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 Un viaggio improvviso - 1-2^-3^ e ultima parte
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leda cossu
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Rassicuro gli amici di Concerto che non li inonderò di racconti. Solo questo scritto, non troppo lungo, che è poi la cronaca, vera, di un viaggio.


Un viaggio improvviso - giugno 2002
(1^ parte)


Milvia, 19 anni, vola a Cuba per cure riabilitative

Il 12 giugno 2002 Milvia, una ragazzina disabile di Mestre, parte per l’Avana, Cuba.
A tre giorni dalla partenza, il medico pneumologo che dovrebbe accompagnarla non può, una bravissima collega infermiera che ha lavorato a lungo in questa specialità nemmeno.
E’ una presenza “dovuta” la mia. Non so dire di no a Mara la mamma, lei è più tranquilla, io un po’ meno.
Ho appena inviata una e-mail ai suoi amici, alla famiglia di Mara e mi preparo a “tentare” un ponte per il suo ritorno a Mestre. Mi ripropongo di contribuire nel mio piccolo a “mantenere accesa la speranza” per Milvia e per quanti attendono da anni un progetto multidisciplinare per la riabilitazione nella cronicità e mi ritrovo invece in auto, diretta alla Malpensa.
Milvia “guida” mimando mamma e papà. Cantiamo vecchie filastrocche veneziane, la sorellina Claudia si diverte. Si parte da Milano in 5, con 8 bagagli appresso e 12 nella stiva.


Parto con uno sguardo avanti ed uno indietro

Sperimento il distacco brusco da quanto sto facendo, dalla mia casa con la quale ho un debito di cura, con un restauro che non decolla mai. Penso al mio conto corrente che diventa sempre più rosso.
Non so ancora se mio figlio sia promosso.
Parto con uno sguardo avanti ed uno indietro, a “tutti i voli che non decollano”, per primo al povero Sam (Ceod per disabili Sant’Alberto Magno) i cui bisogni continuano ad essere ignorati e negati.
Parto per condividere almeno la prima tappa del viaggio, volo, prima sistemazione, valutazione clinica di Milvia e con Lei la speranza di chi ha poca autonomia di movimento e trattiene inespresse le grandi possibilità che ciascuno, pur differentemente abile, ha in dote.
Ci sono bisogni, paure e speranze che vogliono essere condivise per esprimersi.

Saliamo in aereo per primi, in area busness, ma fatico a scambiare i posti per restare vicina a Milvia e Mara.
Non è facile far percepire i bisogni di Milvia, di Mara che deve restarle vicino per tradurli ed il bisogno mio di “vederle” entrambe. Il personale media, una signora cede, a fine volo ci salutiamo con un abbraccio solidale, lungo il viaggio aveva capito. Milvia aveva dato anche a lei occasione per crescere.
Sono contenta che Milvia riesca a superare i numerosi scompensi (nonostante la pressurizzazione) ed evitare che la paura per quanto può accadere prenda la mano. Ringrazio il cielo per tutte le cose che ho imparato in questi anni.
Il viaggio è buono, la compagnia ha personale operoso e disponibile, mi ritrovo spesso con un caffè ed un sorriso sotto il naso.
Milvia è tranquilla, ma non può stare senza ossigeno. Alle 3 di notte italiane, dobbiamo telefonare dal volo, assicurarci che ci sia l’ossigeno all’arrivo a terra.


Una telefonata dall’aereo

L’unica persona a cui dettare a quell’ora tre numeri telefonici, senza suscitarne le ire o fargli venire un collasso è mio marito. Abituato com’è agli imprevisti crea ponte fra la famiglia che ci ospita, la dr.ssa Idalmis, e la compagnia aerea che ci dà conferma.
Un’ambulanza ci aspetta ai piedi della scaletta, con medico ed infermiera, un altro infermiere guida. A bordo non ne riconosci i differenti ruoli, lavorano in simbiosi e parlano entrambi.
Questa impronta di grande collaborazione la ritroviamo al Pronto Soccorso. I rischi sono superati, Milvia può andare a casa.
Mi colpisce la completa assunzione di responsabilità dei 2 medici, spiegano tutto senza distacco, le parole sono gravi ed esplicite, ma dette con calma e semplicità, e ripetute finché ci rassicuriamo. Tutti sono partecipi, anche il poliziotto e la funzionaria all’ingresso.
Ce ne andiamo a riposare.


