... il bello che, spesso, mi capita che non so nemmeno io dove andrà a finire quello che sto scrivendo. È come se la storia si raccontasse da sè... va avanti da sola e io non ho alcun potere per cambiarne le sorti.

Sto farneticando? Forse... ma succede davvero.

Il punto è questo. Nel corso del racconto salta fuori un numero di cellulare di una persona... diciamo scomparsa (non voglio svelare troppo). La domanda legittima è: si può intercettare il telefono? Sapere in che posto si trova? Naturalmente sì. Prima era prerogativa delle sole forze dell'ordine. Oggi chiunque può richiedere questo tipo di servizio e monitorare i movimenti del proprio figlio o del proprio marito... terribile, eh? Ma questo è un altro discorso.

Torniamo al tema di cui sopra. Ho scritto questo benedetto pezzo in cui si tenta di rintracciare il telefonino... ma non avendo idea di che tipo di apparecchiature si hanno a disposizione (dubito che se chiamo la polizia, mi diano questo tipo di informazione), e non avendo trovato nulla di preciso in rete, mi sono dovuta inventare qualcosa.

Sottopongo adesso, alla vostra critica, il pezzo che ho scritto, chiedendovi di giudicare soprattutto la chiarezza e la credibilità del pezzo.

Eccolo di seguito.

Il cellulare di Janet, infatti, era ancora acceso e stava squillando. Ray sentì salire il livello di adrenalina nel proprio corpo.
Quella che a Roger sembrava l’equivalente di una scatola di cioccolatini stava, invece, eseguendo i suoi calcoli matematici per rintracciare il segnale radio emesso dal cellulare e su un monitor andava restringendosi una mappa degli States. Si riusciva già ad intravedere il profilo di Manhattan quando qualcuno rispose alla chiamata.
Ray ebbe un sussulto. Non sentì nessuna voce. Solo un brusio indistinto. Ebbe l’istinto di parlare, ma sperò che, chiunque fosse stato ad accettare la chiamata, non avesse messo giù finché l’apparecchio non fosse stato individuato con precisione. Pochi secondi ancora di fruscio e poi più nulla. E dal monitor scomparve anche Manhattan.

Che ne pensate? È troppo contorto? Oppure rende il senso del discorso???
È da buttare???

Sperando di avere al più presto un commento... vi mando tanti baciotti!!!

Un sorriso, Titty

Indipendentemente dall'aiuto preziosissimo dei nostri concertisti sono convintissima che dentro di te hai la forza necessaria per realizzare quei miglioramenti che desideri......

A mio avviso devi tuttavia estraniarti dal mondo reale che ti circonda e che ti disturba nel momento in cui la tua creatività si manifesta e le parole, le frasi ti scorrono via , abbondanti come le acque di un fiume in piena.
Coraggio!!!!
Mi hanno insegnato, e te lo confermerà anche Marcello, che quando si suona per un concerto, scoppiassero le bombe, nessuno si ferma, a meno che non vengano a portarci via di peso completamente assorbiti dalla propria arte.

Io mi concentro esclusivamente nella mia esecuzione e guai a chi mi disturba!Vai avanti con coraggio e facci sapere come stai proseguendo.

Elena

Edited by - Elena Fiorentini on 22/10/2004 14:07:54

Volete leggerla?

Decisero di utilizzare i computer per le intercettazioni telefoniche che avevano nei nuovi laboratori della squadra scientifica. Sicuramente quelli erano in grado di rintracciare anche il segnale radio emesso dai cellulari.
Appena arrivato, Ray chiese di Peacock, ma quel giorno era di riposo. Si accontentò di parlare con un altro detective, Edgar Gonzago. L’uomo, sulla quarantina, era di origine messicana ed aveva un fisico piuttosto tozzo. Anche le mani erano piccole e tozze, ma si muovevano rapide sulla tastiera. Ad incontrarlo per strada, Ray non avrebbe scommesso un centesimo che Gonzago era un vero esperto in quel tipo di ricerche.
“Avete cercato la persona giusta.” aveva ripetuto un paio di volte Gonzago.
Solo fortuna, avrebbe voluto rispondergli Ray, ma preferì tacere.
Gonzago indossò una cuffia molto simile a quella usata sulle portaerei, consegnandone una a Roger. Ray alzò il ricevitore del telefono, senza comporre il numero. Per un istante temette che il loro uomo potesse accorgersi dell’inganno e sbarazzarsi immediatamente del pericoloso fardello.
“È una linea protetta.” disse Gonzago, che aveva intuito suoi dubbi, “Non apparirà alcun numero sul display.”
Rassicurato dalle sue parole, Ray compose il numero e nella stanza calò un innaturale silenzio. Tutti sembravano trattenere il fiato. Pochi secondi e Cassie, l’unica che non poteva sentire, si rese conto che tutto stava andando come sperato. Il cellulare di Janet, infatti, era ancora acceso e stava squillando. Ray le sorrise. La sua intuizione era stata a dir poco geniale.
Gozango, intanto, aveva visualizzato sul monitor una mappa degli States che andava velocemente restringendosi verso la costa orientale. Si riusciva già ad intravedere il profilo di Manhattan quando qualcuno rispose alla chiamata.
Ray ebbe un sussulto. Non sentì nessuna voce. Solo un brusio indistinto. Ebbe l’istinto di parlare, ma si fermò. Qualcuno avrebbe riconosciuto la sua voce? Sperò che, chiunque fosse stato ad accettare la chiamata, non avesse messo giù finché l’apparecchio non fosse stato individuato con precisione. Pochi secondi ancora di fruscio e poi più nulla. E dal monitor scomparve anche Manhattan.
“Cos'è successo?”
“Spiacente.” disse Gonzago, “Hanno spento il cellulare.”
“Cosa?”
“Non è possibile!” sbraitò Ray, riprovando a fare il numero, ma quella era la dannata realtà. Pochi secondi prima di ottenere il primo, vero, importante risultato di tutta l’indagine, le speranze erano svanite come vapore nell’aria.

Che ne dite?

Un sorriso, Titty