Il potere della spada
Stampato
da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
18/01/2025
Tema:
Autore Tema: luisa camponesco
Oggetto:
Il potere della spada
Inserito il:
02/10/2006 12:20:55
Messaggio:
Una notte senza luna avvolgeva col suo manto oscuro la vallata. Il cavaliere fermò il galoppo davanti alle mura del castello. Una nuvoletta di vapore uscì dalle nari del cavallo.
- Aprite in nome del re!
- Chi siete? – fu la domanda
- Sono ser Alec Brassac
Il ponte levatoio si abbassò con un grande scricchiolio. Un servitore si affrettò a prendere in custodia il cavallo e a condurlo nelle scuderie. Ser Alec salì di corsa la scalinata che conduceva alla Sala dei Ricevimenti.
- Il Duca sa già del vostro arrivo, vi prega di attenderlo.
L’intendente chinò il capo, in segno di rispetto, prima di allontanarsi
Il cavaliere si mise a camminare nervosamente per la grande sala, la preoccupazione era dipinta sul suo volto e l’attesa spasmodica.
- Eccomi, ser Alec! Confesso di temere questo momento, se è ciò che penso.
- Purtroppo devo comunicarvi che il re ha preso decisioni tali da mettere in pericolo la stabilità del regno.
Il Duca, Jan de Bruges, fratello minore del sovrano, si accasciò sull’enorme scànno. Il crepitio del fuoco, che ardeva nel camino, era l’unico rumore in un silenzio assordante.
Gli armigeri impedivano a chiunque di accedere agli appartamenti reali.
- E’ un ordine del re in persona, non vuole essere disturbato!
Koroc, il comandante della prima armata, premeva per essere ammesso alla presenza del sovrano. Era importante riferirgli che i barbari del sud si stavano ammassando al confine.
Il re, a sorpresa, aveva fatto spostare parte dell’esercito in una zona di scarsa importanza strategica lasciando sguarnita la linea di demarcazione che li separava dai bellicosi vicini.
Il re non era più quello di prima dal giorno in cui aveva incontrato lei. Bellissima e misteriosa, si era imposta ai sudditi, e così, in sordina aveva acquisito potere. In breve tempo aveva chiamato a corte uno stuolo di personaggi a dir poco discutibili, a nulla valse l’accorato appello alla prudenza di Ferlice, il fedele consigliere fin dai tempi di suo padre, ora rinchiuso nelle segrete per ordine della regina.
Koroc comprese, ben presto, che la situazione era precipitata. Non aveva più alcuna speranza di conferire con il re, anzi la sua stessa presenza era malvista.
Nell’udire l’avvicinarsi dei pesanti passi della guardia personale della regina, si nascose dietro una colonna.
- Dov’è il comandante Koroc! La regina vuole vederlo!
Gli armigeri riferirono che si era allontanato da poco.
- Cercatelo!!!
Uscire dalla fortezza equivaleva a salvarsi la vita. Per sua fortuna la conosceva bene essendo cresciuto a corte, sovente lui e il principino giocavano nei passaggi segreti.
Uno di essi portava direttamente alla Foresta Nera dove era accampata la sua armata. Non aveva tempo da perdere doveva raggiungerla e sapere su chi potesse contare.
Addentrarsi nel cunicolo fu come ripercorre il tempo a ritroso. La torcia era sempre al solito posto e i ratti fuggivano da tutte le parti al suo passaggio.
Fu un vero sollievo respirare l’aria pulita della notte. Il grido di una civetta, lo stormire delle fronde, rumori rassicuranti come il canto dei suoi soldati. S’intravedevano i fuochi in lontananza e la mancanza della luna favoriva il suo avvicinarsi all’accampamento.
Il nitrito di un cavallo richiamò l’attenzione di Dermon il suo scudiero.
- Siete voi Signore?
- Sono io Dermon!
- Non si avvicini troppo, vi stanno tendendo una trappola. Le guardie della regina sono già arrivare qui con l’ordine di arrestarvi.
Sperava di giungere in tempo ma evidentemente non era così.
