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 Composizioni a tema: Il Natale
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ophelja
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Inserito - 07/12/2003 :  00:56:13  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a ophelja
Il Natale si avvicina.
Da sempre è uno dei temi preferiti da quanti sentono il bisogno di recuperare la dolcezza delle cose semplici.
Magari con una composizione in tema.

Il presepio

Ricordi, bimbo mio, quando la fronte baciavi al Bambinello
nel presepio arrangiato della nonna
che nella stalla del Santo Redentore
aveva soltanto il somarello?

La stella c'era, ma non aveva coda,
e alla Madonna, come a San Giuseppe,
mancava sempre un pezzo del mantello.

Anche i Re Magi, soli e senza scorta,
sembravano alquanto poverelli:
quello a cavallo non aveva sella,
gli altri due seguivano un cammello
che oro e incenso con gli anni aveva perso,
nelle soste sbadate nei cassetti,
mentre un pastore suonava la zampogna
in mezzo a un gregge di pecore incollate…

Eppure erano belli quei momenti.
Il presepio era lì: tu lo guardavi con gli occhi trasognati,
pieni di stelle,
per il mistero immenso del Dio Bambino nato nella stalla.

Con la manina incerta prendevi il Bambinello e lo baciavi
in fronte, con amore.
In quel presepio, pieno di magagne, non c'era nulla
fatto a perfezione:
ma quel Piccino, roseo e paffutello, ne sono certa,
gradiva l'attenzione.


Edited by - ophelja on Dec 07 2003 00:57:43

leda cossu
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Inserito - 07/12/2003 :  15:45:14  Mostra Profilo  Visita la Homepage di leda cossu  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a leda cossu
...
... un passo al giorno con i magi, per mano di un bambino


Dalla pianura ha risalito il monte,
il mio presepe è ora calabrese.
Timpe sbalzate, cascatelle e case.

Ruote giranti davanti alla capanna
portan pastori e grandi meraviglie.
L’acqua fatta di specchi ed i mulini
han fatto spazio ai sentieri ed ai monti.

L’acqua sbalzata dai monti del presepe
al di sotto del piano ora è raccolta.
Un motorino di vecchia lavatrice
la spinge e la ricicla per magia.

Un anno… veli da culla,
un altr’anno il camino
a raccoglier la scena, a far brillar le luci.
Piccoli fuochi su casette in scala
a immaginar luoghi lontani e cieli.

Di padre in figlio si ripete l’arte,
di mano in mano rimane la memoria.
I magi sono per strada, arriveranno,
un passo al giorno, per mano di un bambino

Il respiro che scalda nel silenzio,
è dell’asino buono, è del bue.
L’abbraccio della madre è caldo,
li avvolge il busto chino di Giuseppe.


Edited by - leda cossu on Dec 07 2003 16:49:37Vai a Inizio Pagina

ophelja
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La coperta di stelle

Quella notte, a Natale,
c'era la tormenta.
Soffiava il vento e cadeva tanta neve.
L'orologio segnava già le dieci,
come i tuoi anni,
appunto,
appena dieci.
Arrivasti vestito col cappotto,
stivali, guanti, cappello ed un fagotto.
"Presto", dicesti ,
"ma non avete cuore?
Gesù sta per tornare in mezzo a noi
e vorreste forse farGli questo affronto
di lasciarLo da solo in quella stalla,
senza una maglia, un manto,
o una coperta?"
Apristi poi il pacco che portavi
e noi, vedemmo,
non senza meraviglia,
una coperta, semplice, perfetta,
fatta di stelle d'oro ritagliate.
Su ognuna c'era un nome a stampatello:
mamma, papà, Silvia, Simona, Andrea…
tutti i tuoi cari,
anche i più lontani,
perché, dicesti , che in quella notte buia
il fuoco avrebbe perso il suo calore
e per scaldarsi meglio,
il Bambinello,
avrebbe avuto bisogno dell' amore.


OpheljaVai a Inizio Pagina

luisa camponesco
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Inserito - 07/12/2003 :  20:12:04  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco
Notte incantata


In questa notte che sembra fatata
china sulla grotta mi fermo a guardare
un bimbo che nasce in questa nottata

Un bimbo che porta pace ed amore
in questo mondo ancora irrequieto
colmo di rabbia e di molto dolore.

Ma c’è la speranza per tutte le genti
viene dal cielo e sotto una stella
porta la pace e sollievo alle menti.


