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LA CASA DEL SOGNO

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Stampato il: 22/12/2024

Tema:


Autore Tema: Domenico De Ferraro
Oggetto: LA CASA DEL SOGNO
Inserito il: 10/05/2007 16:17:47
Messaggio:

LA CASA DEL SOGNO


Una piccola casa rossa abbandonata in mezzo
ad una povera campagna tra alcuni alberi
che gli fanno ombra,ove danza la bellezza
insieme all' ebbrezza che ridenti tra verdi prati in fiore
rincorrono allegre le farfalle della virtù.
Immersa nella natura riposa rammentando
il tempo in cui fu giovane:
Qui fui costruita con il legno della montagna
insieme ai sassi del fiume ,passate molte stagioni
son diventata vecchia , pensare che dentro queste mie stanze
son cresciute generazioni e generazioni di sognatori.
Ho visto nascere e morire uomini e animali
albe e tramonti ,spensierati giorni nel veder riuniti intorno
al tavolo sempre un po’ scorbutico con tutta la famiglia
causa essere sbattuto di qua e di là a sua insaputa.
Sentire cantare gli strumenti di lavoro la zappa e la falce
il secchio e l’aratro, quel burlone del trattore stonato
come al solito con i suoi acuti di petto.
Veder danzare la fiamma nel caminetto e poi addormentarsi
tra la cenere e i tizzoni ardenti.
L’ Albero sorridendo lascia cadere alcune foglie sopra al tetto:
Tra i miei rami quanti aquiloni si sono impigliati,
quanti pensieri tristi e felici , sentimenti d’ogni tempo
passioni mai vissute.
Ma con l’aiuto del venerabile vento li ho riportati a terra
e lasciati afferrare di nuovo dalle mani del pio fanciullo.
La vecchia casa sorride:
Eri cosi forte e frondoso le tue foglie facevano la gioia
dei volatili di passaggio , della comara cornacchia che amava apparecchiava tè e pasticcini per ogni uccellino lassù in cima
mentre i tuoi lunghi rami come mille braccia cullavano
alla ombra d’un tempo oscuro chiunque lo volesse ,
rendevano dolce il dormire del fattore
stanco di ritorno dal lavoro che s’appisolava pigro
sopra l’amaca tesa tra i tuoi rami nodosi e silenti.
L’ Albero commosso tossendo ,asciugandosi gli occhi
con un grande fazzoletto di foglie :
Rammenti quella notte di tempesta quando un fulmine
bruciò martino l’albero di pino e colpì il camino birichino.
La chioccia impaurita fuggi sulla luna ed il cane inferocito
abbaio tutta la notte contro i lampi che si divertivano
ad illuminare disgrazie e paure della natura muta ai margini
della città di cemento fatta di case nuove che non avevano
mai conosciuta te la vecchia casa rossa solitaria
in mezzo alla brulla campagna.
La casetta inforcando gli occhiali :
Ricordo come posso dimenticare caro mio.
Accidenti se messo a piovere di nuovo, bisognerà
dire all’omino della pioggia di smetterla di piangere
son gia tanto triste io che le sue lacrime mi rendono ancora
più malinconica. Speriamo domani s’affacci di nuovo il sole
tra le nuvole per ritornare a sorridere lieta ad allegri giorni
al canticchiare delle oche per l’aia in festa nell’ascoltare
la canzone del gallo matto senza cappello.
E mentre finivo di raccontare questa storia gironzolando
per le stanze silenziose rammento di quel sogno
che lessi una volta tanto tempo fa
d’una sedia che correva a prendere il tram.
Era molto tardi e la sedia correva in fretta ,
saltellando , sulle sue quattro gambe .
A un tratto ne perse una e vacillò pericolosamente.
per fortuna un giovane passante fu pronto a raccogliere
la gamba e a rimettergliela a posto .
E mentre gliela rimetteva , le raccomandava :
Ma non corra così ,c’è più tempo che vita.
Giovanotto rispose la sedia mi lasci stare in questo modo
nell’ascoltare le sue parole mi farà perdere sicuramente
il tram che allungamento attendo.
Vede l’immaginazione è una funzione dell’esperienza ,
e l’esperienza è madre d’ogni sapienza.
La morale di questo sogno credo sia ambigua letta
in un vecchio libro di fiabe dimenticato in angolo della vecchia casa del sogno che feci un mattino mentre cercavo di afferrare
il sole per le gambe. Chi vuole sorridere sorrida non c’è pena
l’inchiostro di questa penna scaccia via ogni tristezza.


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