Iris.na
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Inserito - 07/10/2004 : 11:58:30
inserisco di seguito un racconto non scritto da me, ma è stato scritto per me da una Persona Speciale (cash)."Un piccolo torrente, placido e sinuoso corre tra boschi e campagne. Le sue rive sono ombreggiate dalla fitta vegetazione circostante. L'acqua del torrente è cristallina, il suo corso lento e tranquillo produce un suono armonioso e rilassante. In una piccola radura, aperta ai raggi del sole, a pochi passi dal fiume una ragazza prende il sole in una bellissima giornata di tarda primavera, con gli occhi socchiusi osserva il fiume e si lascia cullare dal quel suono melodioso. L'acqua, nel suo cheto cammino, porta con sè una storia; quel torrente nato in un lontano ghiacciaio ha percorso centinaia di chilometri, affrontato rapide e turbolenze, dato rifugio a creture viventi, a volte accarezzato, a volte squassato la chiglia di qualche piccola barca, divertito pescatori e bambini, con la sua dolce voce ha allietato i momenti intimi degli amanti, consolidato amicizie di giovani spensierati. Molte sono le storie che quel piccolo fiume ha da raccontare a coloro che vogliono ascoltarlo. La ragazza, distesa sull'erba nel caldo pomeriggio dorato dal sole, cerca di ascoltare quella voce, quel racconto, ma l'uomo che le siede accanto ha acceso una gracchiante radiolina, imprecando perchè in quel luogo sperduto tra le campagne non riesce ad ascoltare le cronache delle partite di calcio. Lei gli chiede gentilmente di spegnere la radio invitandolo a godersi la pace di quel piccolo angolo di paradiso, lui le abbaia qualcosa di rimando, farfugliando qualcosa sul fatto che lui non ci sarebbe voluto venire e che oltretutto la sua squadra del cuore sta perdendo per una rete a zero grazie all'arbitro compiacente all'allenatore incompetente alla fortuna dell'avversario perchè se non avevamo il centravanti infortunato e che era meglio andare al mare almeno avrebbe potuto godersi anche qualche bikini... no forse questa parte è meglio ometterla, comunque qui mi annoio tutto questo silenzio non c'è niente da fare potevamo andare con gli amici giù al molo e magari farci un mitico panino del Mario... La ragazza, pur infastidita da quell'atteggiamento, preferisce non replicare per non rovinare la giornata, cercando di concentrarsi sulla voce del fiume; lottando con l'orrendo stridìo della radio e con le lamentele di lui, cerca di carpire seppur qualche frammento di quel racconto che il fiume le narra con infinita pazienza e dolcezza. Il calore è diventato opprimente, insopportabile quasi quanto quello stupido congegno che il suo uomo si ostina a portare appiccicato all'orecchio, così lei decide di alzarsi e, a piedi nudi, avvicinarsi alla riva; camminare a piedi nudi sull'erba inizialmente le sembra come camminare su una nuvola, ma poi riflettendo si rende conto che è esattamente il contrario, avverte nitido il contatto con la terra, con la natura, e si chiede il perchè tutto quel cemento nelle città, che la costringe a portare scarpe privandola di quel piacere quasi dimenticato. L'acqua trasparente riflette il suo volto, i suoi riccioli castani illuminati dal sole sembrano una cascata d'oro. Sorride, poi immerge delicatamente le mani nell'acqua, portandola al viso per rinfrescarsi. L'acqua fresca, quasi fredda, dona alla sua pelle accaldata dal sole una meravigliosa sensazione di sollievo, per un attimo si sente come una rosa che sta sbocciando; adesso riesce a distinguere chiaramente le parole del piccolo fiume e lo ascolta come immersa in profonda e serena meditazione, inondata dal profumo dei fiori e dell'erba fresca. Dietro lui, senza distogliersi dalla radio, chiede senza interesse se l'acqua sia fredda, lei ad occhi chiusi risponde che no, non è fredda, è fresca piuttosto, e avrebbe quasi voglia di fare un bagno; solo quando lui le ripete la domanda si accorge che quella risposta l'ha solo pensata. Perduta la concentrazione si sofferma ad osservare le pietre scure che giacciono immobili nel basso fondale, così perfettamente smussate, levigate, rese perfettamente lisce dall'erosione dell'acqua; le ricordano le opere di certi vecchi artigiani, opere straordinarie realizzate da mani abili seppur callose, frutto di un lavoro lento, certosino; le mani dei Mastri Artigiani, vedere all'opera quelle mani è uno spettacolo indimenticabile, mani capaci di creare bellezza pura dagli oggetti più semplici o insignificanti. Di quegli uomini adesso non ne rimangono molti, è una razza quasi completamente estinta, un grido da dietro la fa sobbalzare: c'è stato il pareggio. Lei si gira e lo guarda smarrita, chiedendosi chi sia quell'uomo con quel ghigno di soddisfazione stampato sulla faccia, lui ricambia lo sguardo e agita il pugno in segno di vittoria, poi lui si alza e senza perdere quel sorriso a denti stretti improvvisamente esclama: "mi sono rotto, adesso ce ne andiamo.". Il rumore dell'auto che si accende sovrasta la soffice voce del fiume, l'odore acre dei gas di scarico e dello spray per cruscotti prende il posto del delicato profumo di fiori e di erba, lui accende l'autoradio che esplode in un terremoto di musica techno, con un imprecazione finalmente riesce a sintonizzarla sulla radiocronaca della partita. L'auto parte, la ragazza se ne sta appoggiata con la testa contro il finestrino socchiuso, cercando in quegli ultimi istanti di catturare tutte le immagini e le sensazioni di quel pomeriggio, di fissare nella memoria il racconto che il piccolo fiume le stava narrando; lui le impone di chiudere completamente il finestrino, la sensazione di freschezza provata prima adesso viene sostituita dall'alito ghiacciato del condizionatore d'aria, e quando -solo pochi chilometri dopo- finalmente le sembra di aver rimesso insieme tutti i pezzi della parte di racconto che ha potuto udire, un'altro folle grido annuncia il goal segnato dalla squadra di lui: stasera grande cena con tutti gli amici, occorre festeggiare. Le parole del piccolo fiume si perdono nel nulla." ti porterò sempre nella mia Anima cash. iris
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