Vorrei portare anch’io il mio dono
ma le mie mani ancor sono vuote
e io già ti chiedo di darmi il perdono.

Bimbo adorato che per amore sei nato
io ti attendo con tutto il mio cuore
in questa culla che ti ho preparato

Ho acceso le luci e tutto ora brilla
or che ho finito di fare il presepio
chiudo la porta e mi sento tranquilla.


Luisa


Edited by - luisa on Dec 07 2003 20:13:21Vai a Inizio Pagina

sissunchi
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Inserito - 13/12/2003 :  18:04:47  Mostra Profilo  Visita la Homepage di sissunchi  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a sissunchi
Io non so scrivere poesie...inserisco questa mia piccola favola, spero sia gradita lo stesso...

HANNO RUBATO LA STELLA COMETA

Era la notte di Natale…..un soffio, come un vento leggero, simile a una carezza mi ha svegliata….era troppo buio, un buio innaturale….il cielo non aveva stelle, l’aria non aveva il magico profumo che inebria e allarga il cuore in notti come questa….solo una voce si sentiva venire dal cielo, un sussurro….”hanno rubato la stella cometa…”

Solo io sentivo quella voce? Nelle case intorno voci di festa…..risate, tavole imbandite, nessuno sentiva o nessuno ascoltava? Eppure qualcuno doveva accorgersi che il cielo non aveva stelle….eppure qualcuno doveva sentire…..l’avvocato, il notaio, il ricco industriale, l’operaio….nessuno…nessuno ascoltava, in fondo cosa importa se manca la stella cometa?

Altre voci….voci di bambini, come un tam tam che viaggiava invisibile “ andiamo….andiamo a cercarla” e quelle voci avevano un volto….il bambino soldato con il mitra in spalla, il bambino violato nel suo intimo, il bambino che lavora in fabbrica, il bambino che tiene per mano una mamma tanto stanca, il bambino che vive in una scatola di cartone….un piccolo esercito di anime pure….di anime che volevano quella stella cometa.

Chi era il ladro? Perché? Dove nascondere un tanta luce? Si può nascondere la luce e al suo posto rendere il buio?

E nel buio…..in questa notte che doveva essere magica, al freddo….partirono a cercare quel fascio di luce, che indica la nascita, la rinascita…..la luce, la voglia di un nuovo giorno, camminavano tenendosi per mano, uniti in unico desiderio, ridare a quella notte il suo senso, la sua magia, erano bellissimi i loro visi, camminare senza sapere dove…ma solo sapendo perché…

Iniziò a nevicare….altre anime stupende si erano aggiunte….i 3 bimbi di una mia amica, scesi dal cielo per dare una mano, si anche il mio bambino e i vostri bambini, un vecchio hangar abbandonato, si fermarono a riposare….il bimbo soldato lasciò fuori il suo mitra, l’altro la sua casa di cartone, piano piano come se lasciassero dei doni, anche il bimbo operaio lasciò in terra il suo lavoro….e quello a cui avevano rubato la gioia, abbandonò in terra il dolore….a vederli da lontano era un presepe fuori da ogni realtà…la mamma stanca strinse a se il suo bimbo, il suo bimbo di pochi anni che si prendeva cura di lei…..e il ladro?

Il ladro li guardò e capì….solo allora capì che nessuno può rubare una stella cometa….ci sono tante persone, che l’hanno dentro la vita, la magia, il mistero della notte di Natale e che vicino al cuore hanno una stella cometa tutto l’anno, nulla lui poteva contro questo…..si sentì meschino e solo…piano…in silenzio pose in cima all’hangar la stella rubata…aggiunse luce alla luce….andò via da solo….sconfitto….era Natale di nuovo….

sissuVai a Inizio Pagina

rosa blu
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Inserito - 13/12/2003 :  19:19:34  Mostra Profilo  Visita la Homepage di rosa blu  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a rosa blu
Sentite che carina!!!!

L'agnello belava dolcemente.
L'asino tenero, si allietava
in un caldo chiamare.
Il cane latrava
quasi parlando alle stelle.
Mi svegliai....Uscii... Vidi orme
celesti sul terreno fiorito
come un cielo capovolto.
Un soffio tiepido e soave
velava l'albereta:
la luna andava declinando
in un occaso d'oro e di seta
apersi la stalla per vedere se Egli
era là...
C'era.....


