E' un film delizioso dalla prima all'ultima inquadratura, diretto dalla regista anglo indiana Gurinder Chadha, la sua sensibilita' di donna appartenente a due mondi e a due culture racconta la seconda generazione degli immigrati dall'Asia in un paese dell'occidente, la Gran Bretagna. I giovani dibattuti tra il rispetto delle tradizioni che i loro genitori hanno trasferito nella nuova patria e il desiderio di far parte completamente del nuovo mondo in cui vivono.Attraverso il sogno della protagonista Jess Bahmra di seguire le orme del calciatore Beckham, la regista, con saggezza molto orientale, mostra come sia possibile, anzi necessario, poter vivere contemporaneamente le due realta', sfruttare le occasioni di una societa' piu' dinamica senza abbandonare la strada della propria tradizione e della propria cultura, arricchendo se' stessi e l'ambiente circostante senza doversi annullare.
Gli attori non paiono recitare, ma addirittura vivere la trama di "Sognando Beckham" e vale la pena comprarsi il cd della colonna sonora.
"L'importante e' partecipare, non vincere", dichiarai io commosso alla giuria che mi stava premiando tempo fa ad Eilat dopo essere arrivato quarto in una gara di tiro con l'arco ed aver ricevuto ugualmente la medaglia d'oro e il titolo perche' i tre che mi precedevano in classifica erano dovuti partire due ore prima della premiazione.
"Vincere a qualsiasi costo", era l'incarico che qualche mese fa mi diede il nostro Grande Admin Beppe :"devi organizzare e allenare una squadra di calcio che rappresenti degnamente l'isola di Concerto di Sogni alla finale galattica con la squadra di Amazon City, :"o la nostra squadra vince il torneo, oppure non ti riconfermo allenatore per la prossima stagione".
"Ragazze... "esordii rivolto verso le titolari della squadra "se non darete tutte voi stesse in questo ultimo incontro, io perdero' il posto".
Un secondo di silenzio di ghiaccio tale che potevate affettarlo.
"Bene", "Grande notizia", "Ok", "Finalmente potremo avere lo stesso allenatore carino del film 'Sognando Beckham'", esplosero tutte insieme le nostre affezionate ragazze gettando per terra le tute e uscendo dal campo su cui sotto una pioggia battente le stavo allenando a forza di centinaia di flessioni e di saltelli e di interminabili esercizi di tiro in porta.
Venne il giorno della finale, all'inizio del primo tempo schieravamo :
Elenafior in porta, Mina e Clara terzini, Consuelo, Colobri' e Monica a centrocampo, Nicky e Simo mezze ali, Magicamanu e Saphir alle due ali, Fiordiligi centroavanti.
Le nostre avversarie della squadra di Amazon misero in campo undici lottatrici di sumo, poco sportivamente volevano vincere e non solo partecipare.
Segnarono al primo secondo del primo tempo e poi presero a passarsi la palla tra loro, non lasciandocela toccare e prendendosi beffe di noi. Pur ruotando tutta la rosa disponibile, - inserii Monica, Ohara, Opheljia, Samsara, Lissa, Caterina, Elisabetta e Daniela Ricca, e per fortuna gli arbitri, dato che era scesa la nebbia non si accorsero che eravamo il doppio delle nostre avversarie, - il risultato non cambiava, le nostre ragazze non riuscivano a rimontare.
"Ragazze..." cercai di incoraggiarle durante l'intervallo, "se perdiamo la partita, la prossima stagione non potremo partecipare e non potrete piu' allenarvi sotto la piogga e la neve e il vento gelido!".
Un secondo di silenzio di ghiaccio tale che potevate affettarlo.
"Bene", "Grande notizia", "Ok", "Finalmente potremo avere un po' di tempo per uscire con i ragazzi", esplosero tutte insieme le nostre affezionate ragazze gettando per terra le tute e lanciandomi sguardi di fuoco.
Mancava mezz'ora alla fine del secondo tempo e scoraggiato abbandonai lo stadio, mi sedetti sconsolato su un prato vicino, cupi presagi per il mio futuro di allenatore iniziavano a ronzarmi in mente, quando vidi un pallone levarsi ed abbassarsi come se un elastico lo legasse ai piedi di una ragazza bruna che pareva instancabile nel zigzagare e scartare gli alberelli e i fiori, come fossero avversari sul campo. Mi vide, raccolse il pallone tra le braccia, si avvicino' e senza perifrasi mi parlo' :"Ho visto in che guaio siete, io mi chiamo Concertina, Diega Armanda Concertina, il mio sogno e' giocare nella tua squadra, tu hai bisogno di me, adesso". I suoi profondi occhi scuri mi trapassavano e leggevano la mia disperazione interiore e non ci fu bisogno di risposta, non avevo nulla da perdere.
Entrammo nello stadio, nessuno ci noto', tutto il pubblico, l'arbitro e i guardalinee erano intenti a gridare entusiasti allo spettacolo della squadra di Amazon che giostrava il pallone, mentre le atlete di Concerto, rassegnate, si erano sedute in panchina e applaudivano ormai anch'esse le nostre avversarie.
Concertina attraverso' la linea bianca di fondo, in tre salti si porto' tra due avversarie, si impossesso' del pallone e lasciando tutti di stucco corse verso la porta e segno' il pareggio.
Il silenzio scese sullo stadio, le nostre giocatrici galavanizzate tornarono in campo, le nostre avversarie infuriate si apprestavano a riprendere il gioco, ma poterono effettuare solo un passaggio, Concertina allungo' il piede destro, alzo' il pallone e se lo porto' sul tacco sinistro, con un colpo deciso lo mando' avanti a superare l'intero centrocampo delle Amazon. Mentre lei si spostava all'ala sinistra, il pallone, evidentemente colpito da un effetto straordinario, parve raggiungerla docilmente, lo sfioro' leggermente e la sfera si avvito', sali' di sei metri, ridiscese a picco, rimbalzo' quattro volte, scartando l'intera difesa, si arresto' di fronte alla porta avversaria e attese che il portiere si avvicinasse, poi si mosse all'indietro e poi a destra e poi a sinistra e poi supero' l'ostacolo e si avvio' allegramente nella rete.
Era il quarantacinquesimo minuto del secondo tempo, la squadra di calcio femminile di Concerto di Sogni aveva vinto la coppa dei campioni della galassia.
Fui riconfermato allenatore, tanto con Diega Armanda Concertina in squadra le altre ragazze potevano fare anche a meno di allenarsi ed avevano finalmente il tempo di essere corteggiate e cosi' non se la prendevano piu' con me.
E avvenne che un giorno il nostro Grande Admin Beppe mi diede un nuovo incarico di prestigio: allenare la squadra femminile per partecipare e vincere alle Concertiadi.
Dirlo alle ragazze, sto ancora cercando il coraggio.
Roberto