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 IL RE E' NUDO
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lucia guazzoni
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Inserito - 11/05/2004 :  12:25:39  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a lucia guazzoni
IL RE E’ NUDO


Narra una favola antica di un Re che, circuito da dei lestofanti, si lasciò convincere ad acquistare ed indossare un meraviglioso vestito fatto di…. niente! Mentre il lavoro di sartoria proseguiva, il povero Re a volte si sentiva in dubbio, ma intorno a lui erano tutti così entusiasti e convinti che si convinse anche lui. E così, quando l’abito fu pronto, il Re sfilò con la sua corte per le vie della città, completamente nudo. Ma nessuno aveva il coraggio di dire niente o perché non osava far sentire la sua voce dissenziente (e chi sono io per uscire dal coro?); o perché si sentiva troppo ignorante e quindi, se un Re fa così, saprà ben lui il perché; o perché, semplicemente, non gliene poteva importare di meno di cosa o come facesse il Re. E così lui camminava pavoneggiandosi tra la folla in visibilio. Fino a che si levò una voce di bambino, limpida, innocente che tra il divertito e il meravigliato gridò:
- Ma il Re è nudo!
E di colpo tutti si accorsero che davvero era nudo, come se fino ad allora non fosse possibile vedere, capire, come se ci fosse stato bisogno di quella limpida voce di bimbo per ridimensionare le cose.
Ora, in questa nostra società in cui tutto è permesso perché è vietato vietare, forse di nuovo avremmo bisogno di quella vocina di bambino che ci dia la sveglia.
Prendiamo ad esempio l’”opera d’arte” esposta a Milano: tre fantocci di bambini impiccati ad un albero secolare. Ma, come la folla che seguiva il corteo del Re, nessuno di noi ha il coraggio di dire “Il Re è nudo”. Di nuovo perché abbiamo paura di essere tacciati di ignoranza (come, non capisci quell’opera d’arte? Ma sei proprio fuori, allora, un buzzurro!); oppure perché fingiamo di capirla, il che è quasi peggio; oppure non ce ne importa niente, ma invece dovrebbe perché tutto ciò che ci circonda ci coinvolge, in un modo o nell’altro; oppure perché subentra la libertà di parola, di azione, ognuno è libero di esprimere la propria arte, chi sono io per proibirlo, per sentirmene offeso?
E così il Re continua a camminare in corteo, tronfio e circondato da gente che osanna quell’inesistente vestito, come quei tre bambini impiccati nel nome dell’Arte.
Mi è venuta voglia di sapere cosa significa Arte e ho trovato questa definizione:
“Ogni attività dell’uomo che produca e agisca sulla base di regole e conoscenze tecniche particolari e con l’aiuto della genialità, del gusto e della fantasia personale” (Rizzoli-Larousse), oppure:
“Attività estetica: ciò che l’uomo crea per esprimere i suoi sentimenti, la sua ideologia, la realtà che lo circonda in opere esteticamente valide.”
Viene difficile inquadrare in queste due definizioni l’”Opera d’Arte” di Milano. Verrebbe ancora più difficile cercare di spiegarla ad un bambino che, tra la folla, alzasse la sua voce sincera. E non potremmo zittirlo dicendogli che non capisce niente, l’Arte, quella vera, si fa capire da tutti, anche da chi non sa né leggere né scrivere. Una Cappella Sistina, un Guernica, l’Opera House di Sidney o la Toccata e Fuga di Bach non hanno bisogno di essere capite perché sono semplicemente “sentite”, anche se non comprese appieno.
E allora, perché facciamo tacere il bambino che dentro di noi grida “Il Re è nudo!”? Perché ci adattiamo a spiegazioni ridicole, perché lasciamo che ci giudichino ignoranti, perché cerchiamo di capire?
Non possiamo capire, perché semplicemente non c’è nulla da capire. E quei tre manichini non sono un’opera d’arte, sono una provocazione, una goliardata, come se per denunciare la fame nel mondo esponessi dei rifiuti in un piatto d’argento. La differenza tra l’opera d’arte e la provocazione è uguale alla differenza tra queste mie righe e la Divina Commedia, tra la Tosca e Obsession, tra la Gioconda e il disegnino che fa mio figlio all’asilo.
Spero che ci sia ancora un bambino innocente tra la folla; spero che lo lascino ancora gridare, tra il divertito e il meravigliato, la verità che lui vede, con i suoi occhi limpidi, non ancora addomesticati da paroloni e ideologie e che possa esprimere ciò che gli altri non vedono più: IL RE E’ NUDO!


