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L'uomo col sax nel giornale

Stampato da : Concerto di Sogni
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Stampato il: 23/12/2024

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Autore Tema: Paolo Fiorucci
Oggetto: L'uomo col sax nel giornale
Inserito il: 14/03/2005 09:25:02
Messaggio:

Chieti, sabato 12 marzo 2005

Omaggio a Charlie Parker, altosassofonista statunitense di jazz
( Kansas City domenica 29 agosto 1920 – New York sabato 12 marzo 1955)

Vorrei dedicare questa poesia al M° Livio Berardi, il mio ex insegnante di sax (in realtà è stato per me molto più di un maestro, in pochi anni è riuscito a fornirmi una mappa adeguata per orientarmi in quello splendido labirinto che è la musica). Mi donò un 45 giri di Charlie Parker con la dedica: “Nella speranza che tu possa conservare un buon ricordo di me, ti regalo questa rarità”. Ho serbato un ottimo ricordo di lui e delle sue lezioni: per questo voglio regalargli questo componimento, che magari avrà un valore di scambio minore del 45 giri, ma proviene dal cuore, perché la vicenda di Charlie mi ha colpito nel profondo - in particolare perché il mio primo sassofono (che chiamavo “tubo di scappamento” ) era rattoppato proprio come quello di Parker!!! - e la sua musica ha accompagnato vari momenti della mia evoluzione artistica. Badate bene però che sono solo un mediocre sassofonista, lontano anni luce dal genio di Charlie!

Per comprendere meglio il significato della poesia è opportuno leggere una breve biografia che ho inserito nella sezione musica e canzoni

Metro: sette quartine di endecasillabi e un distico di settenari

Locali di fumo aspettavano te,
un fragile omone di genio naïf,
un sax avvolto in carta di giornale,
torrenti di note per raccontare

disperato delusioni e afllizioni:
raramente traspaiono all’uomo che
ti vede senz’ali, inetto a volare,
cieco nocchiere di navi affondate.

Chissà quante albe avrai chiesto alla luna:
“Perché sono qui, sul treno sbagliato?
Guardando i piccoli buchi sul braccio
scorgevi l’abisso: whisky e siringhe.

Col tuo strumento qua e là rappezzato
- con cellophane o del nastro isolante –
svendevi con l’arte i sogni e la vita,
gridavi afono: “ È questo il finale?”

Naufragando in un lago di miseria
imploravi scialuppe, non zattere.
Discografici, promesse e sorrisi
nuotavano in oceani dei tuoi sforzi.

Chissà quante albe avrai chiesto alla luna:
“Perché l’esistenza è una lunga scala,
ma è più erta di quelle che conosco,
ha dei gradini molto, troppo alti?

Sui muri dei club si legge “BIRD VIVE”,
scritto da chi rise e poi lo derise
fino al giorno in cui l’angelo caduto
franò con sordo, sonoro saluto,

ma riprese a volare
e raggiunse le stelle.

Paolo Fiorucci



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