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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Un'avventura dai Vigili del Fuoco
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Paolo Talanca
Senatore


Italy
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Inserito - 19/04/2004 :  23:47:39  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Paolo Talanca Invia un Messaggio Privato a Paolo Talanca
I fatti riportati in questo racconto sono realmente accaduti e li ho vissuti in prima persona. Rispetto alla realtà dei fatti il mio racconto diverge unicamente per i nomi (in codice o meno) di persone o luoghi.

Quando l'impiegata dell'ufficio personale del Comando dei Vigili del Fuoco di Pescara mi chiese di scegliere se rimanere libero a Pasqua o a Pasquetta, scelsi, senza indugio, il turno che permetteva la mia gita fuori porta con gli amici e la mia ragazza. Non è per una laica non curanza nei confronti della più importanza festa cattolica, quanto per pura voglia di divertirmi e per via del fatto che a Pasqua dentro la caserma non si lavora.
Non stavo lavorando, infatti, alle 11 di quel mattino uggioso dell'undici aprile. Niente manichette da quarantacinque o da settanta da lavare, niente Eurofire da lucidare o motoseghe da aggiustare; nella camerata destinata ai militari ed a noi vigili discontinui c'erano solo letti, io e nelle mie mani un libro che scandaglia la poetica religiosa di Fabrizio De André. Non ricordo bene se stessi leggendo del rapporto tra l'amore per De André in rapporto all'insegnamento di Gesù di Nazareth, oppure se mi trovassi al passo dove parla della figura femminile; fatto sta che l'altoparlante interruppe la mia lettura assorta:
- LA PRIMA PARTENZA, INCENDIO APPARTAMENTO... LA PRIMA, SUBITO!!!
A volte compiamo operazioni senza renderci conto dell'ordine perfetto col quale le mettiamo in fila, e della velocità supersonica con la quale le compiamo. Fu così che in sequenza chiusi il libro, indossai gli stivali da intervento, presi la mia giacca e uscii di corsa dalla camerata. Lungo il corridoio c'erano VF1 e VF2 che mi correvano innanzi e nella stessa mia direzione, intanto lungo le scale si sentiva il rumore del gigantesco Eurofire che si accendeva per dirigersi di fronte al centralino, dove far salire il sottoscritto, VF1, VF2, VF3 ed il Caposquadra.


Un'immagine dell'Eurofire

Sopra il mezzo, nei sedili di dietro, c’era una confusione tremenda perché in quattro ci accingevamo ad indossare nomex, caschi, guanti, il tutto accompagnato dallo sballottamento perenne causato dalla guida spericolata ed a sirene spiegate del bravissimo VF autista.
In costante contatto radio, il Caposquadra si informava sulle condizioni generali dell’incendio:
- Centro Pescara da Gamma11.
- Avanti Gamma 11.
- Senti, allora il luogo è Via del Milite Ignoto, Giusto? Interrogativo!
- Affermativo, affermativo! Dovreste vedere del fumo anche a distanza.
VF1 pensò bene di indossare l’autoprotettore e mi chiese aiuto nell’aggancio. L’Eurofire procedeva spedito lungo Corso Vittorio Emanuele II, approfittando del largo che le sirene gli procuravano e, giunti in prossimità dell’incrocio con Viale Muzii, si vedevano bene le fiamme che levitavano ed univano i tetti delle case e le loro antenne per la TV con il blu a tratti intenso del cielo che minacciava pioggia.

