Il ritratto
Stampato
da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=11782
Stampato il:
19/01/2025
Tema:
Autore Tema: luisa camponesco
Oggetto:
Il ritratto
Inserito il:
09/06/2005 08:46:00
Messaggio:
La giornata era propizia, pareva fatta apposta per loro, il mattino profumava di pane e Marta con il suo grembiulone, ravvivava il fuoco. Fuori un timido sole cercava di penetrare le coltri di nubi in quell'inizio di novembre.
- Perché non ci prepariamo ad uscire Marta?
- Ma ho ancora così tanto da fare!
Carlo non intendeva desistere, convincere la moglie ad andare in città era il suo obiettivo. Dal canto suo Marta, si mostrava molto occupata nelle faccende domestiche.
- Allora ti prepari? – continuò Carlo imperterrito
- Ma deve essere proprio oggi?
- Oggi o domani cosa cambia?
- Devo fare il bucato, devo stirare le tue camicie …
- Lo puoi fare anche domani!
- La mia mamma diceva “non rimandare a domani quello che puoi fare oggi” – rispose Marta con fare deciso.
Carlo sospirò, quando Marta si metteva in testa qualcosa non c’era verso di smuoverla.
- Va bene per oggi, hai vinto tu, ma domani non ci saranno scuse.
Si mise la giacca ed uscì dopo averla salutata. Una carrozza gli schizzò del fango sui pantaloni, Carlo si arrabbiò un pò, quei pantaloni erano il suo paio migliore, cercò di pulirli con una mano ma peggiorò la situazione si rasserenò pensando che Marta avrebbe sistemato tutto. Era contento d’averla sposata, aveva imparato a volerle bene con il tempo. Non era stato un vero e proprio matrimonio d’amore, almeno all’inizio, ma combinato dai loro genitori, poi, piano piano, era cresciuta la stima, il rispetto e ora anche un profondo sentimento. Arrossì a quel pensiero, non aveva mai detto cosa provasse per lei, per quella forma di pudore che gli impediva di manifestarsi apertamente.
La severa educazione ricevuta influiva molto sulla vita affettiva. Non aveva mai visto i suoi genitori darsi un bacio e nemmeno scambiarsi una carezza. Non lo avevano fatto nemmeno con i figli. Carlo però ricordò quella volta, che da bambino, febbricitante, sua madre si chinò a baciarlo sulla fronte credendo che dormisse. Non lo disse a nessuno, ma sapeva che i loro genitori baciavano i figli mentre dormivano. Capì, allora, quanto fossero amati.
Il traffico era aumentato negli ultimi anni, i tram trainati dai cavalli si erano praticamente raddoppiati, Carlo si affrettò a dirigersi al lavoro, aveva chiesto un permesso di due ore, ma visto che la moglie non aveva voluto uscire, tanto valeva recarsi in ufficio.
- Rolandi! Non aveva chiesto un permesso?
- Si signor notaio, ma l’impegno è stato rimandato a domani, sempre col vostro permesso…
- Va bene Rolandi, ma ora mi archivi queste pratiche.
Carlo si tolse la giacca, si mise il salva-maniche nero con tanto d’elastico e prese i faldoni per portarli nell’interrato dopo averli diligentemente registrati.
Carlo si riteneva fortunato ad avere quel lavoro, la paga non era un granché ma il lavoro era sicuro e gli piaceva molto. La sua scrivania era piccola, su di essa c’era un calamaio nell’apposito foro un porta-penne con tutti i pennini. Ogni mattina controllava la quantità d’inchiostro e quando mancava ne aggiungeva un po’ stando attento a non fare macchie.
Aveva una bella calligrafia, glielo dicevano tutti, regolare, con la giusta inclinazione.
Carlo era fiero del suo modo di scrivere, si metteva lì sotto il lume a petrolio e annotava, con la penna, i documenti in ordine di data, li protocollava , molti erano testamenti di gente facoltosa. A Carlo sarebbe piaciuto dare a Marta una vita migliore, in una bella casa magari col giardino, però qualcosa la poteva fare, doveva essere la sorpresa di quel mattino, ma purtroppo Marta non aveva voluto uscire di casa ma domani… sorrise Carlo a quel pensiero.
- Questa mattina non puoi dirmi di no!
Marta tentò timidamente di aggrapparsi a qualche improrogabile impegno, ma il tono deciso del marito la intimorì.
- Va bene marito mi preparo.
- Mettiti l’abito migliore!