Poesia di Juan Ramon Jmenez

rosa blu

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Beppe Andrianò
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Inserito - 14/12/2003 :  20:49:25  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Beppe Andrianò  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Beppe Andrianò
Non posso piu' evitarmi di partecipare a queste splendide sfide di Mastra Opheljia.
Come mio solito proverò a scriver di getto e quindi mi si perdoni se mi difetta l'intelletto.


Il pastore

Mi manca una pecora,
ancora una.
è la solita quella bianchina

Si e' persa, ancora, nella notte
la sento belare, verrà dalle grotte?

Non vedo piu' nulla, è già tutto nero
il cielo è coperto, coperto davvero.

Ma ecco una luce
che strana che bella
arriva da lì
da quella stella

Non penso a bianchina,
non conto piu il gregge,
mi sento guidare da un unica legge

Cammino più forte,
seguendo la luce non sento paura
non temo la morte

Continuo seguendo questo cammino
e infine lo trovo
il sorriso bambino

Bianchina ero io, perso nel gregge
sentivo il giusto ma non conoscevo la legge
Adesso davanti ho il mio pastore
è soltanto un bimbo ma sarà mio signore.

Buon Natale.

Beppe AndrianòVai a Inizio Pagina

paolo francia
Cittadino


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Inserito - 15/12/2003 :  11:29:35  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a paolo francia

Qui all'ospedale
stanno addobbando
l'albero di Natale
e sospiri ,lamenti
e mani protese
sorrisi pallidi

l'infermiera infila
la punta di vetro
alla cima d'abete
e poi a spirale
lo avvolge con filo
di luci e palline

la presa alla spina
e, come bambini:
chi batte le mani
chi ha occhi bagnati
chi chiama e non vede
che e' ancora natale

Hai scarpe per tornare indietro?


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ophelja
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Inserito - 16/12/2003 :  12:16:58  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a ophelja
La Novena di Natale

“Dai, sorellina, svegliati!”
L’esortazione mi arrivava ovattata, confusa tra i sogni del mattino.
Un bacio leggero e le coperte buttate all’aria erano il segnale di alzarsi, senza possibilità di
contrattare un altro scorcio di sonno.
Cominciavano così i nove giorni che precedevano il Natale: la Novena.
Il suono di questo nome assumeva nel mio inconscio la connotazione di un rito irrinunciabile, quasi una consacrazione di appartenenza ad un gruppo scelto, importante; insomma, di essere grande.
Ma avevo solo otto anni e tanto sonno in quelle mattine fredde di dicembre.
Mia sorella, già una signorina, aveva dovuto cedere di fronte a quella insistenza che
sapeva di capriccio e , a malincuore, aveva accettato di svegliarmi, vestirmi e cercare di tenermi sveglia durante la prima Messa del mattino.
“Metti anche la sciarpa” mi diceva sottovoce, mentre mi abbottonava il cappotto e mi calava un berretto di lana fin sugli occhi.
Guanti, scarponcini, calzettoni di lana…pronta.
Si usciva chiudendo piano la porta di casa, scendendo le scale in punta di piedi. Sul portone c’era già il primo gruppetto di amiche di mia sorella. Lungo la strada che portava alla chiesa questo gruppetto si ingrandiva e alla fine, fra tutte, eravamo una ventina.
Che impresa uscire all’alba! Davo la mano a mia sorella e, per la differenza di passo, restavo quasi sempre un po’ indietro per cui mi lasciavo trascinare chiudendo qualche volta anche gli occhi.
Entrando in chiesa, dopo quella passeggiata nel freddo, mi sembrava di avere tanto caldo e cominciavo a togliermi la sciarpa e i guanti.
Ma quel caldo durava poco; la chiesa era grande e gelata. Non si era nemmeno al Vangelo e già mi rimettevo la sciarpa cercando di accostarmi a mia sorella che, paziente, mi metteva una mano sulla spalla e mi stringeva a sé, accarezzandomi con lo sguardo.
Di quelle mattine non ricordo altro: so soltanto che il “freddo e gelo” del “Tu scendi dalle stelle” cantato a fine Messa, mi sembrava una giusta condivisione con il Bambino di Betlemme….


OpheljaVai a Inizio Pagina

Grazia
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Inserito - 19/12/2003 :  20:16:31  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Grazia
"Il mio Presepe"

Una Capanna,
con il tetto come panna,
i pastorelli
con i fardelli,
le pecorelle
e tante stelle.

I cammelli
son proprio belli,
con i Re Magi
nei paraggi.

