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 UN VIAGGIO PER TUTTI
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zanin roberto
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Inserito - 19/04/2004 :  22:36:48  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
UN VIAGGIO PER TUTTI


Una teoria lunga, sempre rumorosa, si snodava lungo l'autostrada, era un lunghissimo binario in movimento, era un alternarsi di colori metallici, di suoni, di stridori, di velocità, di sagome,di pungenti odori,di riflessi accecanti e di nero asfalto.
Il tempo lento ed inesorabile scorreva e con esso i chilometri, lo spazio si dilatava, ero nella mia automobile, nuova e rossa, silenziosa e scattante e correvo in quel fiume che voleva straripare ad ogni curva.
Ma perchè quella gente correva, dove andava, cosa la spingeva in quella trappola quasi inumana?
Le indicazioni consigliavano prudenza, lavori in corso in un tratto che dovevo attraversare, quel lunedi d'estate era un giorno afoso, solo leggermente mitigato da una pioggia della sera prima,il mio ricordo andava indietro negli anni, alla ricerca di particolari del mio traguardo che sopivano lontani.
Quella terra che stavo raggiungendo era agli antipodi di quell'arco che da Trieste va ad Aosta, una attraversata di genti che parlano italiano ma che confidano dialetti diversi, le colline euganee ancora familiari con i filari di vite scalinati, la brezza del lago di Garda e il motore che continua la sua litania monotona ma cosi sicura nella sua regolarità.
Assaporo un attimo di rilassamento,ho gli occhi un pò arrossati che bruciano impercettibilmente, sulla destra nella corsia lenta sta passando una corriera rosso carminio, al cui interno una bella ragazza dai capelli biondi cerca di distrarsi guardando il panorama dal finestrino e per un secondo il nostro sguardo s'incrocia per poi sparire indietro dimenticata, sconosciuta, lasciando i tanti perchè dissolversi al vento non senza la sensazione di malinconia che quegli occhi m'avevano impresso.
Di colpo mi assale il panico, alla vista improvvisa di una macchina che mi supera imperiosa, sfrecciando baldanzosa, sorprendendomi impreparato, lacerando la calma, evento inaspettato, brividi leggeri sulla schiena.
Mi riconcentro sulla guida, dò una rapida occhiata alla strumentazione, tutto normale, l'indicatore della benzina segna metà serbatoio.
La temperatura sale fastidiosa e il sole acceca la vista di lato,le mani sono appiccicose da un velo di sudore, un pensiero di come ero e di come sono dipinge un rifiuto talmente momentaneo, che non ho il tempo di stupirmi.
Quando sono al volante mi capita spesso di inscenare un processo ai miei bilanci e non riesco mai a raggiungere un verdetto, già poco tempo....
Vivo è già un traguardo, non devo, non voglio chiedermi come, non ha importanza, do respiro al motore, decellero un pò, mi lascio trascinare dal flusso di veicoli, ressa di belve nella savana, qualcuno lampeggia impaziente, raffiche di abbaglianti, un'anziana e distinta signora procede leggera lemme-lemme, senza disturbare, sembra di sughero, i riflessi sono proprio il minimo che la provvidenza possa passare, la supero con fastidio, mi sorpassano contemporaneamente con slancio veicoli schizzati dal niente, l'odore di smog e di nafta mi pervade, non so il perchè, non c'è nessuno davanti, chiudo per un pò l'aerazione interna.
Poi dopo il lungo dosso di un ponte che scavalca il fiume Oglio, ecco comparire il camion che si lascia dietro la sua tossica e nerastra scia, carico fuori norma, a tutta velocità corre per il suo destino di girovago.
Quando finalmente lo raggiungo e lo passo, riapro l'aria e un pò il finestrino ma entra ora un odore industriale di prodotti chimici dal tono dolciastro, nauseabondo, viva l'industria!!!...ma perchè proprio ora, che dovevo respirare pulito ?
Chiudo tutto come in un sommergibile a tenuta stagna, l'automobile è sigillata e sento che la gola è secca, dedico di fermarmi ad un autogrill, il prossimo. Il cartello indica ancora 38 chilometri al posto di ristoro, penso che quando decidi di fermarti, non capita mai quando si è vicini alla stazione di servizio, rassegnato quasi ci ripenso.
Lampeggiando vistosamente, un carro attrezzi corre nella corsia d'emergenza, seguito subito dopo da una volante della polizia, dopo un pò arrivano anche i pompieri, appena sorpassato il traffico rallenta, singhiozza, strappa, poi si ferma.
Sussulta qualche metro e ci si ritrova a camminare a passo d'uomo a lato di un groviglio di metallo e vetro tutto annerito da un incendio appena domato,l'odore di benzina che rigagnola nell'asfalto evapora silente,pezzi sparsi irriconoscibili, vite fuggite per strade di pensiero, lungo percorsi spirituali, dove non c'è velocità, ne caselli, dove il sorpasso non ha senso, dove il dolore più grande è quello di non averci pensato prima.
Il traffico riprende vita, prima felpato, riverente poi stracottante come sempre, io mi fermo all'autogrill, scendo dall'automobile, mi stiracchio, mi guardo attorno, gente che corre, gente che sorride, che chiacchera,che spende la vita, che cerca di raggiungere tutto, tutti, nessuno, gente che ha problemi, tanti, troppi, nessuno, gente che se ne frega e gente che non ne può più.
Il pensiero di chiedere un passaggio fino alla prima stazione ferroviaria è forte ma poi l'umanità con i suoi difetti non è forse uguale dappertutto ?
Il tè freddo sorseggiato senza gusto mi lava il fastidio in gola, l'afa è davvero insopportabile, la consapevolezza di poter vedere tra un paio d'ore le persone care rischiara l'umore, sono tanti anni che non tornavo lassù, chissà forse sono proprio contento.
Le risaie dorate di Vercelli mi fanno bene, sento la terra vicina, l'aria è vagamente diversa, nomi nuovi che riemergono, i muscoli della gamba si sono indolenziti, il sole stà ora in basso, il traffico si è snellito, l'educazione rafforzata, la tensione della guida scesa, quando esco dall'autostrada ho la sensazione di aver finito una lunga operazione chirurgica e mi mancano ora solo le bende da applicare.
Al casello un giovane mi ritira i soldi indifferente, anche se io avevo sperato in un improbabile...benvenuto in Piemonte...ma già non è possibile.
Mi perdo nelle strade e stradine che mi conducono a Cascinette, con le colline sullo sfondo, quella Serra che è così caratteristica e materna, lenendo ogni strappo con quella agreste atmosfera.
La meta è raggiunta, il motore riposa, il silenzio finalmente mi attornia terapeutico e tranquillizzante, una gocciolina di sudore scende dal collo.
Quando suono il campanello nell'atrio dell'alto condominio, al citofono mia cognata Silvana risponde: - Siiiii........-
ed io : - Friul!....- la Silvana quasi con rimprovero ma tradendo la felicità dell'arrivo : - Era ora cazzarola!......-


di Zanin Roberto

   
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