Una grande casa ci accoglie

Una grande casa ci accoglie, con 4 nuclei famigliari e tanti cagnolini dal muso lungo che non riesco a contarli.
Sono tutti svegli alle 2 di notte, c’è anche la dr.ssa Idalmis, mancano solo i nonni.
E’ una casa in festa per Milvia e la sua famiglia tornata a Cuba. La parlata cubana è carezzevole, Milvia sorride, le sue mani si allungano a cercare il muso dei cani.
Avevano ragione al Pronto Soccorso. Milvia respira senza ossigeno...a terra, qui.

Fra un fuso orario e l’altro siamo al 13 giugno, Sant’Antonio. In tanti l’abbiamo pregato perché questo viaggio andasse bene. Per Milvia e per tutti quelli che hanno speranze da coltivare.


Carta fatta a mano

Questa “pronta accoglienza” la ritrovo i giorni successivi nelle sale d’attesa di differenti ospedali. C’è una varia umanità, neanche qui i malati appaiono tutti uguali, ma tutti sono accolti in modo speciale, il dottore si affaccia e chiama per nome, aspettando risposta.
Mi colpisce la tranquillità dei bimbi disabili. So che sono persone speciali, mi pare che qui siano più partecipi di quanto accade loro intorno. Più sereni nel frequentare un luogo di cura.

Vedo utilizzare carta fatta a mano (per l’embargo? non so). Un medico commenta, colgo che preferirebbe l’extra-strong. Sono divertita, prima taccio e poi gli dico che quella carta lì da noi la compriamo per gli amici di riguardo in piccoli atelier artigiani.


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Edited by - leda cossu on 23/05/2004 14:20:13

leda cossu
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2^ parte


14 giugno, venerdì


Sotto il portico

Mi sto riprendendo dal fuso orario e mi sveglio prestissimo come a Mestre. Dormono tutti. Un libretto mi capita tra le mani.
Parla di un viaggio nel ’51 con una motocicletta di nome Poderosa II attraverso l’America del Sud. Di due ragazzi di allora: il padrone di casa (per modo di dire perché qui la casa è un bene in affido) e del suo amico Ernesto di 22 anni. Erano esperti in leprologia (curavano i lebbrosi). Ad Alberto Granado dispiaceva partire e lasciare i suoi malati, ma Ernesto Guevara premeva.
Nell’ultima tappa del suo viaggio in Venezuela, Alberto avrebbe conosciuto Delia, sua moglie.

La mia attenzione è stata finora concentrata su Milvia. Realizzo solo ora dove sono. Mi confronto.
Le mie icone interiori non hanno nomi famosi, qualcuna lo è, appartiene ad un tempo medioevale.
Mi chiedo come si sarebbe trovato frate Francesco a Cuba. A suo agio penso, in sandali, felice di poco. Anche lui frequentatore di lebbrosi. Un uomo che nel dolore rimaneva “leggero” (beato lui), con una rivoluzione “al merito” in Europa: in ogni vivente vedeva Dio e se ne innamorava.

Anche oggi c’è una motocicletta sotto il grande portico dietro casa.
La guida Rossana, la più piccola dei figli. E’ la responsabile del servizio di riabilitazione territoriale per i bimbi inferiori ai 5 anni e per gli anziani.
Lei e la cognata Magali, moglie di Alberto (Albertico), cucinano in una grande cucina e in differenti fornelli, intrecciando ed alternando tavolo e pietanze.

Sotto il portico dove nel ’51 Alberto ed Ernesto aggiustavano col fil di ferro la motocicletta, oggi ci sono, Ariel ed Alexi, Katia, Sunami e Magela, ed ora attorno ad un tavolo tutti assieme anche Milvia e Claudia.
Qualcuno ha appeso qualche anno fa nel portico una tavola con un nome scolpito: “Rincòn Criollo” (fattoria indigena).


