Fammi dormire
fammi dormire,
urlava piano il nano,
per dimenticare
per poter ridere e giocare
come se fossi solo un bambino
dentro il palmo della tua mano.
Fammi sognare
fammi sognare,
gridava dolce la donna cannone,
fammi uscire da questo baraccone
che non sia più un fenomeno ambulante
che non provi più dolore
e sia leggera la mia mente.
Fammi evadere
fammi evadere,
sussurrava lo scemo,
da questa realtà in cui vengo meno
e portami dove nessuno mi segni col dito
e mi prenda in giro
se non ho capito.
Fammi andare
fammi andare,
pregava lo storpio tutto solo,
a correre nelle infinite distese
a saltare e a spiccare il volo
con le ali non più ferite ma tese.
O dolce Dio dei perdenti
degli afflitti e dei disperati,
dei loro brutti cuori assetati
delle mille illusioni cullate
dammi una speranza, dammi una stella
per una realtà mille volte più bella.
Fa che anche per me nasca l'amore
o mio dolce e stremato Signore.
Fa che un uomo per me abbia un sorriso
andando oltre questo mio viso,
fa che una donna mi prenda la mano
guardando oltre le mie sembianze di nano.

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Immagine tratta da "La donna Cannone" di Francesco De Gregori