Mentre la meta
è la Cometa,
riposa il bambinello
e l'asinello,
con il bue.

Pregano, Maria e
San Giuseppe in
questo mio Presepe,
compagno di ogni Natale,
sempre uguale,
ma diverso,
non si è mai perso,
tra i sentieri
della mia vita,
mi ha sempre accompagnata.

Mi rivedo bambina,
fanciulla e donna
con il mio bambino
a posare
Gesù Bambino.

Tra gioie e dolori,
continua il dolce rituale,
di ogni Natale.

GrazyVai a Inizio Pagina

ophelja
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Inserito - 21/12/2003 :  23:24:48  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a ophelja
Terzo mistero gaudioso: la nascita di Gesù

Era il millenovecentocinquantasette.
Quell’anno, nella domenica che precedeva il Natale, le maestre di catechismo avevano deciso di rappresentare i misteri gaudiosi.
Grande attenzione era stata posta nella preparazione del terzo mistero: la nascita di Gesù Bambino.
Due settimane prima era stata fatta la scelta per i personaggi più importanti: il ruolo di San Giuseppe era stato affidato ad un ragazzino, figlio di un sarto, e la parte della Madonna ad una piccola ragazzina bruna dagli occhi innocenti e luminosi.
La bimba non era consapevole di quello che rappresentava.
Con il vestito bianco della Prima Comunione, adeguatamente privato di pizzi e merletti, il manto azzurro, un lenzuolo da corredo su cui erano state cucite stelle di carta dorata, i capelli liberati dalla costrizione delle trecce obbligatorie, si vergognava un po’ di fronte a tutta quella gente in chiesa.
Il cuore le batteva e non guardava mai dalla parte del parroco che scattava le foto con una piccola macchinetta fotografica. In un angolo della chiesa, la sua mamma piangeva.
Anni dopo - quel parroco buono e carismatico era ormai morto - la bambina che aveva interpretato la Madonna ebbe fortuitamente quelle foto.
Tanti ricordi le vennero in mente.
Ecco, Nino che faceva il pastore“lo sai che è un importante direttore di una società di informatica?”..
Guarda San Giuseppe..”fa l’informatore scientifico..”
“e quest’angioletto? Ma è Elena...è morta tre anni fa’”
Con una lente d’ingrandimento guardò quei visi cercando di riportare alla mente tutti i nomi dei compagni di un tempo. La commozione le stringeva in un nodo la gola.

E capì anche perché la sua mamma aveva pianto quel giorno.

Edited by - ophelja on Dec 21 2003 23:27:41Vai a Inizio Pagina

primavera
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Inserito - 22/12/2003 :  01:35:05  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a primavera
Bimba ignara

Tu che giochi con le bambole
ridi,
scherzi,
giochi,
balli,
ma non sai il girotondo di persone
che giàvedono il tuo destino.

Tu li guardi con gli occhi dell'innocenza,
loro ti guardano
sapendo che la tua gioia
la tua serenità
sarà offuscata dall'odio
dal rancore.

Tu sei piccola
e ancora non sai
come i grandi, a volte
possono cambiare la tua vita.

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primavera
Cittadino



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Inserito - 22/12/2003 :  01:43:10  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a primavera
La mia poesia è dedicata ad una bambina che ha passato tanti Natali tristi a causa di vecchi rancori di grandi, pieni di stupidi orgogli..............................

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ophelja
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Inserito - 22/12/2004 :  13:22:40  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a ophelja

Ai miei tempi… - ma sono già così vecchia? - il Natale era una festa di tradizioni.

La novena, il cenone di magro della vigilia, il pranzo di Natale con la letterina sotto il piatto e, importantissimo, il presepe.

Si cominciava a prepararlo l'otto dicembre e, nel caso in famiglia non fosse disponibile un progettista-ingegnere, ci si accontentava di un fratello maggiore, di un padre di buona volontà, di uno zio studente, insomma di qualcuno che potesse costruire una solida base, meglio se con qualche meccanismo per l'irrinunciabile ruscello, per quello che sarebbe diventato , in abitazioni di normale grandezza, il fulcro d'attenzione in una stanza inutilizzabile per circa un mese.

Tutto era semplice e naturale.
Il muschio? Solo vero e terribilmente fangoso.
Muniti di un vecchio coltello da cucina, si andava in formazione a prenderlo alla villa comunale, vicino al laghetto.
Lo si poneva in una scatola di scarpe, con delicatezza, per evitare che le zolle si rompessero in pezzettini troppo piccoli.
Giunti a casa lo si deponeva sulla struttura predisposta e già munita di montagne fatte di carta.