“Mio, mio”

Quando cade un mango il primo che grida “mio, mio” se lo mangia. Spesso è la nonna Delia che accorre dal 2° piano.
Un succo di mango ci aspetta sul tavolo al mattino, accompagna il pasto, tagliato a fette come dessert o alternato al succo di limone che qui c’è tutto l’anno.
Oggi su invito di Mara ho fatto una crostata farcita di mango.
Qualche fetta aspetta in un piattino Alberto e Deliacita, i nonni, di ritorno da Santa Clara per la chiusura dell’anno accademico della facoltà di medicina (la 2^ facoltà cubana l’ha fondata Alberto).


“Milvia, sei una campionessa”

Giugno è tempo di esami anche all’Avana, Magali, Delia e Rossana interrogano i figli, studiano con loro, se li portano al lavoro per sottrarli dal clima troppo festoso della casa e dagli alberi di mango del giardino

Sa che è venuta all’Avana per questo, la dr.ssa Idalmis le ha fatto un discorso a tu per tu, da grandi: “Ti devi impegnare a fondo perchè tu sei una campionessa” le ha detto. Dopo 3 anni passati facendo pochissima riabilitazione (e quasi tutta a pagamento) le si è aggravata la scoliosi, deformandone il tronco e riducendone l’espansione al respiro. La respirazione è compromessa anche dal diaframma flaccido ed espanso. Dopo l’ultima affezione polmonare ha sempre bisogno di ossigeno durante la notte.


Camminare sarà ancora possibile?

E’ la prima volta in questi tre anni che qualcuno si pone davvero questa ipotesi.
Si fanno delle radiografie al bacino e alle anche. Scopriamo che i punti di carico del tronco scoliotico hanno impresso una spinta tale da modificare la continuità dell’arcata inferiore di queste ossa. Anche le spalle sono sub-lussate.
Occorrerà lavorare sulla muscolatura, sulla postura del corpo, sulle tecniche corrette da usare negli spostamenti.
Ma prima di tutto occorre migliorare l’ossigenazione, viene normalmente utilizzata la pap mask una tecnica recente, usata da poco in Italia (dove la mascherina è a pagamento)

Passando per i reparti con la dr.ssa Idalmis vedo realizzato quanto può sognare una persona che ha bisogno di riabilitazione. Assomiglia al nostro importante ospedale al Mare, unico da noi che “prevederebbe” cure intensive ed articolate per la cardiorespiratoria, l’ortopedica, la piscina...
Infissi ed arredi sembrano appartenere al passato. Scopro che hanno solo 6 anni, evidentemente il nostro occhio è abituato a forme e colori che si evolvono, ma c’è la piscina, differenti sale didattiche per i bimbi ricoverati per non perdere giorni di scuola, sale per la psicomotricità, per la fine manualità, differenti sale per il cammino organizzate con differenti ausilii e tanti bei disegni alle pareti realizzati dalle mamme dei bimbi. In una sala con persone di differenti età la riabilitazione passiva si mescola con quella assistita.
Scopro un 80enne emiplegico che fra un’attività e l’altra si riabilita per 8 ore al giorno.


Spazi per la socialità nei luoghi di cura

Mi colpisce una grande sala vuota grande come la sala conferenze del Candiani.
Illuminata da grandi vetrate con sedie e tavoli addossati alle pareti.
E’ dedicata alla socialità dei malati. E’ stata progettata e lasciata vuota a questo scopo.
Tre volte alla settimana, a fine giornata, grandi e piccoli con le famiglie e tutto il personale medico, paramedico e ausiliario vi si ritrovano a festeggiare. Cosa? Tutto, un compleanno, un nuovo arrivo, un progresso acquisito. Caffè, the, dolci, chiacchiere, canti e soprattutto....balli.
Questo spazio è come un cuore pulsante all’interno di un luogo di cura. Accoglie e riduce anch’esso le distanze fra le persone.