Paolo Talanca
Senatore


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Inserito - 11/05/2004 :  13:54:50  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Paolo Talanca  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Paolo Talanca
Ho visto su internet l'opera di Cattelan e, sinceramente, esprimo il mio parere. Sono andato a scovare altre opere di questo artista e ho notato una estrema facilità a imprimere sensazioni, anche provocatorie.
Io ho sempre visto l'opera d'arte come una riproposizione della realtà, filtrata attraverso le sensazioni dell'artista, anche per raggiungere luoghi che non sono così a portata di mano. La quantità d'arte, per me, sta proprio nel fornire, a chi usufruisce dell'opera, una strada come una scorciatoia, una porta d'accesso per giungere a quella realtà, mescolata con quel vetrino particolare che solo l'artista possiede.
Chi non riconosce l'opera d'arte non è ignorante, che anche etimologicamente vuol dire ben altra cosa. Nel caso di assenza di motivi ideologici fuorvianti, credo che il misconoscimento sia dovuto alla mancanza di predisposizione verso il mezzo usato dall’artista per comporre l’opera e creare così quella scorciatoia della quale parlavo sopra.

Ricordo che qui su concertodisogni ci fu una discussione su un film intitolato “Romeo + Giulietta”, la storia di Shakespeare riproposta in chiave post-moderna. Il mio commento al film fu assolutamente denigratorio e mi rendo conto ancora oggi di non avere mezzi a mia disposizione per riconoscere il merito di sceneggiatore e regista.

A mio parere il concetto di arte non può prescindere dal momento storico, situazione sociale oggettiva che prende forma sotto la cesellatura di un artista. Parlare, però, di arte ci porterebbe lontano e troppo in profondità. Così, in questa sede, dovremmo limitarci a quello scarto tra significato del messaggio da voler diffondere ed effettiva resa dell’artista. Nel caso della composizione di Cattelan, credo che questo scarto sia davvero minimo, perciò non mi sento affatto di condannare la sua opera – tenendo anche conto del fatto che spesso l’opera d’arte (ma non è del tutto così in questo caso) è pura provocazione consapevole.

Mi preme sottolineare che il non riconoscere l’opera d’arte non sia sintomo di ignoranza. Da Picasso a Cecco Angiolieri, da Baudelaire a De André, fino a Schömberg, Caravaggio o Giotto e molti altri: questi signori hanno portato nuove strade nelle proprie competenze artistiche e sono stati considerati dei pazzi cialtroni da gente tutt’altro che ignorante. Il loro Re non era senz’altro nudo, solo che portava un vestito per il quale c’era bisogno di un vetrino particolare che nessun ottico aveva ancora a disposizione. Credo che soprattutto inventarsi questo vetrino particolare rientri nelle competenze di un artista. Per questo dico che Cattelan, a mio avviso, è un vero artista.


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Paolo Talanca
Senatore


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Inserito - 11/05/2004 :  18:46:15  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Paolo Talanca  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Paolo Talanca
Vedi Elena, a me premeva principalmente sottolineare il fatto che quei tre pupazzi in quella situazione potessero essere considerati opera d'arte. Il fatto che fossero poi diseducativi è un altro discorso. Io credo che l'arte non abbia mai avuto fini educativi, anzi, molto spesso l'arte è perversione dei sensi e dello spirito. Basterebbe citare Goethe e di sicuro sai a cosa mi riferisco.

Per quello che riguarda, poi, il termine "grande artista", tu sai meglio di me quanto relativo sia a volte questo concetto. Pensa che per me Carducci è uno dei peggiori poeti italiani.

Quello che ci tenevo a dire è che, vedendo le sue opere, Cattelan mi pare uno che sa il fatto suo, che viviseziona a tavolino i punti deboli della nostra civiltà, usando delle metafore per descriverla. Ecco perché ripeto che per me quei tre fantocci impiccati sono un'opera d'arte.

Comprendo anche, però, che vederli in foto non è lo stesso che vederli dal vivo, non si provano di certo le stesse sensazioni. Il luogo è un luogo pubblico e si può rimanere davvero male vedendo un'opera così estrema.
Si dovrebbe spiegare ai bambini cosa rappresentano quei fantocci, soprattutto che quelli nella fattispecie sono finti e che invece nel mondo molti altri bimbi soffrono per diversi motivi.

Mi rendo conto che questo non è sempre facile.

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