- Qualcuno mi è ancora fedele?
- Non molti, un centinaio. Vi stanno aspettando alla Gola del Lupo.
Un secondo cavallo era già sellato, entrambi si diressero al galoppo verso un destino ancora oscuro.
- Siete degli incapaci! Ve lo siete fatto sfuggire!
La regina era furiosa, i suoi occhi lanciavano lampi di odio, colpì con lo scudiscio alcuni servi prima di ritirarsi nella Torre Alta.
- Dovremo aumentare la dose!
- Ma dobbiamo essere, cauti figlia mia. Deve sembrare naturale….
Alambicchi, erbe, vecchi libri di formule magiche e …..corvi neri., così si presentava la stanza. Una vecchia, con una veste blu come la notte più fonda, versava in un recipiente di terracotta un liquido ambrato.
- Lui è fuggito!
La vecchia nascose un’espressione di disappunto.
- Questo complicherà un po’ le cose ma ti prometto che presto il potere sarà tuo! Metti sette gocce di questo liquido per sette giorni nel suo bicchiere, prima che si corichi. Mi raccomando non più di sette gocce.
La regina prese l’ampolla e la nascose nell’ampia manica.
- E…non chiamarmi più “figlia mia” nessuno deve sapere chi sei!
La vecchia la guardò allontanarsi poi si rivolse verso i corvi.
- Presto andate, cercate Koroc, e seguite le quattro direzioni!
Un battere d’ali fu la risposta.
Il drappello procedeva silenzioso attraverso la Gola del Lupo. Koroc e Dermon davanti a tutti.
- C’è troppo buio Signore, sarebbe bene sostare ed attendere l’alba.
- No Dermon! Il buio è il nostro migliore alleato e poi alla fine della gola si apre un’ampia vallata lì saremo allo scoperto, ci fermeremo per attendere di nuovo la notte.
- Posso sapere dove siamo diretti?
Koroc fermò il cavallo e controllò gli uomini che lo seguivano, alzò un braccio e lo puntò davanti a sé per indicare che il passaggio ora diventava più stretto, poteva passare solo un cavaliere per volta.
- Il solo luogo dove possiamo andare è il castello del Duca Jan de Bruges. Ma adesso occhi aperti Dermon, questo è un luogo da imboscata.
La fortuna, per questa volta, arrise loro, a parte qualche masso che rotolò giù dai ripidi pendii tutti i soldati uscirono dalla Gola.
Si accamparono in un boschetto, nelle vicinanze di un corso d’acqua mentre l’orizzonte si rischiarava di una luce grigia.
- Il re è sotto un incantesimo – commentò Koroc osservano quel chiarore innaturale
- Cosa ve lo fa pensare, Signore? – chiese Dermon
- Conosco il re fin da quando eravamo piccoli, siamo cresciuti insieme. Avevamo fatto un patto tempo fa, se uno di noi due avesse mostrato un comportamento diverso, l’altro aveva il dovere di aiutarlo.
Il grido di un’aquila interruppe il dialogo.
- Signore! Non si è mai vista un’aquila da queste parti!
L’aquila volteggiò su di loro allora Koroc capì.
- Dobbiamo seguirla, avvisa gli uomini di prepararsi.
- Ma Signore….
- Fa come ti ho detto!
I soldati ripresero il cammino consapevoli che qualcosa di nuovo era accaduto. Koroc osservava la direzione presa dall’aquila e così vide il sentiero. Alzò il braccio, poi lo stese davanti a sé.
Jan de Bruges osservava la valle da una feritoia, si trovava di fronte alla decisione che avrebbe messo in gioco il futuro del regno.
- Ho una notizia per voi duca – ser Alec lo aveva raggiunto
- Mi auguro sia buona.
- Più che buona! Il comandante Koroc con alcuni dei suoi uomini si sta dirigendo qui al castello.
- La notizia è certa?
- Non c’è dubbio, il messaggero che l’ha portata è di mia assoluta fiducia.
