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come Milano

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=11355
Stampato il: 22/12/2024

Tema:


Autore Tema: rosvita
Oggetto: come Milano
Inserito il: 17/04/2005 20:05:36
Messaggio:

E’ colpa del cielo, che è grigio come Milano. O è colpa dell’orario a cui mi sono svegliata per prendere questo treno, così lavorativo, così milanese. E’ colpa di quello che mi aspetta, forse della metropolitana, che so. Perché la metropolitana di Milano non è come quella di Roma. A Milano tutto è più brutto, più sporco. Più usato. E’ grigio. Grigio MuriDiMilano, come il Grigio FumoDiLondra. Ma più acceso, meno denso. Grigio eppure accecante.
E non importa se a Milano mi aspettano Fabio e Pizia, e non importa se mi aspetta questa nuova passione per l’arte contemporanea, e mi aspettano tante cose da vedere e da sentire, e volti, e situazioni nuove, non importa, perché tanto a me Milano mi inquieta comunque.
Mi inquieta percepire le regole non scritte che tutti sembrano conoscere, e non riuscire a individuarle.
Mi inquietano questi adolescenti che attraversano la città senza un minimo d’incertezza nell’espressione. Giovani eppure vissuti. Mi viene quasi da chiedergli un consiglio.
Mi inquietano questi negozi così all’avanguardia. Così belli, così innovativi, così intellettualmente art decò. Così sprovincializzati, che teoricamente dovrebbero appagare la mia passione per il progredire architettonico, e per le frontiere artistiche. Invece questi luoghi a disegni optical, dove tutto è bianco e nero e vetro, dove non c’è niente di dozzinale sugli scaffali ma solo quello che può davvero fare cultura, beh, a me trasmettono il senso della mercificazione. Che mi spaventa. che mi estranea. Ed io, per la prima volta in una libreria, non mi sento più a casa. E mi stranisco. E lo vede, Fabio, che mi stranisco, ma sorride. A questo servono gli amici.
Milano è un insieme di case che fanno finta di essere semplici, ma sono ricercatissime. Arredamenti minimalisti risultato di decenni di sperimentazioni di design. Aree parcheggio frutto di scellerati ma studiatissimi piani regolatori. Complice cordialità dei baristi, figlia delle ricerche di mercato. Qualunque cosa appare estremamente gradevole e semplice all’aspetto, eppure si rivela incredibilmente difficile da gestire.
Perché in questo arredamento, alla fine, non trovi un angolino per appoggiare la borsa. E in questi parcheggi non trovi neanche il buco per una smart. E appena chiedi al barista qualcosa che esuli dall’happy hour, quello ti guarda con occhi strabuzzati e ti fa “Noooo, oggi è sabato!”. E tu “ E non si può mangiare?”, e lui ancora “Noooo, oggi è sabato!” e ti chiedi per quale motivo tu non puoi.

Certo, sono familiari i volti in questa stanza d’albergo, Pizia e la sua gente, galleristi e pittori, collezionisti e studenti dell’Accademia, e io che non dovrei entrarci nulla eppure ci sono, perché in realtà un mio ruolo ce l’ho anch’io.
Perché, qui, adesso, siamo tutti come Milano, tutti apparentemente normali, eppure tutti caratterizzati da un dettaglio, uno solo: una stravagante montatura d’occhiali, come quella di Pizia. Un uso appropriato del glossario italiano. Una sciarpa legata ad una borsa. Un aneddoto su un bebè che si lancia contro un quadro di valore senza che l’aspirante pittrice madre riesca ad intercettarlo, bell’esempio di action painting.
Tutti dettagli che rivelano le persone, passi ovattati sulla moquette dell’albergo da una stanza di esposizioni all’altra, e voci concrete e sensibili. Gente che parla e pensa, ma solo quando è nella sua tribù.
Come Milano: sé stessa solo in mezzo ai suoi simili.
Come Vita, in fondo.

E’ buio quando scappo da Milano, dopo una metro veloce, una stazione efficiente ed un treno puntuale. Fuggo senza prenotazione, senza un libro da leggere. Solo gente da ascoltare.
Milano e Vita non vanno d’accordo.
Ma oggi si è svelata una prospettiva sconosciuta. Milano, luogo di freddezza, che cerca di stimolare i contatti con l’happy hour. Milano, architettura non eccelsa, ma curata e promossa dalla pubblica amministrazione.
Milano, ricettacolo di costume che pesca continuamente nella storia.
Non si arrende Milano. Cerca di continuo la sua identità, la ripensa, la rimastica, e si scopre cambiata ogni mattina, e di nuovo si cerca. E i milanesi si cercano tra simili.
Si è già trovata, invece, Vita. Per questo lei e Milano non vanno d’accordo.
Su questo treno che torna a casa, tra telefonate e messaggi di amici e parenti, Vita sa dov'è e dove sta andando. Anche se non sa dove arriverà.
Che meraviglia!


Edited by - Elena Fiorentini on 22/04/2005 15:24:10


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