolo…
C: Dopodiché la città si consegnerà pacificamente a Roma e alle sue truppe. Il popolo e Cartagine stessa verranno risparmiati solo se la città diverrà una provincia romana. Eseguite ciò che Roma vi offre come compromesso e nessuna guerra verrà combattuta.
B: Ascoltatemi, ve ne prego…
C: Un mese di tempo per liberare Cartagine e per permettere alle truppe romane di entrare pacificamente all’interno della città. Roma concede soltanto un mese di tempo, detto ciò è inutile che tergiversiate ancora con le vostre inutili parole, questa è la nostra sentenza.
M: Accettate questo compromesso?
B: Non voglio che il sangue cartaginese scorra… Parlerò al consiglio del vostro compromesso.
C: Ricordate bene Bannone; o la morte o la resa. Addio.
I consoli si allontanano uscendo dalla stanza accompagnati dal legionario ed uscendo dalla stanza.
Attori in ordine di apparizione:
A:Aldico
B:Bannone
T:Tarsyt
S:Staffetta
Non appena i consoli saranno scomparsi, la telecamera cambierà visuale, mostrando i due membri del consiglio cartaginese avvicinarsi.
A: E’ una coppa troppo amara per il nostro popolo, Bannone, e lo sapete bene.
B: Cartagine è destinata all’eclissi, Aldico, con o senza questa guerra. Il popolo è stanco di combattere…
T: Cartagine non può e non deve arrendersi, cosa hanno riferito i consoli Romani?
B: Hanno concesso a Cartagine un mese di tempo per la resa pacifica e l’ingresso delle truppe romane. Un solo mese di tempo per licenziare la nostra flotta e le nostre truppe.
T: Questa è la sola condizione?
B: Se Cartagine non accetterà il compromesso, Roma attaccherà…
A: Questa è una vergogna! Roma non può attaccare Cartagine! Quale motivazione danno alla loro dichiarazione?
B: Affermano che Cartagine ha violato il patto di Zama, rispondendo con le armi a Massinissa.
T: Quel vile bastardo! Traditore infido e…
B: E’ inutile lasciarsi prendere dall’ira adesso. Dovremo esporre il problema davanti ai giudici ed al consiglio. Il tempo datoci dai romani non è molto, ma sarà sufficiente a prendere una decisione, spero saggia per Cartagine.
A: Il popolo non accetterà mai l’oppressione di Roma, preferirà combattere…
B: So bene come reagirà il popolo, ma è anche nostro dovere cercare di non spargere inutile sangue sulla nostra amata terra. Cartagine ha già perso molte delle sue vite in passato e non desidero che ciò accada nuovamente.
T: Allora il discorso verrà preso domani stesso all’interno del consiglio. Quali altre notizie giungono per quello che riguarda la città?
B: Asdrubale ha lasciato Cartagine fuggendo questa mattina di nascosto con circa duecento uomini al suo seguito. Anche dopo la sua condanna molti hanno scelto di seguirlo.
T: Ha disonorato Cartagine con la sua vigliaccheria.
A: Non c’è alcun disonore per un uomo che è stato tradito in modo così sleale dal nemico durante la missione diplomatica. Asdrubale è stato costretto a fuggire. Non meritava la condanna a morte, soprattutto in un periodo del genere. La sua figura è importante e carismatica per il popolo, oltre ad essere un valido condottiero. Questa è stata la scelta peggiore per Cartagine, Tarsyt!
T: E’ il nipote di Massinissa! Del traditore stesso! Altro che inganno, avevano sicuramente concordato prima!
A: E’ stato inseguito per tutte le piane Cartaginesi dal nemico che lo ha attaccato alle spalle durante la missione negoziatrice! Come fai a ritenere colpevole Asdrubale? Abbiamo privato Cartagine di una forza enorme!
T: Merita la condanna! Anche se egli non fosse un traditore alleato di Massinissa, sarebbe dovuto rimanere a combattere e a morire, se fosse stato necessario, per la propria terra! Invece ha preferito fuggire lasciando ad un massacro indecoroso la maggior parte delle truppe.
A: Non sono motivazioni che meritano una condanna… Ha fatto ciò che riteneva giusto, sperando di poter ripiegare su Cartagine, ma a quanto pare è caduto in un’imboscata architettata da Massinissa.
T: Meritereste l’esilio anche voi, Aldico, per le empietà che dite! Volete solo gettare nel fango Cartagine!
A: Come osate? Voi…
B: Signori! Signori… Mi sembra un comportamento assai indecoroso quello da voi dimostrato in un momento di così grande tensione. Non siamo qui per discutere su quanto possa essere stata giusta o ingiusta la condanna nei confronti di Asdrubale, ma abbiamo un problema ben più grave da risolvere. Prima della fine del mese torneranno i consoli Romani, per ricevere una risposta da noi sul loro compromesso. Non possiamo permetterci di perdere tempo nelle nostre diatribe.
Aldico... Il consiglio ha già deliberato la condanna nei confronti di Asdrubale… Mentre voi…
Le porte si spalancano, lasciando entrare la staffetta
S: I Romani! I Romani!
B: Cosa andate urlando staffetta? Cosa accade?
S: I romani attaccano Cartagine! Un esercito di circa ottantamila legionari si muove a nord della città!
B: E’ impossibile…
A: Avevano dato la parola di un mese di…
S: Navi arrivano da oriente! I Romani stanno attaccando! Giungono dalle montagne a nord!
B: Io…
T: E’ impossibile staffetta… I consoli Romani hanno assicurato che non avrebbero deciso sull’attacco se non fra un mese…
B: Non è esistito alcun compromesso allora…. Non è mai esistito nulla…
S: Li ho visti con i miei occhi, sono sbarcati da Utica! Dal nord! Circa ottantamila teste!
A: Presto! Staffetta… Richiamate subito gli altri membri del consiglio. Io provvederò a ordinare la chiusura dei cancelli e a far liberare gli schiavi. Cercherò di radunare il popolo nella Byrsa nel minor tempo possibile. Fate suonare i corni!
Voi, Bannone, occupatevi di richiamare i generali e i rappresentanti delle compagnie. Presto!
S: Subito signore!
La staffetta esce, seguita subito dopo da Tarsyt e da Aldico. Bannone rimane in silenzio e solo per qualche istante, dando le spalle alla porta.
B: E così, Cartagine, hai fallito ancora… Hai spezzato i tuoi sogni e soffocato le tue speranze. Osservi con gli occhi di un bambino innocente e inerme la mano levarsi per schiacciarti… Per quanto tempo soffrirai ancora prima di cadere ed addormentarti eternamente?
Si volta e lentamente ed esce dalla stanza.
(email da correggere)