La capanna per la Sacra Famiglia era un optional.
Solo i più abbienti, infatti, potevano permettersene una già assemblata, acquistata dal cartolaio più fornito; personalmente i miei santi Maria e Giuseppe si accontentavano di grotte fatte di pezzi di legno sapientemente sostenuti da mezzi mattoni nascosti da edera, o grotte di carta su cui brillava la stella cometa.
Sebbene la sacra rappresentazione volesse ricordare l’assolata Palestina, abbondavano i laghetti alpini fatti con specchietti sapientemente nascosti da zolle di erba. In quegli specchietti d’acqua "nuotava" di tutto: eleganti cigni bianchi, ochette, anatre e qualche volta, se il bambino di turno era testardo, anche alligatori e big jim.
In alcune famiglie, se il progettista-ingegnere era nei paraggi e disponibile alla sfida, si poteva avere anche un presepe con gli effetti speciali.
Cascatelle, ruscelli, e forse anche il sottofondo di musiche celestiali con illuminazione intermittente diventavano l’orgoglio del bimbo che aveva in casa una simile meraviglia...
Io la mia bella soddisfazione l’ho avuta nel 1956... quando mio fratello - ormai studente delle superiori – acconsentì a creare un piccolo ruscello a mano che – udite, udite – veniva attivato in occasione di visite programmate....
Peccato che a volte, sovvertendo l'ordine del Sacro Libro, il diluvio fosse successivo alla nascita di Gesù e si abbattesse, con inondazioni non previste, sulla scena della Sacra rappresentazione.

E allora sì che c'era da pregare…..pregare di essere tanto veloci per non farsi acchiappare dal papà e dai signori del piano di sotto…




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ophelja
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Inserito - 23/12/2004 :  12:14:20  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a ophelja



Un albero per due

"Perché non facciamo l'albero?" era il ritornello che da qualche settimana la bambina ripeteva a tavola, sia a pranzo, sia a cena.
"Abbiamo già il presepe che ci ricorda la nascita di Gesù Bambino." era la secca risposta della mamma.
Il papà , conciliante, guardava la bambina in modo da farle capire "sta tranquilla, che ci penso io…", guardava la moglie in modo da farle credere "sta tranquilla, che qui nessuno fa niente se tu non vuoi…" e invitava tutti a finire il pranzo.

I giorni passavano; la novena stava per terminare ed in cucina i fumi del pesce fritto si mischiavano agli odori delle verdure in pastella, dei croccanti di mandorle, segni inconfondibili della vigilia in corso.

La bambina non mollava. "Papà, dai, ho già ritagliato tante stelle dorate, facciamo anche l'albero di natale…. La mia amica Claudia ne ha uno tutto pieno di palline di ogni colore…Sarò buonissima per tutto l'anno e non ti chiederò più nulla. Promesso" e per sottolineare la promessa, schioccava un bacio sui due indici incrociati.

Il cuore del papà era sempre tenero e anche quella volta cercò di assecondare il capriccio della piccola.
Ma si era ormai alla vigilia.

"Un albero?…Sono andati a ruba quest'anno" disse il fioraio "è rimasto solo questo che non è stato ritirato dalla Società XY " e nominò un'azienda del luogo" sa', dove c'è stato l'incendio del magazzino".

L'albero era magnifico e perfetto per un grande atrio di una grande azienda, pensò l'uomo che non voleva deludere la sua bambina, ma non sapeva come fare a sistemarlo in una casa normale, con una grande sala, certamente, ma pur sempre una casa di normali dimensioni.
"Vorrà dire che lo taglierò per usare solo la parte superiore" pensò l'uomo e, deciso, comprò l'albero per un prezzo decisamente invitante.

La sera si avvicinava e con essa il ritorno a casa del papà .
"Hanno suonato, vado io". La bambina era sempre pronta ad andare ad aprire la porta.
"Ma è l'alberoooooo!"
In effetti tutta la luce della porta era occupato da un profumatissimo, incredibile, enorme abete.

Fra i rami faceva capolino un papà sudato per la fatica di aver fatto quattro piani senza ascensore, felice per la incontenibile gioia della sua piccola.
La moglie non parlava.
Continuando a preparare le verdure, dimostrava con il silenzio tutto il suo disappunto.

