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Marco Polo, un Milione di meraviglie

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Stampato il: 22/12/2024

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Autore Tema: Sarah
Oggetto: Marco Polo, un Milione di meraviglie
Inserito il: 28/02/2005 16:02:28
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MARCO POLO, UN MILIONE DI MERAVIGLIE


…”Né cristiano né pagano, saracino o tartero, né niuno huomo di niuna generazione non vide né cercò tante meravigliose cose del mondo come fece messer Marco Polo”…

Venezia, primavera del 1271. La città del Dogado ha conquistato Bisanzio da pochi decenni, durante la IVCrociata, consolidando i suoi traffici commerciali con l’”Oltremare”, i porti di Siria e della Terra Santa, Acri, Giaffa, Haifa, dove giungono le carovane con preziosissime spezie e gli acuti profumi delle Indie. La città di laguna, tessuta di buie calli e squeri, di mosaici e canali che odorano di acqua ferma, pregna dell’oro cremisi, già levantino del suo cielo, è per vocazione la porta dell’Oriente, il tramite con un mondo favoloso e sconosciuto, che possiede infinite ricchezze. I Polo sono una famiglia di agiati mercanti, già residenti a Costantinopoli e poi a Soldaia, in Crimea,dove fondano una compagnia di affari.
Marco Polo ha solo 15 anni quando si imbarca con il padre e lo zio per un un viaggio verso le terre misteriose del Levante, verso gli spazi infiniti dell’ Impero mongolo del Kublai Kahn. Il Veneziano rimarrà in Cina per circa 25 anni, come ambasciatore del nipote di Gengis Kahn. Là imparerà insoliti idiomi, costumi, tradizioni, andrà per luoghi remoti con curiosità appassionata e mente aperta, importandogli più di ogni altra cosa di conoscere il diverso e l’ignoto, fosse un cielo di stelle sconosciute, o un minuscolo villaggio delle steppe.
Quando torna, Polo viene preso prigioniero dai Genovesi in una delle estenuanti scaramucce tra le due potenze marinare. Tra le anguste pareti di una cella, dètta al compagno Rustichello, cantastorie di poemi cavallereschi e favole medievali, il suo diario di viaggio, trattato geografico, compendio di commercio, sintesi bizzarra inquieta e terrena di un altro Medioevo da quello di San Tommaso d’Aquino, memoria policroma del mondo. Il Divisament du monde o livre des merveilles, questo il titolo originale del libro in franco-veneto meglio noto come il Milione, è forse la prima, favolosa guida turistica della storia.
L’avventura Cina diventerà un esperienza sensibile e palpabile dal primo maggio 2005 con una mostra, “Marco Polo-Avventura Cina”, sulle tracce del grande Veneziano che esplorò il Catai nel XIII secolo. La cornice per l’esposizione merita da sola il viaggio nella carinziana Lavantal: si tratta dell’antica abbazia benedettina di St. Paul, vecchia di più di 900 anni. Qui le magnifiche esperienze di Polo prendono vita tra sale piene di storia e ci rapiscono in un mondo denso di misteri.
Trasportato nei secoli da una immaginaria macchina del tempo, il viaggiatore passerà dalle origini della cultura cinese alla corte del famoso Kublai Kahn sorprendendosi dei leggendari tesori degli abilissimi artisti ed artigiani asiatici. L’impressionante archittettura della mostra, che espone oltre mille oggetti preziosi su una superficie di 3000mq lascia penetrare un’atmosfera medievale. Si percepisce il duro destino dei contadini così come la sontuosità dei palazzi imperiali. Chi è appassionato di porcellana e della sua evoluzione, troverà qui pane per i suoi denti. Infatti la storia dell”oro bianco” viene riproposta dai suoi albori, durante la dinastia Tang del VII sec d.c., fino al 1700 e permette un’emozionante incursione nell’arte affascinante delle decorazioni a filigrana. Ciò che sorprende è l’ enorme varietà di mercanzie che arrivavano in Europa attraverso la Via della Seta: tessuti, droghe rare e costose, minerali e pietre preziose, porcellane finissime arrivavano alle corti dei sovrani occidentali.
Marco Polo narra del mondo cangiante ed ambiguo delle città orientali con colori brillanti: l’entusiasmo dei suoi racconti gli avrebbe, secondo alcune teorie ispirato il titolo “il Milione” dato che la cifra iperbolica ricorre abitualmente nei suoi resoconti. Molti ritengono invece che Milione sia un soprannome di famiglia, da Emilione, Milione per aferesi.