Marta aprì l’armadio, non erano molti gli abiti che possedeva, c’era quello per fare la spesa, quello della domenica per andare a messa, qualche gonna e qualche golfino. Cosa avesse in mente il marito non riusciva davvero a comprenderlo.
Aprì la cassapanca avvolto in un telo bianco c’era l’abito più bello, l’aveva messo il giorno delle nozze, era appartenuto alla nonna poi a sua madre ed ora a lei, un giorno l’avrebbe indossato anche sua figlia. Lo accarezzò vi appoggiò sopra la guancia quasi a riassaporare quel giorno. Andò davanti allo specchio, se lo appoggiò davanti, fece una piroetta. Era stata felice quel giorno, non l’aveva confessato a nessuno, ma Carlo era proprio l’uomo che voleva sposare.
Quante volte lo aveva osservato attraverso la fessura delle ante, quando passava nella sua via in compagnia degli amici. Lo sentiva ridere e scherzare e anche lei, nella penombra della sua camera, cercava di capire cosa dicesse, per poter partecipare a quell’allegria.
Come dimenticare quella sera, quando i suoi genitori la chiamarono.
- Siediti Marta abbiamo una cosa importante da dirti!
Marta un po’ impaurita dalla solennità di quelle parole si sedette proprio sul bordo della seggiola, pronta a fuggire in caso di rimprovero.
- Marta! – suo padre si raschiò la voce – ormai non sei più una ragazzina hai già vent’anni ed è ora di pensare al tuo futuro. Io e tua madre rispetteremo la tua decisione nel caso in cui, ma mi auguro proprio di no, quello che ti stiamo proponendo non ti andasse bene.
- Ho fatto qualcosa di sbagliato papà?
- No! Non è questo che voglio dire. Tu conosci i Rolandi vero? Sono brave persone una famiglia per bene di galantuomini. Carlo, il loro figlio maggiore, un uomo onesto e lavoratore, sarebbe ora, però, che mettesse su famiglia.
Ci fu un attimo di pausa, poi il padre riprese il discorso.
- Vedi Marta proprio oggi il padre di Carlo mi ha cercato e così tra un bicchierino e un altro abbiamo parlato di te. Di quanto sei brava e di come io e tua madre siamo orgogliosi . Beh! Per farla breve li ho invitati a cena, saranno qui tra poco, quindi aiuta tua madre a cucinare, voglio fare una buona impressione.
Marta non riusciva a capire, il senso di quanto aveva udito, ma il volto dei suoi genitori esprimevano viva soddisfazione.
I preparativi per la cena furono laboriosi.
- Ora basta Marta, andiamo, voglio aiutarti a vestirti e pettinarti.
- Ma mamma l’ho sempre fatto da sola!
- Non questa sera figliola.
Fu in quell’occasione incontrò Carlo per la prima volta, quanti rossori quella sera, ogni volta che lui la guardava.
- Cena squisita! – disse il padre di Carlo
- Merito della mia figliola – rispose il padre di Marta.
Mentre gli uomini bevevano un grappino e fumavano un sigaro sul terrazzo, la madre di Carlo prese ad interrogarla, chiedendole se frequentasse regolarmente la chiesa, se dicesse le orazioni della sera, se sapesse cucire e anche ricamare.
Quando se n’andarono alla termine della serata, Lucio, il fratellino, incominciò a schernirla.
- E la Marta si sposa …e la Marta si sposaaa.
- Smettila sciocchino o te le suono. – rispondeva lei
La ragazza però si sentiva turbata, piacevolmente turbata. Tutto cominciò così, da quella sera i Rolandi e soprattutto Carlo incominciarono a frequentare assiduamente la loro casa.
Lo sapeva bene anche il giorno delle nozze che lui non l’amava come lei avrebbe voluto, ma non le importava, aveva il suo Carlo, avrebbe fatto tutto il possibile per farsi accettare.
Erano passati due anni da quel giorno ed ora era lì davanti a quello specchio a ricordare…
- Pronta Marta!
- Si vengo!
Si mise un maglioncino chiaro e una gonna ampia, si sistemò i capelli e finalmente uscì dalla camera.
Carlo rimase, per un po’, a bocca aperta, si rendeva conto, ogni giorno di più, di quanto fosse bella, di quella bellezza che andava oltre il visibile, doveva solo trovare il coraggio di dirglielo.
- Dove andiamo?
- E’ una sorpresa!
In strada le porse il braccio, era la prima volta che lo faceva, s’incamminò con lei ostentando orgogliosa sicurezza.
- Buon giorno signori Rolandi, bella giornata vero? – i conoscenti salutavano e Carlo compiaciuto alzava il cappello.