"Ho avuto un compito da fare" disse invece il papà rivolto alla moglie. "Polifemo mi ha ordinato uno stuzzicadente. Gli ho assicurato che dopo la Befana ne avrà uno bellissimo. E quindi ho pensato che per Natale possiamo usare il materiale
necessario come albero. Magari lo addobbiamo anche un po', che ne dici piccolina?" sorridendo si rivolse alla bimba.

A quel punto tutti scoppiarono a ridere e si diedero da fare per sistemare l'albero.

Il papà lo tagliò quasi a metà e lo piantò in un grande vaso pieno di terra che la mamma aveva preso dal balcone.
La piccola cominciò ad applicare le stelle di carta dorata e tanti piccoli batuffoli di cotone a simulare la neve. In seguito furono aggiunti torroncini e mandarini, bigliettini con frasi augurali e una meravigliosa stella cometa sulla punta.
Fu sistemato nella sala da pranzo, vicino al muro, - la prudenza lo consigliava - e, pur essendo solo un mezzo-albero-di-sopra di natale, fece un'onorevole figura.

E il mezzo-albero-di-sotto ?

Mentre il papà stava rifacendo i quattro piani di scale in discesa, la signora del piano di sotto, che aveva sentito il trambusto al piano di sopra, uscendo, per caso, proprio in quel momento: "Ma dove va con quei rami, signor Vittorio? Se deve buttarli, li prendo io" concluse sbrigativamente.

Anche in quella casa, quell'anno, il mezzo-albero-di-sotto fu addobbato per le feste e così un unico albero, destinato a rimanere tristemente inutilizzato a Natale, nel buio di negozio di un fioraio, fece la felicità delle persone di due piani di un palazzo.

Ma si era negli anni cinquanta…..



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ophelja
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Inserito - 03/12/2005 :  19:53:46  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a ophelja



Natale.
A questa parola, da sempre, si associano il suono delle zampogne, la neve e – soprattutto - il presepe.
Da quando ne ho memoria, ho sempre vissuto la preparazione del presepe con un misto di gioia e tenerezza.
Gioia perché sento molto la partecipazione al clima di pace e serenità che accompagna il Natale, tenerezza per il ricordo che quelle piccole statuine hanno il potere di evocare.

Per esempio il mio presepe è pieno di pecore. E’ vero che il Vangelo ci tramanda che furono i pastori i primi ad accorrere alla grotta di Betlemme, ma non posso trattenermi dal ridere al ricordo di interi greggi acquistati da mio figlio con un giusto senso del risparmio perché “erano in offerta alla Standa”.
E che dire dello zampognaro che ha la testa smovibile? Frutto della sbadataggine di un ospite e dell’ingegnosità del fratello maggiore, continua a suonare la sue silenziose nenie con un stecco infilato per metà nella testa e per metà nel tronco coperto dal mantello svolazzante.

Di alcune statuine, modellate a mano da ignoti inconsapevoli artisti, ricordo perfettamente il momento dell'acquisto nella cartoleria con l'insegna
a lettere liberty tutte scolorite.
La cartoleria - una scommessa del proprietario sulle potenzialità di guadagno previsto - era un piccolo vano polveroso di non più di dieci metri quadri dove erano ammucchiati quaderni con le copertine nere, pennini, matite, scatole di colori Giotto, e colla che, entrando, ti veniva incontro con il suo abbraccio inebriante.

Il proprietario, cav. Vincenzo Raspa, è morto ormai da tempo, ma le sue statuine continuano a rammentarmi di lui e dei momenti belli che ho vissuto in quella piccola cartoleria, indecisa se scegliere un pastore dormiente o uno zampognaro, una contadina o un mulino e che, ogni anno, hanno il potere di rigenerami con un tuffo nei ricordi.


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Bartolomeo
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Inserito - 22/06/2007 :  23:34:01  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Bartolomeo
NataleMilleNovecentoQuarantaSei.
Ero nato a Firenze, ma subito dopo la guerra, a cinque anni, "ero stato trasferito" a Tricase, in provincia di Lecce, insieme alla Mamma ed al Babbo, Maresciallo dei Carabinieri.

L’elettricità, allora, veniva prodotta e distribuita da medie o piccole aziende private, per lo più a carattere strettamente locale.
Il direttore di queste entità produttive era chiamato: Gerente.

