Renato Attolini
Senatore
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Inserito - 05/07/2004 : 23:23:34
Si arriva ad un certo punto della propria vita che inevitabilmente guardandosi indietro si è propensi, anche se nessuno lo richiede ma forse anche per questo, a stilare un bilancio della propria esistenza. E’ capitato anche a me recentemente e devo dire che a parte qualche intoppo non mi posso proprio lamentare. Sono quello che si dice, un uomo affermato e realizzato nel proprio lavoro e nella vita privata. Sento tanti che si lamentano, pieni di rimpianti, di frustrazioni, che ripetono all’infinito frasi del tipo: “Ah, se avessi potuto!”, “Ah, se avessi fatto!”. Poveretti, mi fanno pena! A me no, questo non è quasi mai capitato. Terminati gli studi di ragioniere ho iniziato a studiare Scienze politiche, attratto dalle materie e spinto dal desiderio di arricchire la mia cultura personale. Il mio scopo era quello d’iscrivermi alla facoltà superiore di Giornalismo e di dedicarmi a quella professione, sogno della mia infanzia, ma il destino aveva in serbo una bella sorpresa per me. Intanto che stavo per prendere la laurea, conobbi alla facoltà di Via Festa del Perdono a Milano, il figlio del titolare di una delle più note agenzie pubblicitarie della città e col tempo ne diventai amico. Una sera durante un party a casa sua mi presentò suo padre, il quale mi fece un’ottima impressione e, guarda caso, io a lui. Chiacchierammo a lungo, soprattutto del suo lavoro e lì su due piedi gli sparai un paio di slogan pubblicitari, tanto per ridere un po’. Lui si fece serio in viso, tanto che temetti di aver fatto la figura dell’idiota, e poi mi disse: “Hai del talento, ragazzo! Hai mai pensato di fare il pubblicitario?” “A dire il vero, no!” risposi “ma ci potrei pensare” risposi un po’ spaesato e sorpreso della sua offerta. “Ok, pensaci, ma non troppo” incalzò il padre del mio amico “Quando sei pronto, puoi iniziare nel mio studio a farti un po’ le ossa”. Stiamo parlando dei primi anni settanta, quando la pubblicità non aveva ancora raggiunto l’importanza che ha adesso, ma già si prospettava come il “business” del futuro. Mi si stava presentando un’occasione più unica che rara e su un piatto d’argento. Non me la feci scappare! Non potevo fare cosa migliore! Iniziai così una carriera che mi ha riempito di gioie e soddisfazioni non ultime quelle economiche. Devo dire che il mio talento all’inizio fu malvisto in quello studio e suscitò non poche gelosie. Ma io, furbescamente, lo misi al servizio di quei vecchi marpioni che in me vedevano un pericoloso rivale. Eh si, molte campagne pubblicitarie le ho costruite io, ma figuravano quasi sempre col nome d’altri. Neutralizzai la loro invidia in questo modo: a loro gli onori, a me i soldi ed il loro appoggio incondizionato. Nessuno mi torceva un capello, perché ero l’artefice del loro successo. Certo, non avevo la prima scena, non ero il protagonista sul palcoscenico ma in fondo i vantaggi che me ne sono derivati mi hanno ricompensato in modo più che soddisfacente. Ero sempre coccolato, quasi viziato e quando i “pescecani” andavano ai loro “meeting” mi portavano sempre con loro. Ho girato mezzo, che dico, tutto il mondo. Non voglio fare lo “spaccone” ma ho sorseggiato cocktails guardando la notte di Manhattan durante ricevimenti alla moda, visto il sorgere del sole sulla Senna a Parigi, ballato il samba a Rio de Janeiro e di solito…degnamente accompagnato! Ma la soddisfazione maggiore era quella, quando mi trovavo solo nelle mie suite d’alberghi lussuosi o semplicemente nel mio appartamento in via Brera a Milano, vedere scorrere le immagini in televisione dei miei spot. Ammiravo le splendide donne che reclamizzavano con voce suadente i profumi francesi, oppure m’estasiavo al rombo dei motori che decantavano le virtù delle auto più celebri e mi dicevo. “Questo l’ho fatto io!” Che sballo, ragazzi, da non credere. Lavoro duro ma entusiasmante e poi, feste, divertimenti, e via di questo passo. Ah, ve lo posso proprio dire! Grazie a questo sito, posso finalmente dire a qualcuno, senza falsa modestia, ma sì anche con vanità: ragazzi che vita!! Eh, sì è stata proprio una gran vita, o almeno mi sarebbe piaciuto molto che fosse stata così. In realtà quest’anno ho compiuto trenta anni di più o meno onorato servizio sempre nella stessa banca a contatto con la gente presa nei suoi momenti peggiori: quando si toccano i suoi soldi. In effetti, di vero c’è che terminati gli studi di ragioniere m’ero iscritto alla facoltà di Scienze politiche, proprio per arricchire la mia cultura, ma non ho dato neanche un esame perché sono partito per il militare e quando sono tornato ho iniziato a lavorare subito. Di vero c’è che avrei voluto iscrivermi alla facoltà superiore di Giornalismo ad Urbino, perché amavo e amo tuttora quella professione. Di vero c’è che non mi sarebbe affatto dispiaciuto fare il pubblicitario: seppure odio gli spot petulanti ed ossessivi ce ne sono alcuni che mi affascinano più di un film. Di vero c’è che una volta ho fatto una campagna pubblicitaria per un’agenzia immobiliare su un giornale d’inserzioni gratuite della mia zona, ma non sono stato ricompensato neanche con una copia omaggio del periodico e a dire il vero neanche con un “grazie”. Della folta schiera di quelli che si rammaricano dicendo: “Ah se avessi potuto, se avessi fatto” io ne sono il portabandiera. Grazie a “Concerto” posso esternare tutte le mie delusioni e le mie frustrazioni di un uomo “di successo” completamente mancato. Non ho neanche fatto carriera nel mio lavoro, semplicemente perché non è mai stato, non lo è e mai lo sarà “il mio lavoro”, anche se ho cercato di farlo al meglio. Per favore che nessuno mi chieda.”Ma perché non lo hai lasciato?”. Non aggiungete rimpianto ai rimpianti. In ogni modo mi ha dato da vivere e non è poco. Mi consolo pensando che c’è gente nel mondo che darebbe metà della sua vita per stare al mio posto. Mi consolo pensando alla mia compagna, che mai leggerà questo mio sfogo, che quando mi abbraccia mi dice: “Sei tutto per me”, alla sua bambina che quando mi vede mi sorride e mi bacia. Alla sua gente che a mezzanotte fra il 28 e il 29 giugno, mio compleanno, mi han telefonato dal Perù per farmi gli auguri, facendomi ascoltare una “serenata” e dicendomi: “Ti stiamo festeggiando Renato, porqué te estimamos y te queremos mucho” E credetemi, non è affatto poco! E mi consolo pensando non solo a tutte le persone che in quella ricorrenza mi hanno chiamato ma anche a “Concerto” che mi ha offerto questa possibilità di aprire completamente il mio animo. Ed anche questo, credetemi, non è poco.
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