Non potrò mai dimenticare la scena della strada adiacente al palazzo: persone in preda al panico, che attendevano il nostro arrivo come un portentoso antidoto e che assistevano impotenti al fumo che usciva abbondantemente dal quinto piano del palazzo in questione. Dai piani inferiori la gente scendeva le scale per evacuare l’intero stabile ed è a questo punto che siamo arrivati sul posto.
Scendemmo rapidamente dalla nostra macchina, così VF2 mi disse di prendere immediatamente l’estintore e di seguire VF1 che, munito di autoprotettore, sarebbe entrato nell’appartamento per cercare di spegnere l’incendio. Quando presi l’estintore segui di corsa VF1 su per le scale. Questo si girava dicendomi parole che non capivo per via della maschera dell’autoprotettore, giustapposto sul suo viso. Un’immagine che mai potrò scordare ritrae VF1 ed io che saliamo i cinque piani del palazzo di corsa, per dirigerci all’attico incendiato, e le persone che fuggivano da quello stesso palazzo per mettersi al sicuro. Io e VF1 salivamo spinti unicamente dal desiderio di essere utili a quelle persone, andavamo da un luogo dal quale quelli scappavano. La nostra corsa non pesava perché non poteva pesarci, perché del nostro operato c’era in quel momento assoluto bisogno e quei cinque piani, carichi di attrezzi e di voglia di ristabilire la normalità, non ci pesarono affatto.
Arrivati alla soglia vedemmo il fumo nero che fuoriusciva dall’appartamento. Dopo aver tolto la sicura all’estintore, porsi l’aggeggio a VF1 Che entrò nel portone fino a scomparire nel fumo. Da fuori sentivo solo i getti fuoriuscenti dall’estintore ma, subito dopo, mi accorsi che altri pompieri erano dentro l’appartamento: era arrivata l’Autoscala che aveva permesso a VF2, VF3 ed il Caposquadra di raggiungere il quinto piano del palazzo con la manichetta dell’acqua per spegnere rapidamente l’incendio.


Un'immagine dell'Autoscala

Appena mi resi conto di ciò, vidi VF1 uscire dal portone per rendermi l’estintore. Lo riportai sotto e pensai bene di prendere un altro paio di autoprotettori che VF2 e VF3, scesi grazie alla scala, indossarono per tornare a spegnere l’incendio. In quel preciso momento mi resi conto che le mie azioni non rispondevano più a nessuna logica: il mio unico scopo era quello di domare le fiamme, esorcizzare il pericolo. Cercai di rendermi utile in ogni modo. Il Caposquadra scese per dirmi di portare su due forche ed una pala per estrarre la roba bruciata dall’interno dell’appartamento. Quando arrivai su al quinto piano, le fiamme erano ormai state domate e non rimaneva altro da fare che estrarre le macerie e buttarci su acqua. Rimanemmo sul posto per altre due ore abbondanti a estrarre di tutto: indumenti, mobili bruciacchiati, calcinacci, libri di una biblioteca pazientemente costruita nel tempo e che le fiamme avevano distrutto in pochi minuti. Mi prese un enorme dispiacere quando mi capitò sulla pala una magnifica edizione cucita a mano del Decamerone di Boccaccia, bruciata per metà. La padrona di casa era una vecchina che abitava da sola, una ex insegnante di religione che in quella biblioteca conservava anche alcuni scritti dei suoi alunni, scritti andati distrutti senza pietà, ricordi e pensieri che parevano immortali.

Quando tutto era spento, io, VF1, VF2, VF3 ed il Caposquadra uscimmo dall’appartamento, accompagnati dai parenti della vecchina che erano accorsi per l’accaduto. Il bianco dei mobili della cucina evidenziava un crudele contrasto col nerofumo del soffitto e VF1 si premurò di consigliare alla vecchina di non restare più sola in futuro, ma la minuta donnina non reagì. Col dispiacere negli occhi capì che i suoi ricordi non c’erano più. Era chiaro che lei aveva riposto in quella stanzetta piena di carte e libri la speranza di qualcosa che rimanesse viva, oltre le possibilità di una memoria non più perfetta. Con occhi lucidi e quasi tenera mestizia si sentì un accenno di voce:
- Va bene, giovanotto. Grazie di tutto… grazie davvero.


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So che si può vivere non esistendo, emersi da una quinta, da un fondale, da un fuori che non c'è se mai nessuno l'ha veduto

   
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