"Posso sedermi accanto a te?" chiese la signora alla bambina seduta in seconda fila dell'autobus 23 della linea Piazza Garibaldi - Via Piave.
La piccola non rispose subito. Sorrise sgranando incredibili occhi azzurri e volse la testa verso il posto vuoto.
Poi, dopo un silenzioso, lungo momento : "Credo che Zoran sia d'accordo, Puo' sedersi".
"Grazie molte" rispose la signora con il cappellino marrone mentre si accomodava sul sedile accanto alla bimba.
"Sei sola carina?" le chiese per essere gentile.
"No, signora" rispose la piccola "sono con Zoran".
"E' il tuo peluche?" continuò la signora a cui il cappellino cominciava improvvisamente a diventare stretto,
"Oh, no…. Zoran, un peluche!? " e cominciò a ridere mettendosi la piccola mano sulla bocca .
Intanto, non solo il cappello, anche il cappotto della signora cominciava a rimpicciolirsi; e anche la donna si sentiva strana.
Le sue rughe cominciavano a sparire, i muscoli diventavano tonici, gli occhi riacquistavano un'antica luminosità.
Alla terza fermata, quella di Piazza Fiume, la signora era tornata indietro di cinquant'anni.
"Ci sei Marina?" sentì chiamarsi da un tempo e da un luogo che le salivano dal cuore.
Con gli occhi chiusi e abbracciata a suo padre, si rivide nel vento freddo delle mattine d’inverno: si rivide con la sciarpa rossa che le copriva la bocca e che le restituiva il suo alito sbuffante, la pelle del viso investita dalle minuscole goccioline di nebbia e la felicità di stare vicino al suo papa’ che ogni tanto le raccomandava: “Tieniti forte e non aprire la bocca”.
Ma suo padre non poteva vederla. E lei si teneva forte e continuava a parlare sottovoce con il suo amico.
Anzi la sua amica. Erano proprio uguali, avevano entrambe la stessa età, due trecce lunghe sulle spalle e lo stesso visetto delicato.
Marina l’aveva incontrata in un pomeriggio terribile.
C’era un temporale e i lampi illuminavano la sua stanza con bagliori improvvisi che la terrorizzavano.
La sua mamma e il suo papà erano andati dalla nonna che stava male e lei era sola in casa e aveva tanta paura.
Per fortuna arrivò Sea e insieme avevano cominciato a parlare.
D’allora Marina non fu piu’ sola perché aveva quell’amica segreta con cui divideva ogni momento del giorno e della notte.
Poi un giorno, così come era venuta, Sea se n’era andata.
Era stato in quella notte d’inverno, quando Marina, poco più che ventenne, durante una gita sui monti, si era stretta nel sacco a pelo con il suo amore…
Le stelle brillavano, la luce della luna rendeva piu’ bianco il suo viso e il cuore le diceva che non sarebbe stata mai più sola….
"Sea, amica lontana, amica per sempre …"sorrideva la signora Marina mentre accarezzava con gli occhi la bimba seduta in seconda fila dell’autobus e il ricordo della sua fanciullezza le riscaldava il cuore.
“E' bella come un angelo e il suo amico Zoran è molto cortese”, pensava.
A via Piave, l’autobus si ferma generalmente per dieci minuti. L’autista scende e fa’ un giro di controllo tra i sedili: “Signora, posso aiutarla a scendere?” disse rivolgendosi all’ anziana signora con il cappellino marrone, seduta in seconda fila del suo autobus ormai vuoto.
La signora apri’ gli occhi di colpo e, ringraziando l’autista si raccomandava “Faccia scendere prima la mia amica Sea, per favore. Sa’, abbiamo la stessa età ma lei è rimasta a lungo in montagna…..”