Dalla collina videro la fiammata nella valle, troppa era la lontananza per udire anche il boato e poi le sirene, ma nessuno aveva dubbi sul fatto che anche stavolta fosse un autobus diretto alla citta' costiera.
Il kibbutz di Reves sorgeva sulla cima, la vista del lago di Galilea da una parte e della pianura dall'altra solitamente rasserenava gli occhi, ma quel mattino c'era stato solo contrasto tra gli animi in preda allo sconforto e il rigoglioso parco che avvolgeva i moderni fabbricati di quella cittadella che ospitava un centro culturale universitario.Mazal era una dottoressa in medicina, era alta e magra, le guance sempre arrossate dall'entusiasmo, teneva i lunghi capelli biondi legati da un laccetto, incurante che il poco trucco e i vestiti casual nascondessero la sua bellezza, gli occhi erano azzurro scuro, come quel mare poco lontano, le mani si agitavano al ritmo delle sue parole. Era stata invitata a tenere una conferenza su un argomento in cui si era specializzata e il numeroso pubblico che occupava tutte le sedie dell'unica sala della piccola palazzina dalle grandi vetrate era incantato dalla chiarezza dell'esposizione.
"...ed e' proprio nella zona del Mediterraneo che possiamo riscontrare la diffusione dell'anemia mediterranea che sconvolge le normali attivita' dell'emoglobina, insorge nei bambini e viene trasmessa quando entrambi i genitori sono portatori del difetto genetico.
Ma vorrei portare la vostra attenzione su una forma particolare della malattia, chiamata 'ebraica', colpisce da piccoli e puo' essere fatale
entro i cinque anni di eta'. E' presente tra gli ebrei Askenaziti e cioe' di origine dall'Europa Orientale, meta' della popolazione di Israele ha tale origine e quindi e' affetta e cosi' pure si riscontra tra gli ebrei Askenaziti negli Stati Uniti. Questo gruppo della
popolazione ebraica e' portatore del difetto genetico dieci volte di piu' della popolazione non ebraica, uno su venticinque contro uno su duecentocinquanta, da qui il nome di 'talassemia ebraica'".
Rav Oyvavvoy, il rabbino della piccola comunita', si scopri' a pensare ironicamente :"...e come se non ci bastasse il resto, abbiamo anche le nostre malattie private adesso..."
Il resto, non c'era mai stato tempo in cui non ci fosse il resto, non c'era mai stato luogo, generazione dopo generazione tutti avevano sempre avuto qualche vicenda da raccontare. La sua stessa famiglia era di origine mesopotamica ed era fuggita dai ghetti tra il Tigri e l'Eufrate, fuga dopo fuga, accettare ogni volta la realta', il proprio mondo sempre in fiamme, fino a non esistere piu', non serviva mai a nulla nascondere la verita' dietro la fantasia, anche se ogni volta faceva male. Ogni volta un addio, una nuova ora di rimettersi in cammino, un uomo con la barba lunga che gli incorniciava il volto dagli occhi gonfi, un vestito di stracci, gli stivali bruciacchiati dalla bollente sabbia del deserto su cui arrancava ansimando a fatica, un polveroso sacco sulle poderose spalle ora incurvate dal peso e colmo della quantita' di tradizione e racconto che gli sarebbe appena bastata per raggiungere il luogo lontano dove era diretto, a miglia e miglia, l'ultimo dei rifugi dove sperava che loro non sarebbero mai venuti a cercarlo.
"I sintomi, tipici di ogni talassemia di qualsiasi gravita', sono
neurologici, con la sospensione o la perdita di controllo sui muscoli o sui diversi organi, in pratica l'intero sistema corpo viene rallentato".
"Figlio mio, stai attento...non rispondere, non farti vedere"
"Perche' padre?"
"Perche' io, quando uscivo al mattino, non sapevo se sarei tornato a casa. E non ci pensavo neppure, non avrei potuto farci nulla. Ho imparato il fatalismo figlio mio. Nasconditi"
"Ma padre, tu hai difeso te e i tuoi cari, io non voglio nascondermi, per cosa avresti difeso la vita di tutti altrimenti? io non staro' zitto...ma...perche' sorridi padre?"
