UN GENIO PALEOLITICO
Stampato
da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: zanin roberto
Oggetto:
UN GENIO PALEOLITICO UN GENIO PALEOLITICO di Zanin Roberto
Inserito il:
24/03/2005 00:20:11
Messaggio:
Le vette innevate del Caucaso si stavano scaldando al nuovo sole d'un mattino di tarda estate, il tiepido venticello che soffiava leggero portava il profumo dei fiori accesi dalla stagione inoltrata. Un fumo denso si alzava da un fuoco acceso al centro d'un villaggio del paleolitico, 7850 anni fa un uomo dal nome semplice UV si era svegliato con l'umore buono e la voglia di emergere in quella società dove tutti dovevano sottostare all'anziano capo del villaggio.
La tribù transcaucasica aveva grossi problemi di approvvigionamento alimentare, il lento ma inesorabile aumento demografico richiedeva una caccia continua per sfamare la tribù, una raccolta di bacche, radici, frutti che fossero commestibili e la capacità di selezionare cibi nutrienti da quelli velenosi o tossici.
UV si armò di una fiasca di pelle riempita con acqua di fiume, di un coltello con punta di selce, un pugno di noci e si mise al collo una collana fatta di denti di felino forati e infilati in una sorta di corda vegetale.
DIU il capo anziano, aveva capito che UV mal tollerava la disciplina e ne assecondava tollerante la smania di fare di testa sua, lasciando che si prendesse queste iniziative isolate e mai socialmente gradite dalla sua gente.
In fondo era pur sempre il più geniale pensatore che avevano, ne aveva dato prova più volte, il sole infuocato ora scaldava con la sua luce accecante quell'angolo di mondo.
Un gruppo di antilopi si erano radunate ai margini del villaggio a razzolare foraggi sempre più secchi, due giovani donne litigavano per il possesso di una ciotola magistralmente lavorata da un artigiano abile ed esperto falegname.
Il bosco di conifere si alternava a radure di cespugli e UV continuava il suo vagabondare in cerca di cibarie, controllava piante e minerali, combinava intrecci e sezionava porzioni, rifletteva poi ricominciava a cercare.
Aveva seguito le impronte di una volpe che lo avevano portato fin sotto un pianoro collinare fittamente riempito di cespugli alti un metro o due dalle foglie cuoriformi e dai viticci che si ancoravano alle erbe alte e ad altre piante.
In quell'estate ormai prossima all'autunno, l'odore di aroma dolce aveva inebriato il curioso UV, che s'era fatto largo fin sotto alle nuove piante mai viste prima.
I fusti avevano una corteccia che si sfilacciava in strisciole secche e scure, in cielo corvi gracchiavano il loro disappunto per quell'animale bipede che si insinuava in tanti spazi vergini, il caucasico preso il suo coltello si avvicinò alla Vitis Vinifera con ammirazione e si stupiva di quella pannocchia che penzolava con tanti sassolini rotondi color rosso scuro, sfiorò il grappolo con delicatezza, dondolò il frutto per un pò, si avvicinò e annusò con esperienza quella bacca insolita.
Rise divertito della sua scoperta, poi il suo sguardo fu attirato dalle impronte della volpe che aveva rotto e fatto cadere a terra degli acini e probabilmente ne aveva mangiati molti.
Si sedette a terra e raccolti tra le mani callose quegli acini ne strinse uno tra indice e pollice e si bagnò d'un liquido chiaro, annusò ancora e il profumo lo conquistò, ne raccolse alcuni e li strinse fino a formare una porzione consistente da assaggiare.
Portò il liquido alla bocca, intinse la punta della lingua e il dolce acido lo convinse, era buono.
Prese la sua fiasca di pelle e fece raccolta di acini che poneva con delicatezza e cura nel contenitore, quando fu pieno, ritornò al suo villaggio.
DIU lo vide arrivare che il sole stava tramontando, le donne avevano approntato un bel fuoco al centro delle capanne e i bambini si stringevano intorno ai genitori come cuccioli della savana.
- " UV, ragazzo, vieni qui...dove sei stato?" disse il capo.