Il volto del Duca s’illuminò, ricordava bene Koroc, quand’era bambino lo vedeva spesso giocare con suo fratello, che non avrebbe mai abbandonato se non fosse stato costretto.
- Col vostro permesso vado a preparare la sua venuta – ser Alec si congedò e non visto accarezzò il piccione viaggiatore che riprese subito il volo.
Il vento si era levato forte ed improvviso, persino l’aquila lottava contro di esso.
- Comandante! Che succede, il cielo è terso!
- Dobbiamo procedere Dermon anzi aumentiamo l’andatura.
- Gli uomini sono stanchi…
- Riposeranno Dermon, riposeranno…
I corvi vennero investiti in pieno da un turbinio tale e furono proiettati in direzioni opposte.
Koroc, seguito dai suoi uomini non perse di vista il sentiero fino a quando non terminò bruscamente. L’aquila si era posata sul ramo di un albero, il suo compito era finito. Koroc scese da cavallo ed esplorò i dintorni e, dietro un dirupo apparve la valle e il castello del Duca.
Il mago aprì un baule e ne estrasse una spada lucente.
- Il suo nome è Tartàn se saprai usarla nel modo giusto ti sarà molto utile.
- Io ho già una spada con la quale ho sconfitto molti nemici.
- Hai detto d’essere pronto a tutto pur salvare il re, allora prendi Tartàn. Vai ora il castello del Duca ,sta per essere attaccato e se non arrivi presto, capitolerà.
Mentre prendeva la spada, Koroc pensò al tempo che avrebbe impiegato per attraversare nuovamente la Palude.
- Aspetta! – intervenne il mago - c’è una via più breve per arrivare nella valle.
Fuori dalla grotta il cavallo scalpitava, il mago disegnò un cerchio nell’aria e si aprì una porta.
- Vai ora, e che la sorte ti sia benigna.
Koroc impose il silenzio ai suoi uomini e li invitò a seguirlo. Penetrarono nella fortezza attraverso il passaggio segreto. Impartì gli ordini a gesti, nessuno si aspettava un attacco dall’interno e fu facile sopraffare le guardie della regina.
- Io vado a liberare il re – disse rivolto a Dermon
- Vengo con voi!
Questa volta Koroc acconsentì.
Due guardie armate sostavano davanti alla porta della camera reale. Era necessario distrarle, si affidò a Tartàn. Sfiorò il pavimento con la punta della spada, ed ecco, manciate di smeraldi e rubini grossi come noci rotolare in ogni direzione. Le guardie, all’inizio sorprese, non tardarono a comprendere l’entità di quel tesoro e, subito si chinarono a raccoglierle. La via era sgombra, ma la porta non si apriva, pareva sigillata. Con la spada vibrò un fendente, schegge di legno volarono via, una spallata di Dermon fece il resto.
La stanza era buia, un flebile lamento indicava la presenza di qualcuno. Spalancate le finestre, al chiarore del giorno videro, steso su un letto, pallido e tremante, ciò che restava del fiero re.
- Dobbiamo portarlo fuori da qui!
Con l’aiuto di Dermon lo sollevarono e lo trascinarono nei corridoi dove, ormai infuriavano gli scontri.
Lo condussero all’aperto e lo fecero sdraiare sulla soffice erba. Il re aprì gli occhi.
- Koroc, amico mio – disse poi li richiuse.
- È morto? – chiese Dermon
- No! – una voce possente proveniva alle loro spalle
Il mago della Palude era lì dinnanzi a loro.
- Fategli bere questo. È un antidoto al veleno che gli è stato somministrato. Si riprenderà con il tempo. Ora dovete preoccuparvi di respingere gli invasori del sud. Molti sono rimasti fedeli al re, e quando sapranno che è salvo, accorreranno in vostro aiuto.
- Prima ho un conto da saldare con la regina – Koroc impugnò Tartàn.
- No! - Lo fermò il mago – alla regina penserò io. – e si diresse verso la fortezza, col passo lento e dignitoso, pronto ad affrontare l’ultima battaglia.
Luisa Camponesco
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