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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 LA ZANZARA TIGRE
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zanin roberto
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Inserito - 01/07/2004 :  17:08:21  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
LA ZANZARA TIGRE

Giugno era appena finito e il caldo, quello bello umido, si diffondeva con omogenea rapidità, il pomeriggio volgeva al termine, EMO, una zanzara tigre dalle bianche strisce addominali, svolazzava scaltra vicino alla casa di campagna, in cerca di un ingresso per la caccia notturna.
Fu un attimo, la porta che dal garage aperto portava alle sale del salotto e del soggiorno rimase socchiusa, Emo la passò fulminea e sali alle camere.
Le zanzariere e le precauzioni umane come quelle stupide candele repellenti erano state vane e l'insetto ne godette.
Osservò bene tutte le stanze, decise di sistemarsi sulla camera grande dove di notte gli umani rimangono fermi per molte ore.
La televisione dopo cena aveva trasmesso un bel film e Giulia disse al marito Giorgio che era stanca e se ne andava a dormire.
Giorgio e suo figlio Andrea si sistemarono nel divano per proseguire la visione.
Giulia accese la luce della camera, apri la zanzariera e sacciò una mosca noiosa, si cambiò per la notte poi si ritirò nel bagno.
Emo si destò, era rimasta immobile sopra il bordo dell'alto armadio di noce, si sgranchi le zampette, spiegò le ali, scese leggera vicino alla lampada del comodino, trovò una piega nel tessuto del paralume e si posò.
Giorgio raggiunse la moglie in camera dopo un pò e si coricò con premura.
La luce si spense e calò il buio.
Dopo un paio d'ore Giorgio dovette andare al bagno, la porta della camera era aperta e un cono flebile di luce esterna che saliva dal salotto lo guidò nel corridoio, senza disturbare la moglie. Quando rientrò però il sonno era rovinato, cercò del cuscino il lato fresco, l'odore di bucato lo investi, scostò il lenzuolo che gli faceva caldo e si mise prono.
Emo percepiva la vulnerabilità delle sue prede, era una zanzara straordinaria, aveva succhiato sangue in situazioni estreme ed era considerata al club "Ditteri" una mitica.
Si alzò in volo felpata, raggiunse la mantovana della tenda sulla porta finestra, planò giù con straordinario fiuto, si accorse a pochi centimetri che stava finendo per mettere l'appendice boccale nella natica di Giorgio, si fermò repentina, il suo orgoglio non le permetteva di scendere a cosi bassi livelli !
Pungere in una zona poco nobile era cosa da principianti, quell'umano era cosi facile bersaglio che non ne avrebbe tratto nessun vanto.
Si posò sulla specchiera e si riorganizzò, Giorgio aveva percepito un leggero ronzio.
Giulia si girò e scopri le gambe, Emo ronzò sonora, arrivò sul palmo della mano aperta della signora e affondò con determinazione la sua proboscide vampirica.
Eh...ragazzi!...aveva coraggio, colpire proprio l'organo che poteva reagire con esiti mortali, questo si che era eroismo, pensava tra sè l'intrepida.
Giorgio però questa volta l'aveva sentita nitida e vicina, si concentrò per reagire, non si mosse, aspettò di localizzarla, prese lentamente la paletta scaccia mosche a portata di mano e quando dopo il succulento pasto ella si alzò con vanagloria in aria, zac Giorgio vibrò nel buio un colpo secco che sfiorò Emo, il vuoto d'aria fece perdere alla zanzara tigre il volo e cadde nel letto.
Se ne stette ferma a pochi centimetri dai piedi di Giorgio poi piano, piano si nascose dietro il quadro del ritratto di lui.
Aspettò mezz'ora, quindi riprese coraggio e iniziò il suo giro di avvicinamento, scelse di punire l'uomo che al primo colpo l'aveva umiliata e quasi ammazzata, lo avrebbe punto sull'orecchio con abbondante secrezione anticoagulante e urticante.
L'uomo si era stancato della notte insonne e di quel ronzio continuo, si sdraiò supino e aspettò con calma di farla finita con quell'insolente di zanzara dal ronzio stridulo.
Emo passò vicinissima all'orecchio tanto che il rumore del ronzio snervò Giorgio, ripassò ancora più radente e al terzo giro si posò sul lobo dell'orecchio sinistro dell'uomo, scattò all'ora la manata dell'uomo che la prese in pieno, la scagliò lontano sul pavimento.
Giorgio imprecò e si ricaricò non sapendo l'esito della difesa.
La zanzara tigre era malconcia, le ali si erano ammaccate, aveva lussazioni alle zampette posteriori, un'antenna si era rotta ma soprattutto era vinta psicologicamente, lei la vincitrice di tante incursioni battuta con facilità, si sentiva stanca e depressa.
Si disse che voleva morire eroicamente piuttosto che affrontare il giudizio del club dei "Ditteri", con dolorosa determinazione scovò un passaggio nel lucernaio della soffitta e usci all'aperto per darsi in pasto ai tanti insettivori della notte, ma cosi conciata non la volevano nemmeno come pasto.
Pensò a lungo, poi con le residue forze che la stavano abbandonando rientrò nella casa, scese nella camera, inquadrò il ritratto a olio di Giorgio, appeso alla parete, vibrò un attimo poi si gettò contro mirando all'occhio della figura, infilzò la sottile crosta di colore e la tela restando intrappolata nel quadro.
Giorgio senti sempre più sottile il ronzio, finchè si addormentò proprio mentre le prime luci dell'alba allungavano nella stanza coni di penombra opaca.
Giorgio baciò Giulia salutandola quel mattino e la moglie premurosa gli disse:
" Che hai all'occhio? è tutto rosso !"


di Zanin Roberto

   
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