- " DIU che il dio sole e la madre terra vi diano vita lunga, sono tornato da una ricerca che è stata generosa e forse...rivoluzionaria!"
- " Racconta come butti il tuo tempo invece di aiutare la tua gente..." disse DIU con tono paterno e ben sapendo che quel ragazzo non voleva sfidarne l'autorità.
- " Oggi ho scoperto nuovo cibo!...ho portato un nuovo frutto!!!" era eccitato, consapevole che il suo orgoglio di li a poco sarebbe stato ripagato con la gratitudine di tutti.
Lentamente tutti circondarono i due uomini in attesa di conoscere le novità.
Inchinandosi davanti a DIU, UV levò dalla sua sacca un acino d'uva e lo porse con reverenza al capo.
DIU lo prese ma con troppa forza e subito lo schiacciò, il liquido gli schizzò tra gli occhi, indietreggiò pauroso poi UV mimando di leccarsi le dita lo invitava ad assaggiare la linfa. Il vecchio era scaltro, nessuno gli garantiva che non fosse velenoso, quindi prese un secondo acino e obbligò UV a mangiarlo, il ragazzo ne masticò uno poi due infine una manciata e continuava a sorridere divertito e l'espressione di piacere gli scappava da ogni poro.
Il silenzio cadde a rendere solenne e mistico quel momento, donne avide circondarono l'uomo, ragazzi e vecchi premevano da dietro, perfino i cani che gironzolavano abbaiando annoiati si placarono, DIU sali sul masso a gradoni con la superficie levigata e piana, alzò le braccia al cielo in segno di sottomissione divina quindi levò la sacca, vi immerse le mani e portando alla bocca una manciata del nuovo frutto si saziò.
Dalla sua bocca usciva un rivolo di succo rosso, simile al sangue, ma gli occhi dell'anziano tradivano una soddisfazione che sfociò in un acuto proclama: - " UV il ragazzo della madre terra, ha scoperto un nuovo frutto che in suo onore chiameremo UVA, nonostante la sua natura di perditempo, ha procurato onore e prestigio alla nostra gente, domani a turno verrà distribuito a tutti"-
UV fu innalzato da un gruppo di uomini robusti e fatto saltare in aria più volte, grida e canti ritmati da tamburi sordi continuarono per tutta la notte.
Passarono mesi e anni e il ragazzo che aveva scoperto l'uva ne aveva imparato i segreti, quesi semini amari se venivano interrati vegetavano piante nuove, e il liquido spremuto e messo in grandi otri a volte scaldava e si schiumava, doveva ancora capire che cosa lo facesse alterare ma il tempo del vino non era lontano.
Vinaccioli e graspi, acini e viti furono il suo lavoro per tutta la vita, venivano dalla Palestina, dall'Egitto, dalla Mesopotamia a chiedere del frutto dal sangue chiaro e scambiavano frutti verdi, olive carnose che erano pure buone ma che UV pensava di spremere anche se ancora non era riuscito a farlo in modo ottimale.
La barba bianca di UV che ora insegnava ai suoi figli l'arte di coltivare la vite si illuminava di riflessi argentei e se ne stava d'autunno a contemplare quel miracolo della natura, quei grappoli gonfi e l'odore del mosto lo inebriava.
Quando senti le forze abbandonarlo, si fece portare fin sotto la vecchia pianta che gli aveva rivelato il nuovo frutto e si lasciò scaldare dal sole per l'ultima volta mentre la volpe ladra alle sue spalle si mangiava un grappolo che aveva un colore bianco giallato ed era dopo anni di colore diverso.
UV si illuminò gli occhi a quella vista, sorrise complice, sapeva che quel segreto lo avrebbe accompagnato nella morte e si compiaque di aver capito prima di morire che c'era anche l'una bianca.
In cielo nuvole cariche di pioggia si addensavano e nel cuore degli uomini il desiderio di supremazia sulla natura si faceva convinzione in quei primi passi che la civiltà iniziava a fare, la volpe si leccò i baffi e scomparve lasciando un corpo inanimato d'un uomo sereno e un graspo d'uva senza più acini.
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