In paese, le autorità, oltre al Sindaco, erano appunto il Gerente, il Deputato, il Prete, il Dottore, il Farmacista ed il Maresciallo dei Carabinieri i quali, a volte, per le feste comandate, mettendo in comune le magre risorse disponibili allora, organizzavano riunioni famigliari allargate.

VigiliaDiNatale
Oltre agli adulti eravamo, in casa del Gerente, 7 bambini più o meno della stessa età: due figli del padron di casa, la figlia del dottor Vaglio (Bianca, il mio primo battito di cuore), la figlia del Farmacista, due figli del Barone Winspeare, Deputato locale, ed io.

L’albero di Natale non era un abete, ma, come usava allora al Sud, una grande rama di pino profumatissima, inebriante di odor di resina, da cui pendevano noci, mandarini, arance ricoperti di carta stagnola colorata e qualche rara caramella o cioccolatino.

Il Presepio, proprio sotto gli aghi di pino, odorava di carta di giornale colla quale si simulavano le rocce, perchè allora la carta stampata esalava un intenso odore d’inchiostro. I pastorelli e le pecore circondavano la capannuccia, ma, prima della mezzanotte, fra bue ed asinello, Maria e Giuseppe il Bambinello non c’era.

No, non c’era.

L’usanza voleva che pochi minuti prima della mezzanotte della vigilia, si svolgesse una piccola processione per la casa; davanti i bambini, dietro gli adulti, tutti con una piccola (data l’epoca) candela accesa in mano. Il più piccino invece teneva il Bambinello nelle mani congiunte a culla; alla mezzanotte lo avrebbe deposto nella Capannuccia!

Non aggiungo altro, a distanza di sessant’anni ancora mi si stringe la gola di commozione al pensiero di questa ingenua e serena scena di vita.

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ophelja
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Inserito - 08/12/2009 :  19:01:29  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a ophelja




Il capitone


Il Natale si avvicinava.

Il cav. Raffaele , un distinto signore di antico stampo, nella sua vita ne aveva passate di tutti i colori: una guerra mondiale, la prigionia, una lunga malattia e, su tutto, una famiglia composta da tre sorelle.
Tutte nubili, tutte conviventi in casa con lui.

Non che le signorine fossero brutte o povere.
Anzi.
Avevano deciso tutte volontariamente , spontaneamente, e precipitosamente, di non sposarsi per un voto: quello di riavere sano e salvo il loro Raffaele che, partecipando al conflitto mondiale, aveva avuto la sventura di essere preso prigioniero dagli inglesi.

Dopo qualche anno, Raffaele era tornato e i pretendenti delle signorine erano stati definitivamente allontanati con garbo e, in qualche caso, non senza qualche rammarico.
Ma un voto è un voto e bisogna attenersi all’impegno.

Stante questa situazione era stato impossibile per Raffaele pensare ad un matrimonio in quanto nessuna donna sana di mente sarebbe entrata volontariamente in quella fossa di leoni.

Gli anni passavano e i sogni di Raffaele s’infrangevano davanti alla realtà della sua esistenza fatta di lavoro – era il segretario comunale del suo paese - di riti, di attenzioni, di prelibatezze, di tradizioni.
Tradizioni, appunto.

Il periodo natalizio, per la sua atmosfera magica che riaccende anche nei più refrattari il desiderio di ritrovare gli antichi echi di un’infanzia passata, era il periodo preferito da Raffaele.

Prima di tutto per il presepio e poi per gli strufoli, la pastiera e il capitone.
Il capitone… alla brace, in umido, al forno, fritto, al sugo, in agrodolce, allo spiedo, in brodo, insomma in tutti i modi in cui, nei corsi dei secoli, la fantasia aveva suggerito agli ignoti estimatori della….bestia.

“’Mo va’ a compra’ la bestia” dicevano rassegnate le tre signorine quando vedevano il loro congiunto munirsi della sportina e avviarsi deciso al mercato del pesce il ventitré dicembre a mattina.

“Don Raffae’, vivo vivo, è qua il vostro capitone” gli diceva il suo fornitore storico mentre passava in rassegna i secchi dove le povere anguille giravano in tondo fra i bagliori della loro pelle lucida.