Gli “amici del cuore”

Una palestra accanto all’ambulatorio di pneumologia e ginnastica respiratoria è dedicata alla riabilitazione dei cardiopatici cronici. Molti cartelli alle pareti invitano ad associarsi agli “Amici del Cuore” cubani, c’è una va e vieni di persone soprattutto anziane molto motivate che lavorano per molte ore alternando le attività.
Orologio alla mano, ognuno di loro, da solo, guidato o a gruppi ogni tanto si allontana, penso ad una pausa e mi accorgo che si tratta di passeggiate a differenti velocità.
Ci sono due infermiere fisse in palestra ad attenderli con l’apparecchio per la pressione. La porta di questa palestra è aperta, il clima è accogliente, le infermiere rispondono con gentilezza alle mie curiosità, non parlo spagnolo ma ci capiamo lo stesso. Scambiamo i numeri di telefono.
Penso con una punta di disagio alla difficoltà dei nostri “Amici del Cuore” veneziani che con fatica trovano una palestra nel territorio anche presso le scuole e tutto a carico degli stessi associati.
In ospedale da noi non ci sono spazi per loro e nel territorio lo stesso utilizzo delle palestre scolastiche è spesso oggetto di contenzioso.
E’ bello scoprire tante energie spese per la prevenzione.

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Milvia e Claudia con le nipotine di Alberto e Delia Granado

Edited by - leda cossu on 23/05/2004 14:38:43Vai a Inizio Pagina

leda cossu
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(3^ parte)


martedì 18 giugno


I lavori in corso...fanno una pausa


Davanti a casa ci sono lavori in corso per il rifacimento della rete di raccolta delle acque reflue. C’è molta polvere, passa poca gente, ma ogni volta che passano i bimbi diretti al vicino asilo, o una persona che fatica molto a camminare o Milvia cessano gli scavi meccanici polverosi e gli operai fanno altro.
Da alcune case escono persone con bevande e cose da mangiare per gli operai. Le porte rimangono chiuse, ma i cancelli si aprono e gli operai sostano all’ombra nei giardini.
Una ingegnere donna segue i lavori.


Cameio*, wawa*, taxi


Tutti i giorni andiamo in clinica, non si può comprare né noleggiare auto qui, sul cameio, l’autobus cubano a due gobbe e sull”wawa” una specie di camion con scaletta dove tutti salgono veloci, è impossibile salire per Milvia.
I taxi regolari hanno un OK sul tetto e costano poco, ma sempre troppo se utilizzati ogni giorno. Occorrerà trovare una soluzione, a volte dimenticano il notes per la fattura che forse in Italia neppure sarà loro rimborsata.
Solo per la residenza alberghiera è autorizzato il rimborso, che comprende anche il taxi, ma può una famiglia lontana dal suo paese vivere a lungo in un ambiente alberghiero? Mara preferisce una famiglia che le dia accoglienza e mutuo aiuto. Speriamo riesca a stare in questa casa.
* "cameio" si pronuncia così ma si scrive camello, in quanto la doppia L in spagnolo si pronuncia GL come "foglia" tant'é vero che alcune parole cominciano proprio così come il verbo chiamare che si traduce llamar. L'altra parola e wawua che anch'essa si pronuncia così ma si scrive guagua (per gentile consiglio on-line di Renato Attolini).


Milvia migliora il respiro. Feste, “salsa”, cani e gatti

Milvia migliora il respiro, forse non solo merito dell’aria pulita o delle iniziali cure.
Il respiro esprime anche il nostro mondo interiore, e tutti sperimentiamo come sia più ampio e profondo se siamo felici e rilassati e gli scambi col mondo esterno sono positivi.

Domenica 16 c’è stata la festa del papà (la mamma in un altro giorno). “Felicidad” ha detto il tassista a Gigi al mattino. Tutti si scambiano auguri, anche a me per mio marito a casa in Italia. Nei supermercati non si trova più rhum e pepsicola. Si cucina tutto il giorno, Louis fa la grigliata di pesce in giardino. Granchi e pescespada sono allungati sui tavoli con piatti di un riso piccolo tipo bramati mescolato a verdure.
Si balla sotto il portico. Ci sono molti amici, arriva la dr.ssa Idalmis con una infermiera.
Da allora Milvia accenna “la salsa” con le mani, muovendo il tronco.
Il suo tavolo sotto il portico dietro casa è una sosta obbligata per tutti, anche i cani della casa, per la vispa Canela, per il nero Bicio, l’aristocratico Beethoven, la mamma Lucy alla quale faccio le iniezioni perché appena operata e il vecchio Lovo, un grosso cane lupo sempre intriso di fango.