Se si presta fede al racconto del Nostro, il palazzo del signore del Regno di Mezzo doveva essere popolato da un incredibile, variopinto, inestricabile vero esercito di servitori e cortigiani, soldati e danzatrici. L’esposizione getta allora uno sguardo sui retroscena sociali e sugli aspetti più diversi del quotidiano. Un punto importante riguarda la scienza degli antichi cinesi, che inventarono la stampa (dove sei, Panfilo Castaldi?) che svilupparono il compasso, che conoscevano già la polvere da sparo e da molto tempo esploravano la volta celeste. Anche in medicina gli asiatici erano dei pionieri. L’arte della guarigione si basava su una perfetta conoscenza della natura e delle sue forze. Quello che secoli dopo verrà salutato in Europa come scoperta sensazionale era quotidianità nell’impero cinese. Polo racconta addirittura di una pasta strana e lunga…meglio nota in Italia come spaghetti, che ancora ci ricordano il mercante veneto.
Il momento forse più alto della mostra è offerto dalle splendide, raffinatissime creazioni di giada e altre pietre preziose: la Cina è terra del bello e l’estetica appare qui quasi un dovere morale. E poi vesti feudali con pesanti ricami in oro, sensazionali lavori di intaglio in avorio ed altri materiali, gioielli, mobili e virtuose calligrafie che evocano giorni antichi, ricchezze mitiche e lussi di seta shantung.
Diverso il Medioevo occidentale, denso di grandi movimenti spirituali, conflitti religiosi, lotte oscure e infinite tra Chiesa e potere imperiale, la lotta per le investiture. Contro gli influssi temporali si schierano chiaramente Papa Gregorio VII ed il convento benedettino di Hirsau, in Germania, guidato dall’abate Guglielmo da Sant’Emmerano: da qui parte una riforma che stabilisce un ritorno ai valori di silenzio, disciplina, povertà, fede e che porterà alla fondazione, nel 1091, dell’abbazia di St. Paul, sui resti di un castello illirico. Un destino di alterne fortune ha segnato la storia dell’abbazia, un centro medievale di scienza, di cultura e istruzione. Vasti poderi che giungevano fino all’Adriatico permisero un largo mantenimento del convento e ne determinarono l’influsso politico. La basilica romanica è una poderosa testimonianza dell’epoca e schiude al visitatore il mondo architettonico del XII sec. Oggi St. Paul dispone di una delle più complete collezioni private di tutta l’Austria. La sua biblioteca, con oltre 100.000 volumi e circa 4.000 manoscritti è la più significativa del Paese, insieme a quella di Vienna. Il libro più antico proviene dall’Italia: De fide catholica di Ambrogio è del V sec d.c.
Dicevamo, St. Paul vale da sola il viaggio. Accanto al rigoglio di arte libraria, codici e miniature vi è la pinacoteca che accanto ad autori tedeschi, fiamminghi austriaci e francesi vede anche degli italiani. E sono nomi come Rubens, Rembrandt, Tiepolo, Tintoretto, Piazetta, Pietro da Cortona, Salvator Rosa ed il bellunese Ricci che si rincorrono nell’arco voltaico della creatività umana.
St. Paul è un moderno centro di esposizione, dove è assicurato un incontro profondo con la storia, i tesori e lo spirito del luogo; nella cripta della basilica riposano le ossa dei primi Asburgo e quelle dei duchi di Carinzia.
Se intanto questo “lungo” viaggio vi avesse messo appetito, non c’è di meglio che una sosta all’Artrium, il caffè-ristorante ricavato dalle vecchie stalle di cavalli costruite dall’attivissimo abate Hieronimus Marchstaller nel XVII sec.
L’ospitalità era così importante per San Benedetto da Norcia, fondatore dell’ordine, che vi dedicò un intero capitolo della sua regola. Hospes fui…
Qui si trova anche una nuova vinoteca con vini scelti austriaci e stranieri.
L’ambiente è suggestivo, con un soffitto a volta, chiare colonne di marmo ed un ingresso al museo trasportato in mezzo ad un’antica farmacia. Paracelso è stato allievo dell’abbazia, e veglia sul luogo. L’Artrium non è un locale in senso tradizionale ma offre al visitatore l’innafferabile fascino dei muri antichi e di una storia che ci appartiene e che di nuovo ci avvicina a quell’Oriente di mille, anzi di un Milione di meraviglie.


Francesca Buccomino


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