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Un regalo di Natale

Stampato da : Concerto di Sogni
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Stampato il: 22/12/2024

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Autore Tema: Gabriella Cuscinà
Oggetto: Un regalo di Natale
Inserito il: 26/12/2005 17:44:45
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Un regalo di Natale

Mio figlio Renatino è un bambino di dieci anni. Da quando ne aveva cinque, ha sempre desiderato un cellulare e giocava con un telefonino finto fingendo di parlare con il padre o con la nonna. Non ho mai voluto comprargliene uno autentico perché mi sembrava assurdo darlo nelle mani di un ragazzino così piccolo. Eppure ha sempre adoperato il mio, mostrando di conoscerne il funzionamento meglio di me. Quando mi sono comprata un nuovo telefonino super accessoriato, lui in un momento si è reso conto dei marchingegni, di tutte le funzioni e me le ha spiegate. Dunque ho deciso di regalargliene uno per Natale. Ma l’avventura che m’è capitata pare incredibile!
Abbiamo un cane di razza barbone, con il pelo bianco e soffice. Si chiama Fido, detto Fid. Le sue dimensioni non sono indifferenti e sembra un enorme batuffolo di cotone. Ha un carattere vivacissimo e affettuoso; non fa altro che correre per la casa ed è naturalmente il compagno di giochi di Renatino, il quale gli ha insegnato a camminare sulle zampe posteriori e gli fa fare salti, ridendo e divertendosi come un matto.
Avevo acquistato al vivaio un bellissimo abete e l’avevo addobbato con luci rosse intermittenti, nastri bianchi e centinaia di palline colorate. Dopo di che, avevo comprato per Renatino il cellulare tutto avvolto in un bel pacchetto e l’avevo collocato sotto l’albero. Era un modello molto piccolo e moderno. Mio figlio aveva capito perfettamente cosa contenesse il pacchetto, ma sapeva pure che sino alla notte di Natale non poteva aprirlo. Invece il giorno successivo, sotto l’albero era rimasta solo la carta dorata, ma del telefonino nemmeno l’ombra. Ero molto adirata perché supponevo che non avesse aspettato e che l’avesse già adoperato: “Renato! Come ti sei permesso! I pacchi non si aprono prima del momento.” Lui mi guardava trasecolato, con la bocca aperta: “Mamma, io non ho toccato niente e non ho aperto nessun pacco.” Aveva le manine pure aperte in atteggiamento innocente.
“Non è possibile! Il pacchetto è scomparso e tu l’hai preso!” Però cominciavo a dubitarne. Renatino si stava mettendo a piangere: “Io non ho preso niente, niente, niente, non ho preso niente!”
Mio marito si mostrò pure allibito: “ Com’è possibile che sia scomparso, scusa? C’è la carta e non c’è il cellulare?”
Nella nostra mente però andava prendendo corpo la realtà delle cose:
Fid doveva avere preso il pacco, l’aveva aperto e aveva giocato con il telefonino. Ci guardammo e quasi contemporaneamente chiedemmo: “Dov’è Fid?”
Il cane era sdraiato sulla poltrona del soggiorno e dai morbidi peli del suo muso spuntava solo il naso nero a patata.
“Fid, che hai combinato?” gridai arrabbiata “Dov’è il telefonino?”
Mi guardava con le orecchie drizzate e agitava la coda.
“Hai aperto il pacco, vero? Hai giocato col telefonino! Dove l’hai messo?”
Continuava a guardarmi e ad agitare la coda, poi scese dalla poltrona e mi venne incontro saltando ed abbaiando.
“Sei uno scemo Fid! Dov’è ? Dove l’hai messo?”
Ero adirata anche perché pensavo che poteva averlo rotto sbattendolo a terra.
Mio marito disse: “Non ci resta che cercarlo con santa pazienza; da qualche parte l’avrà lasciato. E’ minuscolo, ma lo troveremo.”
“Lo cerco io, mamma, non preoccuparti,” assicurò Renatino.
E così ebbe inizio la caccia al cellulare. Guardammo in tutti gli angoli della casa. In cucina, vicino la cuccia di Fid; cercammo nel ripostiglio, vicino la lettiera che usa per i suoi bisogni. Rovistammo nel salone e nello studio, ma il cellulare pareva volatilizzato! Poi un’idea m’attraversò la mente: andai a prendere il numero del telefonino di Renato e mi diressi verso il telefono di casa. Composi il numero e attesi. Poco dopo, incredibile a dirsi, udimmo degli squilli provenire dalla pancia di Fid!
Renatino cominciò a urlare terrorizzato: “L’ha ingoiato! Mamma l’ha ingoiato! Aiuto! Papà, Fid ha ingoiato il telefonino!”
“E’ vero,” disse mio marito agitato “ Non c’è dubbio che lo squillo proveniva dalla pancia del cane.”
Il quale cane in questione, udendo il suono, aveva abbaiato e si era dimenato.
Adesso, io, mio marito e Renatino ci guardavamo trasecolati, senza sapere che pesci pigliare.
“Dobbiamo portare subito Fid dal veterinario,” disse mio marito prendendo il coraggio a due mani.
“Sì, d’accordo,” risposi, “andiamo subito.”
Ci mettemmo in macchina con il cane e mio marito procedette a sirene spiegate.
Quando arrivammo dal veterinario, eravamo spaventati e agitati. Spiegai al dottore quanto era successo e lui mi guardò incredulo.
“E’ convinta di quel che dice? Ha squillato dentro la pancia del cane?”
“Sì, sì,” gridò mio figlio “l’ho sentito io, è nella pancia di Fid!”
Il dottore ha sempre avuto in cura l’animale e lo conosce da quando è nato.
L’ha vaccinato e gli è comunque affezionato. L’ha preso per il muso e l’ha guardato. Fid per contraccambiare gli ha leccato la faccia.
“E’ possibile? Fid, è possibile che ti sei inghiottito il cellulare?”
Altra leccata di faccia.
A questo punto, l’ha fatto accucciare sul suo tavolo delle visite e gli ha toccato lo stomaco. Lo ha visitato e non gli ha riscontrato nulla di anormale.
“Secondo me, è un oggetto molto piccolo e non gli ha nociuto in alcun modo all’apparato digerente. Quindi, prima o poi, lo espellerà. Da questo momento in poi, dovete solo stare attenti alle sue feci. Vedrete che presto vi troverete il cellulare. Comunque registrerò il caso e sarà annoverato negli annali della veterinaria. Mah! Ancora stento a crederci!”
Così nei giorni successivi, tutti e tre abbiamo spiato con la massima attenzione tutte le cacche di Fid, che non capiva il perché andassimo ogni volta ad esaminarle come se fossero un reperto prezioso. Sin quando una bella mattina udimmo il grido di soddisfazione di mio marito: “ Oh! Finalmente! Ecco il telefonino!” E così dicendo aveva immerso le mani dentro una bella cacca cilindrica. Fid lo guardava e abbaiava festoso.
Anche Renatino fu contento e tirò un sospiro di sollievo, ma credo che da quel giorno abbia amato molto meno tutti i cellulari del mondo.


Gabriella Cuscinà


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