La parlata di Milvia da ritmo al dialogo. La guardano in faccia mentre parla. Risponde al saluto in spagnolo, “como estas, Milvia”, “ola”. Davanti a lei come “un aspirante gatto”, la sorellina Claudia segue Ariel che si arrampica sui mango, leggero come il suo nome. Mara impallidisce.

Ha le spalle fasciate Claudia, domenica ha fatto il bagno al Comodoro senza maglietta e si è abbrustolita. Il sole picchia qui. Ci sono 30 gradi all’ombra, c’è umidità e non mi spiego perché il respiro è leggero. E’ la ventilazione del vicino oceano?


Emilio e Marcello

E’ qui di passaggio Emilio Lambiase un olimpionico italiano di resistenza su bici, è amico di Alberto Granado. Famoso per le sue imprese umanitarie: in Iraq, in Palestina ed ora qui contro l’embargo vuole fare una traversata su battello la cui forza motrice è la sua bici.
Marcello Lodi il suo preparatore atletico ha una sua ipotesi: l’aria pulita con meno polveri da traffico e da residui energetici domestici (quando la povertà diventa una risorsa per la salute).


L’acqua piovana fa bene

Siamo al Tropico del Cancro e le piogge sono improvvise e violente, a passeggio con la moglie di Alberto non si sosta né si torna indietro. Marcello Lodi è con noi e dà la mano a Delia che appare affaticata. La pioggia è un dono da accogliere, dicono sempre. Quando piove fanno festa ed escono tutti, i ragazzi per primi.
Mai sono tornata così zuppa a casa. Ridono tutti per il mio stupore, l’acqua piovana fa bene dicono....Dovrei sentirmi al massimo una pianta dissetata, ma mi fanno sentire Poppea immersa nel latte d’asina.
Un dono, fossi a Mestre il sentire sarebbe un altro...


Edited by - leda cossu on 23/05/2004 14:34:22Vai a Inizio Pagina

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4^ e ultima parte


mercoledì 19


Il circolo dei nonni


Stamane salto la clinica. Passeggiata con Delia, seguendo un grande cerchio virtuale nel Quartiere passiamo per il Circolo dei Nonni ed arriviamo al mare. Bagno di 20 minuti al Comodoro e dopo 40 minuti (caffè compreso) siamo di nuovo fuori a camminare. L’anziana Delia cammina per chilometri tutti i giorni, alla mattina se può, o nel tardo pomeriggio. E’ un’abitudine salutare dice.


Delia,
nonna etica e cittadina attiva

Nelle sue passeggiate commenta e interloquisce con le persone, soprattutto con i giovani. Dice la sua quando qualcosa non va, se un prezzo è troppo alto o qualcuno getta a terra una carta, ma anche sorride, fa complimenti.
Ogni cittadino deve essere attivo nella sua città, nel suo paese, dice. Altrimenti a forza di delegare si finisce come in Argentina.

Non ho elementi per entrare nel merito, ma è simpatica: è una specie di “nonna etica” o “cittadina attiva”.

Tre volte alla settimana lei e suo marito raggiungono il vicino parco, dove dalle 8,15 alle 9 circa il Circolo dei Nonni si riunisce.


Ultraottantenni al Parco

Dopo i saluti e le eventuali novità, ci si automisura il polso, si scaldano i muscoli, si fa ginnastica e poi altri esercizi: rimbalzano i giochi di parole, le connessioni di colori, le immagini che collegano ad un animale.
Si esercitano tutte le facoltà. L’attività fisica e gli esercizi di memoria si alternano a ritmi diversi. Poi un piacevole reciproco massaggio sulle spalle a coppie che si alternano.

Ci sono molte ultraottantenni. Soprattutto donne (più longeve o più socievoli? entrambe le cose mi rispondono).

Uno scambio di notizie conclude l’incontro. La “capa” del gruppo, novantenne, festeggia felice il diploma in pianoforte di Caterina sua nipote. Lei da piccola non ha potuto studiare il pianoforte, sua madre e sua nonna non volevano. A molti scendono le lacrime dagli occhi. Canta ed ha una voce meravigliosa. Io ....continuo a piangere.

