Avrei dovuto sostenere l'esame di disegno industriale come primo al primo anno di università, ma ne ero così terrorizzato che lo lasciai per ultimo all'ultimo anno. Non so come fu, io che non mi consideravo capace di disegnare neppure una linea, quel giorno ero concentratissimo e presi ventotto su trenta. Per tutti gli anni di università ogni giorno facevo esercizi per giungere alla fine al punto al quale cui tutti gli altri studenti erano arrivati subito.
Eppure ero un divoratore di fumetti, Asterix e Tintin, leggevo e rileggevo la mia collezione in originale francese, gli altri albi degli eroi dei disegnatori francesi e belgi, che ancora oggi sono le ciliegie delle librerie che trattano tali opere. A Gauscinny e Uderzo bastavano pochi tratti e una sfumatura su un viso per raccontare sensazioni e sentimenti e le strisce insegnavano storia, umanità e geografia.
Poi passai, con la scusa del lavoro, a leggere la famosa penultima pagina dell'International Herald Tribune, è una specie di piacevole dovere ogni giorno, la striscia di Peanuts, Garfield, Beetle Bailey, Blondie, Calvin e Hobbes, Wizard of Id, Doonesbury, alcuni dicono che è stata quella pagina a trascinare al meritato successo quel prezioso serissimo quotidiano di informazione globale.
Il disegnatore Art Spiegelman ha commosso il mondo con le strisce di "Mouse", l'antica arte della pittura che narrava dei tempi lontani ha avuto spesso nel fumetto un seguito moderno.
Il disegno, attento esercizio di copia oppure libero fluire della fantasia, due metodi che dovunque girassi nel mondo osservavo a bocca aperta, con ammirazione che mi ha sempre lasciato senza parole.
Lo psicobiologo Roger Speery ottenne il premio Nobel grazie alle sue ricerche sulle funzioni del cervello umano che dimostrarono le capacità della parte destra dell'organo nella modalità di pensiero visiva e percettiva e la studiosa Betty Edwards scrisse un celebre libro :"Disegnare con la parte destra del cervello", che indicava un metodo che consentì ai suoi allievi nelle scuole d'arte di passare dall'incapacità di riprodurre qualcosa che i loro occhi pur vedevano all'abilità di guardare le cose in modo diverso e a poterle disegnare.
Come tutti, ogni tanto anche io di nascosto ho tentato di dare una forma comprensibile a degli scarabocchi che tracciavo, ma più che disegni di caratteri infantili non sono mai riuscito a produrre.
Ma i metodi per allenarsi ci sono, basta non perdersi di coraggio e così in uno degli scorsi scritti ho messo un disegno che giustamente è stato definito come prodotto di un bambino di due anni e poi ne ho messo un altro accolto come disegno di un bambino di tre anni e all'inizio di questo testo ne ho messo un altro che è stato riconosciuto come esempio artistisco di un bambino di quattro anni. Sto progredendo e, continuando così, tra cinque anni forse, tra cinquanta certamente, sarò il vignettista del nostro Concerto di Sogni.
Roberto Mahlab