"Perche' hai imparato la lezione, figlio mio".
"Nella letteratura medica si parla dell'insieme dei muscoli e degli
organi che rallentano e a poco a poco si fermano, ma non ho trovato specificamente un richiamo al cuore che smette di battere per poi riprendere". Sia la relatrice che i presenti risero a quella battuta conclusiva della conferenza.
"Be', come e' andata, mi chiamerete ancora?", la ragazza stuzzico' Rav Oyvvavvoy, bruno era lui quanto chiara era lei, i due mondi ebraici affiancati, sefardita mediterraneo e askenazita europeo, si ritrovarono vicini sul porticato della palazzina, tra le fronde di melograni e il profumo del mirto, forse sapevano gia' di amarsi e si parlavano come si conoscessero da sempre.
"Sai Mazal.." lui abbasso' la voce come se le volesse bisbigliare un segreto "se vuoi vederla in modo piu' romantico, c'e' un'altra versione sul cuore degli ebrei. Pero' guarda che e' solo una leggenda di autore ignoto e la notizia della sua esistenza viene tramandata nelle riunioni che si tengono segretamente a ogni fine del Sabato
nella sede del nostro complotto mondiale ebraico, New York, 5th avenue, numero civico 5763, ma qui lo dico e qui lo nego..." Lei rise al buffo accostamento delle crudeli leggende che si narravano sul loro popolo con il numero che richiamava l'anno secondo il calendario lunare ebraico, il 5763.
Si sedettero su una grossa roccia e rav Oyvvavvoy trasse dalla tasca un foglietto e una matita e traccio' uno schizzo:
"Guarda Mazal, apparentemente la rilevazione elettrocardiografica del cuore di un ebreo in buona salute e' la seguente:
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Poi ogni tanto succede qualcosa che rende un ebreo malinconico e chiuso al mondo esterno e la rilevazione elettrocardiografica appare come segue:
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Eppure l'ebreo e' vivo e vegeto e appare in buona salute.
L'unica spiegazione plausibile e' quindi che sia lo stato della tecnica a non essere abbastanza avanzato, se esistesse in commercio un ellettrocardiografo ebraico a rilevazione inversa, la traccia lineare comparirebbe in realta' come segue:
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Il cuore quindi batte regolare, solo che lo fa al contrario e il suo
andamento non e' rilevabile dai comuni elettrocardiografi.
Quest'ultimo tracciato e' la copia di una segretissima rilevazione
effettuata in una delle nostre riunioni del Sabato in sinagoga...ci verrai ogni tanto, vero?
Quindi la risposta alla questione e' che si tratta solo di apparenza se il cuore di un ebreo si ferma per un po', in realta' quando avviene qualcosa che non capisce esso si scherma per curarsi lontano dal mondo.
Che ne dici Mazal, quanta gloria ci ricaveremo a rendere pubblico il
'segreto del battito sospeso?'".
L'interminabile risata di lei si arresto' e si tramuto' in un sorriso del cuore, il sole stava calando, l'aria tersa di quella Terra si coloro' di pietra al tramonto.
Era il tempo di rientrare e di recitare la benedizione del ringraziamento di poter essere vivi, le loro mani unite ad accendere le candele del Sabato, in quella luce il ricordo del passato, il senso del presente e la speranza del futuro.
"Ogni parola contiene un segreto, il segreto di chi la pronuncia, e ogni segreto sara' la porta di un altro segreto ancora, finche' o non ci saranno piu' parole o la tua mente non avra' piu' spazio per contenere i segreti."
Rav Oyvavvoy non nacque mai e non mori' mai, come il pensiero dell'essere umano. Trascorse la vita in un villaggio ebraico vicino a qualche luogo, i suoi occhi videro tutto ma mai abbastanza e fu ricordato come "la memoria dell'uomo". "Oyvavvoy" in ebraico e in yiddish e' l'equivalente di :"mamma mia, che disastro!" e viene pronunciato portando una mano alla bocca e sgranando gli occhi increduli, meglio se in sottofondo risuona beffarda la musica di uno strumento a corde.
(...da "I racconti di Reves")
Roberto