“Quest’anno deve essere speciale….” E cercava d’individuare quella “specialità ” nel groviglio in perenne movimento.
Dopo una decina di minuti di attenta meditazione se ne usciva con un “Mi raccomando…” indicando il prescelto con il dito.
“Ottima scelta, don Raffae’”, diceva il furbo venditore che tuffando la mano nel secchio, prendeva la prima testa che gli veniva a tiro e la schiaffava nella sportina già aperta di Raffaele, “voi si’ che v’intendete di capitoni! Avete scelto il più guappo che c’è.”
Il “Buon appetito...” del pescivendolo lo raggiungeva quando già stava sveltamente svoltando l’angolo che immetteva nella piazzetta antistante il palazzo in cui abitava.
“Giuseppina, Antonietta, Assunta…c’è l’acqua nella vasca?” gridava dal pianerottolo del piano rialzato.

Le tre donne, allertate dall’uscita mattutina del fratello, erano già pronte con la pezza, il sale e il pizzico di cenere necessari al barbaro ammazzamento che da li a poco si sarebbe perpetrato nella loro cucina, quando l’urlo di Raffaele le raggiunse come una schioppettata.
“E’ scappato il capitone..! “

Raffaele, seduto sulle scale, guardava sconsolato la sua sporta vuota.
“Però”, si diceva sottovoce, ammirando in cuor suo l’istinto di conservazione del pesce, “che occhio ho avuto....avevo scelto davvero “il più guappo “ fra tutti i capitoni.....”

Ophelja

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ophelja
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Inserito - 24/12/2009 :  00:00:47  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a ophelja

Punti di vista

Tutto era pronto per la recita dell’Epifania: il sipario , di pesante velluto rosso chiudeva la vista del palco da cui provenivano sommessi richiami e preoccupanti tonfi .
Eppure le suore dell’asilo parrocchiale “Domus Pacis” avevano lavorato alacremente sin dall’inizio di novembre per mettere in riga quella massa di passeri saltellanti composta da 26 bambini di età variabile da tre a cinque anni.

Le prove si erano ripetute ogni giorno ma, se Maria rimaneva ferma al suo posto, c’erano almeno tre angioletti che “volavano” alla ricerca del posto assegnato fra le nuvole del fondale del palco mentre Giuseppe doveva andare a fare pipì e rientrava con le brache a strascico...
Per non parlare dei pastori...
E’ pur vero che la loro natura erratica li ha, da sempre, spinti al movimento ma quelli incaricati di ricevere il primo annuncio di quell’Epifania casalinga erano particolarmente vivaci.
E per fortuna che le greggi erano provvidenzialmente di cartapesta e peluche...

I genitori dei 26 angioletti , pardon 27, erano tutti emozionati e ansiosi. La prima recita del piccolo di casa...che avvenimento! I nonni, poi, già pronti con flash e fazzoletti d’ordinanza.

Il ventisettesimo bimbo, un paffuto angioletto di nome e non di fatto, era un raccomandato speciale.
Figlio di due catechisti della parrocchia, era conosciuto e amato da tutti gli altri ventisei bambini perché, pur non avendo l’età per la scuola materna, era sempre ospite gradito della classe in cui due suoi cuginetti cominciavano a sudare per il sapere.
Fu naturale che il giorno della recita anche il nostro eroe volesse la sua parte....

Le suore, vuoi perché il bimbo era naturalmente simpatico e accattivante, vuoi perché provavano riconoscenza per il lavoro dei genitori, gli avevano assegnato la parte di ...libero. Non nel senso calcistico del termine, piuttosto di figura non istituzionale in un presepio classico. Vestito con una specie di casacca di carta bianca, poteva sembrare, per via della stella sul petto, un angelo ma, una fascia rossa arrotolata sulla testa lo faceva somigliare ad un pericoloso pirata.
E del pirata aveva anche l’oro debitamente sottratto al re magio titolare.
Il bimbo, entrando a fine recita, al seguito dei re magi, aveva assaporato l’ebbrezza del palco e, mentre la sacra rappresentazione volgeva a termine , aveva fatto qualche sortita a soggetto, destando l’ilarità generale del pubblico che aveva apprezzato anche il balzo del presentatore-chitarrista per contenere l’esuberanza del mattatore in erba.
Pertanto, a sipario ormai tirato, prese il bimbo sulle ginocchia e inscenò un fuori programma :
“Dimmi, piccolo, quanti anni hai?”
Le manine mostrarono i due indici.
“Bene, due anni. E cosa hai portato a Gesù Bambino?”
La risposta , vigorosamente gridata al microfono, fu:

“Olo, vincenzo e billa!”

Dissolvenza.


Ophelja

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