SEPOLTO VIVO!di Zanin Roberto
Racconto che prende spunto dal diario di guerra di Danelon Lorenzo soldato friulano nato nel 1896.
Ai primi di Agosto 1916 la sezione mitragliatrici Fiat di Lorenzo è sul Podgora, alle porte di Gorizia. Il battesimo del fuoco l'ha già avuto in Trentino sul monte Colombara e ha già sperimentato l'agonia dei piedi nelle marce montane, piagati da scarponi inadeguati,ma soprattutto ha già capito che uno dei flagelli da combattere è la sete!
Le fontanelle rare che si incontrano sono molte volte una trappola mortale, sotto il tiro implacabile dei cecchini che aspettano l'attimo di debolezza e di disattenzione per spegnere la vita di quelle gole arse.
Lorenzo sa bene che l'elemento fortuna è importante ma non dimentica che il suo "sesto senso" è all'erta e lo ha già salvato, lui contadino con i piedi ben piantati a terra, sa che l'azzardo è un'utopica soluzione.
Da S.Andrea il suo battaglione viene spostato a Vertojba.
C'è un continuo fuoco di shrapnel che dilaniano le vigne di quelle terre nobili d'uva, e le granate ad offendere i verdi gelsi che osano sfidare l'onda d'urto delle esplosioni.
All'imbrunire cessa il cupo tuono delle artiglierie ed entrando in paese Lorenzo si accorge che i civili sono tutti scappati, hanno evacuato fulminei, le case sono vuote, le tavole apparecchiate per la cena, le stalle piene di animali, tutto sospeso in un fermo immagine innaturale.
Il suo battaglione si perde nei vicoli stretti, non sanno dove ripararsi, entrano in un grande cortile poi nella casa e si ritrovano in un salottino, sono in 14 uomini, accalcati l'uno sull'altro.
Lorenzo con perplessità dice: " Signor tenente se viene una granata qui, di noi, non resta che il trepiede in acciaio della mitragliatrice !"
Il tenente folgorato: - " Tutti fuoriiii!"
Un compagno del Danelon vede un pergolato di uva di S.Giacomo, bei grappoli e si getta a prenderne un pò purtroppo i razzi illuminano la scena, il nemico scopre il movimento del soldato, poco dopo bombe incendiarie bruciano la casa, il pergolato con l'incauto militare.
Lorenzo l'aveva avvertito, il suo sesto senso aveva suonato l'allarme ma...
Pochi giorni dopo sotto il fuoco delle bombe austriache per ripararsi entrano in una casetta contadina, sono in cinque, Lorenzo resta ranicchiato vicino alla porta con la mano sulla miniglia, gli altri sono in ginocchio agli angoli della stanza, ognuno pensa alla pericolosità della situazione, i cuori battono forte, si incrociano gli sguardi di ragazzi che cercano la mamma, la salvezza alla morte.
Arriva un commilitone a portare iella dicendo:
-" Arriva una granata anche qui, ragazzi!"
Lorenzo risponde severo: - " Taci, chi ama il pericolo perisce!"
In un attimo fulmineo la casa crolla di colpo, si frantuma come farina, Lorenzo è sotto le macerie in piedi, rimane in coma per ore, quando rinviene e apre gli occhi c'è un polverone grigio che avvolge ogni cosa, vide sopra di lui una montagna di calcinacci, tutto rimbombava sordo in quel pomeriggio del 14 agosto 1916.
Gli occhi erano incrostati di polvere e lacrime, il naso solcato da rivoli di sangue, la testa esplodeva come una bomba, allora invocò dal profondo del suo animo la Madre Celeste con la fede degli umili, senti aprirsi la strada, un varco che lo portò verso la finestra squarciata, arrancando a gattone piano si portò fuori.
Il sole l'offese come una pallottola ma l'aria pura lo rianimò.
Il caporale Malacart lo vide, stupito disse: - " E' tanto che noi siamo fuori, si pensava che tu fossi morto!"
- "Io ho già detto tre Ave Maria!" aggiunse mentre Lorenzo annuiva.
Il friulano puntò lo sguardo al cielo e si alzò in piedi, senti lancinante un dolore al piede destro, non poteva camminare ma era vivo.
Si passò la mano sui capelli e senti un bernocolo in testa causa del suo essere intontito ma ci vuol altro per il Danelon che sa di avere amici dove tutto si può.
Raccattò un elmetto francese abbandonato a terra e continuò a vivere, perchè non era il suo tempo.