Poi una vecchia donna ricorda che ieri hanno chiuso un referendum popolare sull’Welfare con oltre il 90% di si. In questa grande povertà c’è il timore di perdere le conquiste sociali ed io...continuo a piangere.
Mi sento partecipe delle loro speranze e con loro di chi viene qui a rincorrere conquiste ancora non avvenute da noi. Ne abbiamo certamente altre, di molte farei volentieri a meno pur di assicurare a tutti cure ed istruzione, anche se questa non è la mia storia.


Tesori invisibili

Anche in Italia gli anziani si associano e fanno gite, ma da anni molti di loro sognano attività motoria. Quale prevenzione dei fattori di rischio cardiovascolari. Ed anche depressivi cui sono costretti per solitudine, morte del partner, per famiglia mononucleare, per la scomparsa delle attività manuali. Per la socialità sostituita dalla Tv che fa compagnia, ma a dosi eccessive paralizza l’iniziativa, rende superflui i rapporti umani e fa diventare invisibili degli autentici tesori, tutti da scoprire.


Appuntamento alla casa rosa col pino davanti

Anche qui all’Avana gli anziani vanno in gita ed ai musei, ma alcuni di loro sono così vecchi che a malapena raggiungono il vicino parco, ogni tanto qualcuno si ferma, la mente corre altrove, viene preso per mano dal vicino e ci si continua a muovere.
Si danno fra loro appuntamento al pomeriggio ad una casa rosa di una di loro con un pino davanti per caffè, the, dolci, chiacchiere. Alcune nonne hanno con loro nipoti e carrozzine.


Comandanti

Qui anche le palestre sono frequentatissime, soprattutto dai giovani. Sono un luogo di ritrovo. Le donne rispettano i mariti, ma comandano loro, almeno questa è l’impressione, sia in casa che fuori.
Non faccio a tempo a raccogliere dati, ma chiedo sempre il ruolo che ricoprono le donne e sono colpita dalla frequenza con cui mi rispondono: dirigente di museo, primaria di ospedale, preside nelle scuole, dirigente di partito.


Lettera del Sindaco di Venezia:
Un “viatico” ufficiale per Milvia

Dall’Ambasciata italiana arriva un invito a pranzo per Milvia e la sua famiglia per il 24 giugno. Mara ha una lettera del Sindaco di Venezia da consegnare all’Ambasciatore Italiano all’Avana, per accompagnare Milvia in questo viaggio e riproporre un contatto aperto da Venezia molti anni fa.
Solo una settimana fa c’è stato un convegno internazionale all’Avana dei Sindaci. Lo sappiamo da Lambiase che vi ha partecipato con un saluto del suo sindaco campano.


Un ponte per infermieri

Ho portato con me un regalo per la Società degli Infermieri dell’Avana. da parte del Collegio Infermieri di Venezia: un apparecchio per la pressione. Un piccolo ponte per un dialogo umano e professionale. Ho preso contatti, aspetto un’occasione di incontro.



ultime note

Ad eccezione di ospedali e parchi, non ho visto quasi nulla dell’Avana, so che c’è uno acquedotto considerato monumento storico ed architettonico, un bel borgo vecchio. Delle spiagge ho visto solo il Comodoro, in città.
Ho visto viali con ampi passaggi pedonali. Molte siepi colorate di grandissime varietà di fiori, grandi e piccolissimi.


Fioritura intensa come l’amore

“L’albero del matrimonio”, è tutto un ombrello fiorito.....ma solo per pochi mesi all’anno.
Ride Delia nel dirmelo, il paragone non le calza, ma la risata mi colpisce e sembra aprire un dialogo al femminile.

Un militare ogni 2-3 strade assomiglia ad un vigile. Vecchie auto anni ’50 da salirvi facendo attenzione al fondo...che non c’è. C’è un giornale di partito che si chiama Gramma (nonna). Un dentifricio costa 3 euro e un pesce spada di 90 centimetri costa solo 2 dollari.

Mi ero portata chili di tavolette e spray contro insetti e zanzare che rimangono inutilizzate. Ci sono molte più zanzare a Mestre e abitando in una vecchia casa a due piani, le ondate primaverili di formiche accompagnano semplicemente il cambio di stagione e non sono un trauma. Alberga qui la zanzara Anofele, portatrice di malaria. Gruppi di studenti percorrono porta a porta la città indicando alle famiglie di evitare nei giardini i ristagni d’acqua e gli accumuli di foglie e oggetti.

