Brigitta
Villeggiante
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Inserito - 28/05/2004 : 17:32:35
Una volta vidi una casa di mattoni. Era in un piccolo centro di periferia e spiccava fra tante per la composizione della sua struttura, perché mentre le altre vantavano un decoroso abito tinteggiato, la casina in questione teneva i suo mattoni in bellavista e dava a chi la osservava la parvenza di qualcosa di ancora non finito. Ebbi modo da li a poco di conoscere le famigliole che vi abitavano. Già famigliole, perché più di due cuori, sotto quello stesso tetto, si erano uniti! Conobbi per primo l’angelo minore e davvero dell’angelo aveva tutti i connotati: i capelli di seta avevano rubato il colore al sole e gli occhi erano talmente azzurri da somigliare ad acque marine. Fu lui a farmi vedere da vicino ogni singolo mattone della casina e fu sempre lui a colmare alcune delle mie curiosità riguardo la stessa. Venni così a sapere che mani forti, di un vento a volte a favore, più spesso vorticosamente contrario, si appesantirono di calce e tempo per unire mattone a calce e calce a mattone fino a salire, di un piano salire ancora (l’angelo di mezzo) e poi di nuovo di un piano salire ancora (l’angelo maggiore) e proprio così come appariva, il lavoro non era terminato, si attendeva l’angelo minore che però in spirito contrario, che non vuol dire contro vento, prese il suo volo di indipendenza. In verità vi dico che da allora respirai spesso l’essenza dell’angelo buono, e non racconterò altro se non un piccolo episodio. Un dì nel suo giardino raccolse dei sassolini, sorpresa fu quando scoprii di ognuno la forma di animale. Ne tracciammo i contorni con una matita e su di essi incidemmo alcuni ricordi. Me ne fece dono e li chiamai “sassolini di Campo Bono”.
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