Arrivarono a destinazione, la targa del negozio era a caratteri cubitali.
Marta si fermò di colpo
- Dobbiamo entrare lì?
- Si! Volevo farti una sorpresa. Un bel ritratto
- Mamma mia non sono pronta per un ritratto – istintivamente si accomodò una ciocca dei capelli.
- Per me tu vai bene così!
Carlo non le aveva mai parlato con tale dolcezza, allora lei si lasciò condurre dentro lo studio fotografico.
- Prego signori si accomodino pure, sarò da voi tra un attimo.
Mentre il fotografo spariva dietro ad una tenda, Marta e Carlo ammiravano le varie fotografie appese alle pareti. Marta sospirò pensando di non essere abbastanza bella come le signore che vedeva in quei quadri.
- Potete entrare! – il fotografo con il volto sorridente li invitò nella stanza attigua.
Un lenzuolo bianco faceva da sfondo, una poltroncina davanti e molte luci accese.
- Se volete uno sfondo diverso, il prezzo…
- Va bene questo! – lo interruppe Marta
- Bene! Volete mettervi in posa?
- La fotografia è solo per mia moglie.
- Oh capisco! Allora signora… - indicò la poltroncina
Trafficò attorno alla macchina e poi…
- Signora un sorriso.. – il lampo del magnesio quasi l’accecò.
- Ecco fatto, sarà stampata fra una settimana. Si paga alla consegna.
- Allora arrivederci. – Carlo strinse la mano al fotografo.
In strada, mentre si dirigevano verso casa…
- Era questa la tua sorpresa? – chiese Marta
- Si spero non ti sia dispiaciuta.
- No! Ma anch’io ne ho una per te. – glielo disse in un orecchio, Carlo spalancò gli occhi e per poco non si mise ad urlare.
- Ti amo Marta. – lo disse in fretta a bassa voce, ma non importava, lei lo aveva udito.
La bottega dell’antiquario, odorava di legno e di resina, Mirko si aggirava fra i vari oggetti, tavolini, cassettiere, quadri. La sua passione per l’antiquariato era condivisa anche dalla moglie. Non perdevano nessuna mostra o mercatino.
- Ciao Mirko
- Ciao Luciano c’è qualcosa di nuovo che potrebbe interessarmi.
L’amico Luciano, proprietario del negozio, fece una smorfia.
- Mmmm non credo, conoscendo i tuoi gusti. Sono appena rientrato, c’è una casa in ristrutturazione qui vicino e i nuovi proprietari hanno svuotato il solaio, non so ancora cosa ho acquistato.
- Non è da te comperare al buio – rispose battendogli una mano sulle spalle
- Dov’è quello che hai comperato? – chiese Mirko
- È accatastato dietro quella tenda.
- Ti spiace se do una occhiata?
- Fai pure Mirko
Non se lo fece ripetere e incominciò a rovistare fra quelle cianfrusaglie. Non erano un granché, ma la sua attenzione fu attirata da un ritratto. Lo spolverò con la mano, la cornice era pregevole e l’espressione dolce ed intensa della donna lo affascinava.
- Luciano! Quanto vuoi di questo?
Luciano alzo la testa da un catalogo
- Quello te lo regalo.
- Veramente?
- Ma certo prendilo! – e ritornò al suo lavoro
- Beh allora grazie, anche da parte di Graziella.
Luciano alzò un braccio in segno di saluto.
Mirko, con il ritratto sotto il braccio si diresse verso casa, Graziella stava infornando una crostata di mele.
- Sei tornato presto oggi! – e gli dette un bacio frettoloso sulla guancia
- Cos’ hai portato?
- Luciano mi ha fatto un regalo.
- Allora è un avvenimento, dai fammi vedere…
Graziella fissò perplessa il ritratto.
- Non ti piace? Lo posso riportare indietro. –
- No! Non è per questo, ho solo l’impressione di averla già vista quella donna .
Dormì poco quella notte Graziella, ma il mattino seguente scese in cantina e dopo aver rovistato in diverse scatole trovò, finalmente, quello che cercava, vecchie foto di famiglia.
Tornata nell’appartamento, prese il ritratto e lo appese alla parete in bella vista e poi si allontanò per ammirarlo.
Lo avevano cercato per anni sua madre e gli zii, nessuno sapeva che fine avesse fatto.
- Ciao! – disse ad alta voce - Io sono Graziella Marta!
- Ben tornata a casa …nonna. - e per un istante le parve di vederla sorridere.
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