rosvita
Villeggiante
Italy
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Inserito - 04/05/2004 : 18:52:26
venerdì mi sono alzata prestissimo, dopo una notte tempestata di risvegli e di occhiate alla sveglia temendo non suonasse, e mi sono lanciata in stazione a prenotare il biglietto per roma sfruttando il "sabatotrenitalia". Sarei andata da sola al concerto, ma piuttosto che non andare... Il bigliettaio si è fatto una grossa risata: "e lei pretende di trovare un biglietto il giorno prima?" si, ho pensato dentro di me, per l'abitudine sciocca che ho di credere ai sogni. Sono tornata indietro con la coda tra le gambe, sotto la pioggia sottile del mio esilio padano. Dopo 12 ore di ipotesi alternative, venerdì sera mi ero arresa, ed avevo trascorso il tempo nella mia scalcinata palestra a fingere di farmi il fisico, in realtà a fare quattro chiacchiere con la Bestiola, che ci avrà pure i suoi casini, ma sotto quella nuvola di ricci biondi è sempre contenta e sorridente.Che fare? restare in questa gaudente metropoli ostile, ma con il rischio di incontrare l'Architetto che si aggirava tra aperitivi e palestre superlusso. tornare a casa, dove però i miei vecchi amici erano in preda a matrimoni e addii al celibato. girare velocemente la rubrica per vedere chi mi avrebbe accompagnato nella solita "ronda settimanale". niente da fare, una ecatombe. Così, dopo una lunga telefonata a mamminacara (che bello, mamminacara, quando mi davi sempre le soluzioni più semplici, invece adesso ti do solo pensieri), mi sono chiesta quale fosse l'unico posto dove mi sarei sentita a casa anche se da sola. Ed ho imboccato l'autostrada. Durante il tragitto mi davo della pazza, ma il grigio dell'asfalto è ormai un colore talmente abituale da essermi di conforto: forse non avrei trovato nessuno a destinazione, ma almeno potevo dire di averci provato. Ho ritrovato la mia piazza ovale, popolata dal suo solito mercatino del sabato (inutile, i veneti il concetto di riposo non ce l'hanno proprio), la gente a passeggio, i turisti di ogni nazione che scaturavano quasi per effusione giù dall'autobus... Passeggini biciclette scooter il sole... Pedoni cani piccioni il cielo... La serenità l'allegria la rilassatezza intorno a me, che gioco magico... e all'improvviso il sorriso illuminato da un riverbero di luce di una ex-collega arrampicata su una bicicletta "La Rosvi!", mi sono sentita chiamare... Bene bene bene, qui ancora mi riconoscono. Mi riconosce il marito della mia adorata Momi, che mi vede dal giardino e finge di chiudersi in casa dalla disperazione, mi riconosce Robic quando piombo nella villetta dove sta per trasferirsi e mi mette subito a svuotare scatoloni e a lavare piatti, mi riconosce Giada che tempera la sua insonnia e mi accompagna al mare... Il giorno dopo nel ripercorrere la stessa autostrada in senso inverso l'asfalto ha il colore bluastro del tramonto. E io mi chiedo se casa è dove sono i tuoi amici, o dove abiti, o dove puoi nasconderti perché non ti conosce nessuno, se casa è dove c'è il nido familiare, o dove c'è la persona che ami, o dove sono i luoghi che ti sono familiari... E soprattutto mi chiedo perché nella mia vita non ci sia una città che racchiuda tutto questo.
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