"Sottomarino"di Amedeo Minghi
Stampato
da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: Paolo Talanca
Oggetto:
"Sottomarino"di Amedeo Minghi Pubblico questa mia analisi grazie alla gentile autorizzazione di Stefano De Martino, patron del Premio Lunezia che è il riconoscimento al valore letterario nelle canzoni italiane e che si svolge ogni anno nel mese di luglio ad Aulla, in provincia di Massa. SOTTOMARINO Quante stelle stanno al mare, ********************** Dopo questa situazione idilliaca, il cantautore si ritrova immerso nelle profondità del mare, quasi uscito dal sogno e restituito alla vita da sottomarino. E’ qui che per la prima volta nomina Ondina. Il sottomarino è, per destino, obbligato a vivere sotto il mare. Ondina, l’amata, è nella realtà lontana, in superficie, e si confonde tra le infinite altre onde che sono nel mare. Per giunta il “mare d’amore” stride nel contrasto con il ferro che il sottomarino si porta addosso. Il ritmo a questo punto si fa più discorsivo, prosaico addirittura nel termine “burrasca”, e la poesia può tornare solo con le “collane di corallo” per l’amata. La musica qui si alza e con un perfetto climax Minghi valorizza ogni parola, la scandisce e la interpreta. Si muove per accumulazione di esperienze, con delle note lunghe di sottofondo che quasi disegnano lo spettacolo dei fondali marini. Questo basta al sottomarino, ed anche la musica si accontenta, torna sottile, rarefatta. Il “mare d’amore” non è più di ferro, il ferro non pesa più e solo l’amore, solo il mare d’amore è sopra di lui. -------------------------------
Inserito il:
10/01/2005 19:14:21
Messaggio:
(Amedeo Minghi)
come il cielo al profondo,
al blu.
La risacca alle tue gonne,
l'orizzonte allo sguardo mio.
Ma la Luna è argento qui,
alle tue caviglie l'argento
della schiuma.
Mare d'amore sopra di me,
Ondina mia.
Mare di ferro sopra di me,
Ondina mia.
E quante miglia nel mio cuore,
un abisso una burrasca
tutte le conchiglie del mare
strette all'anima mia,
ma le perle ed i rami di corallo
collane che io lego per Te,
mare a questa spiaggia
quante onde all'Amore, e
che stella all'orizzonte.
Una stella accende il mare
Ondina,
buongiorno,
perchè il tuo cielo è blu
ma la schiuma sui miei sogni.
E il mare,
tra il coraggio e Te:
quanti cuori sotto il mare,
è tempo di partire per me
è tempo di affondare
è tempo di cacciare.
Ondina, dimmi:
quante navi stanno in mare,
se il sottomarino le dovrà colpire.
Se la risacca è di ferro,
Ondina,
tornerò a questa spiaggia
sopra questo mare
mare d'amore sopra di me
Ondina mia.
Mare d'amore sopra di me
Ondina mia.
La canzone parte con una similitudine che unisce la vita del cielo a quella del mare. Le stelle stanno nel mare perché l’acqua le riflette, catturandone le immagini. Da qui, lo stesso cielo riflette le profondità marine col suo blu intenso. L’accostamento della rappresentazione del cielo con quella del mare ha origine antichissima in poesia. Basti pensare che, ad esempio, per Saffo il cielo altro non era se non il mare visto dalla parte opposta. Raffigurato il luogo, Minghi comincia a farlo diventare mitico, quasi sognante, ed anche la musica è coerentemente rarefatta, sottile, ed il ritmo cadenzato.
La magia si completa con una luna argentea che dona il colore alle caviglie dell’amata, e che si accomuna all’argento della schiuma, intrecciando ancora elementi marini (schiuma dell’acqua) con quelli del cielo (la luna). Curioso il verso “la risacca alle tue gonne”, al quale non va cercata una spiegazione per non ammazzarne la poesia, secondo una idea che era tanto cara anche a Montale. Tuttavia la risacca può essere elemento di unione, per richiamare alla mente l’acqua riversatasi su se stessa nell’infrangersi delle onde contro un ostacolo.
Il sottomarino è costretto a fare un gioco “sporco”, a vivere nascosto nel mare per sorprendere le navi che sono in superficie. L’unica consolazione è il mare, è la vita marina. Quando si immerge, il sottomarino soffre per il distacco dall’amata Ondina. L’anafora “è tempo di partire per me | è tempo di affondare | è tempo di cacciare” svela una malinconia del distacco, per poi riproporre di nuovo una futura risacca (come detto, termine del ricongiungimento in questo testo), che però questa volta è “di ferro”. Se la risacca è di ferro, l’ondina ha sbattuto contro il sottomarino: è il ritrovamento, una riconciliazione.
So che si può vivere non esistendo, emersi da una quinta, da un fondale, da un fuori che non c'è se mai nessuno l'ha veduto
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