LORENZO - 11 NOVEMBRE 1918
Lorenzo nella divisa grigio-verde stringe le spalle,
si stende a terra e si rifugia nelle sue viscere,
intorno rabbiose raffiche fendono l'aria,
quanta umana sofferenza la concima !
Lorenzo scende il letto dimenticato,
dopo la prima notte da libero italiano,
ma i piedi piagati sono in carne viva,
paga il dolore per la lunga odissea
che da Belgrado prigioniero l'ha riportato a casa a piedi,
che è forte come la febbre malarica che continua a martoriarlo.
Lorenzo guarda i reticolati,
scorge in lontananza querce giganti,
il cielo al tramonto gli suggerisce neve,
sente il fastidio del fresco ricordo,
quei poveri compagni morenti nella terra di nessuno
a chiedere, a supplicare, a gridare,
a spegnersi nel dissanguamento.
Lorenzo che era un giovanotto di 95 chili
ora è uno scheletro,
non viene quasi riconosciuto
dalla madre ammalata,
e quando gli occhi s'incrociano con lei
sono offesi dalla lontananza,
ma quanta gioia poter tremare,
e lasciarsi accarezzare,
e non poter parlare
strozzati dall'emozione,
paralizzato dall'incredulità,
finalmente vestito della propria dignità,
lasciar andare ogni emozione libera
finchè la stanchezza non oblia ogni pulsione.
L'11 novembre 1918 Lorenzo
riemerge dal sopravvivere,
ora non ci sarà stagione
che non ringrazierà Dio del maturare del grano,
o della abbondante vendemmia,
del profumo dell'erba medica sfalciata,
della soave pace della campagna friulana,
del poter respirare l'aria purificata dalla tempesta,
senza dimenticare mai il coraggio di vivere!
di Zanin Roberto