Certo che la differenza la sente chi vive in un appartamento a Mestre. Da vent’anni vado in vacanza in Calabria, dove l’acqua è razionalizzata e i servizi di trasporto assenti. Ci sono beni di consumo in più che a Cuba, ma quando mio figlio era piccolo avevo molto timore che si ammalasse, quindi sono ampiamente immunizzata.

Porto a casa “La mulata” (ragazza creola che equivale a bellissima): un rhum scuro, un mango in valigia, regalo di Deliacita.
Ho una manciata di sassi in borsa con impronte fossili, un po’ di magia marina da regalare al mio nipotino al ritorno. Una maglia del “Che” per mio figlio e per il nipote grande. Non sono neanche certa che se la mettano. E’ la prima volta che ne compro.


Sorvolo i fantasmi

In aereo, al ritorno, seguo con gli occhi la geografia del volo. Sorvoliamo le Isole Bermude. Penso al Triangolo e alla famosa Fossa che fa cadere aerei e inabissare navi. Superate! Sono integra.
Penso ai fantasmi che separano l’America dalla Vecchia Europa.
La comune umanità dei popoli sorvola anche loro.

Leda Cossu

Giugno 2002, Venezia-Mestre


Mara e Milvia oggi, maggio 2004


Tengo i contatti con queste tre ragazze (Mara la madre, Milvia e Claudia le figlie). Sono ancora a Cuba, grazie alla solidarietà della città (alcuni dei mercatini delle associazioni di auto-mutuo aiuto che si svolgono due volte all’anno in Piazza sono stati dedicati a Milvia).
Sia dopo il primo che il secondo viaggio a Cuba negli anni precedenti Milvia aveva ripreso a camminare. Ma tornata a casa, la madre non era riuscita in alcun modo a farle la riabilitazione di mantenimento. Nessuno spazio, se non ¾ d’ora di ginnastica per 3 volte alla settimana, senza alcun progetto multidisciplinare. L’acqua della piscine per molti disabili è troppo fredda, occorrerebbero 33 gradi.
E Milvia oggi è ancora a Cuba, con tanta nostalgia di casa. Ha bisogno di vivere le stagioni, ha nostalgia del freddo dell’inverno.
Respira senza ossigeno, vive, ma non cammina più. Però resta in piedi, è più dritta, ha persino avuto uno sviluppo puberale, imprevisto dato che la corrispondente area cerebrale risultava totalmente inibita dopo la chirurgica infantile. E’ in attesa e nella speranza che qui avvenga qualcosa, si allarghino degli spazi, per lei, per loro: tutti quelli che hanno bisogno di riabilitazione: non solo per camminare, ma per vivere, per respirare.
Questa è l’ultima lettera di Mara, la madre che continua a mettere insieme persone, creare relazioni, ascolto, anche a Cuba.

“Cara Leda, seguo le tue istruzioni, per avere un contatto un pò più frequente. ora nella mia rubrica ho solo questo tua e-mail, va bene? Sai che ho contattato un centro di ozonoterapia (qui si pratica dal 1986) e sto solo cercando il coinvolgimento di tutta la equipe medica per iniziare il ciclo. Se lo desideri ti terrò informata. Milvia ora sta bene, Claudia anche, io sto facendo un ciclo di agopuntura per il mal di testa e lo stress (all'J.Diaz una infermiera amica, Zulia, mi prende sottobraccio, e "gratuitamente" mi ridà ilsorriso) che spero ricambiare con una buona pastasciutta qui a casa. Al centro J.Diaz per 15 giorni ho portato Milvia a seguito di un periodo di malessere, che altro non era che una infezione al polmone sinistro, asintomatico. Antibiotico e riabilitazione respiratoria intensiva. Con un risultato vincente. Milvia da domani ricomincia riabilitazione alla Pradera: ippoterapia+ fisiokinesi+ idrokinesi e visita in ozonoterapia. Resto in "espera " di un tuo messaggio . Un bacio a tutti. Mara”

Edited by - leda cossu on 23/05/2004 14:36:21Vai a Inizio Pagina

   
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