Les énervés de Jumiéges
Stampato
da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: cuocoligure
Oggetto:
Les énervés de Jumiéges
Inserito il:
27/09/2007 16:42:42
Messaggio:
Il cielo oscuro era carico di nubi minacciose, dalla finestra filtrava la luce dei fari puntati sugli arabeschi della Cattedrale. Era ora di scendere per la colazione per poi cominciare la visita della cittá.
La pioggia insistente e sottile rendeva ancora piú buio il giorno e rendeva bugiardo il tramonto rosso fuoco sulla Senna, contemplato appena una dozzina d’ore prima.
L’ammirazione della Cattedrale Notre Dame, impegnó quasi mezza mattinata che completai con le successive visite alle splendide St-Maclou ed St-Ouen.
Nel pomeriggio trovai scampo alla pioggia nel Museo delle Belle Arti. Un museo piccolo ma di grande interesse, ricco tra l’altro di un bel gruppo di artisti italiani dei secoli d’oro, di cui segnalo un notevole quadro del Caravaggio. Gli impressionisti francesi sono molto ben rappresentati da diversi quadri di Monet, di Pisarro, di Renoir e altri; meritano la segnalazione un paio ritratti e alcuni disegni di Modigliani, ancora la bella sala riservata alle geniali invenzioni di Duchamp ed alcune che sono completamente dedicate ad artisti normanni. In una di queste appunto, fui colpito da un quadro di grandi dimensioni, circa due metri per uno e sessanta, del pittore Evariste Vital Luminais (1821-1896) Les Énervés de Jumiéges. Il quadro é abbastanza semplice ed accademico nella composizione, i colori sono quasi una monocromia creando un’atmosfera di desolazione e di disfatta, ma che danno un senso di sofferenza e di partecipazione al dramma rappresentato: due figure abbandonate, quasi senza vita, con lo sguardo assente e allucinato, adagiati su una barca-giaciglio che vaga sulla Senna, nel suo lento scorrere fino all’Atlantico dove si fonde e si confonde nel porto di Le Havre.
Un quadro come tanti. Accademico, realistico come tanti quadri dell’ottocento francese prima della ribellione degli impressionisti.
Giá come tanti, se non fosse stato per il riferimento a Jumieges e per una strana emozione che provoca.
L’Abbazia di Jumieges, una volta vanto di tutto il nord della Francia, oggi solo rovine, giá ammirate nel film di Jean -Jaques Annaud In nome della rosa. Avevo avuto altra occasione di conoscere l’Abbazia di Jumieges, la San Galgano della Normandia, ma adesso il suo nome mi attirava molto di piú, volevo sapere su questi infelici snervati. Dopo una lunga sosta davanti al quadro ed una istantantanea, rigorosamente senza flash, scesi al boock-shop per consultare il catalogo del Museo e appagare la mia curiositá. Apprendo cosí che si tratta degli infelici figli di Clodoveo II , siamo intorno all’anno 650, puniti dal padre per la loro ribellione. Il catalogo sottolinea come davanti a questo quadro sostarono Salvator Dali, Simone De Beauvoir e tantissimi altri, non meno famosi, affascinati dalla misteriosa storia che illustra.
Nella bacheca del Museo, notai un manifesto di una esposizione in corso, nei locali delle attivitá culturali dell’Abbazia di Jumieges, sulla vicenda dei due fratelli noti appunto come Les énervés de Jumiéges.
Il mio viaggio prevedeva una puntata fino alle falesie di Fecamp ed Etretat. Un piccolo cambio di programma, rinuncio alla degustazione del Benedectine in Fecamp e decido di costeggiare la Senna nel sinuoso e lento cammino fino all’Abbazia. L’indomani lasciata Rouen con un pallido sole, mi incammino per la provinciale D64 attraversando paesini di case di pietre a tetti spioventi, ordinati ed ingentiliti da una indescrivibile quantitá e varietá di fiori. Il paesaggio ondulato mette in risalto i campi gialli di girasoli che contrastano con il verde intenso della barbabietola o il verdebluscuro dei campi di cavoli e, sullo fondo, cerri bianco-ocra incorniciano un cielo che si fa sempre piú luminoso.
Sono appena passate le undici, quando d’improvviso un cartello mi da il benvenuto a Jumieges. Della piú grande Abbazia benedettina, della Francia del nord, restano solo poche rovine, che tuttavia permettono di immaginarne lo splendore e la grandiositá di un lontano passato. Nei locali di quella che doveva essere la foresteria, si trovano gli uffici, i servizi e le sale per le attivitá culturali, dove appunto é in corso la mostra sugli snervati. C’é un pó di tutto, bozzetti del quadro ammirato in Rouen, incisioni, libri, riproduzione di manoscritti, quadri, riscostruzioni di costumi ed armi, tutto riferiti alla leggenda.
Si perché di leggenda si tratta. Non esiste nessun riscontro storico su quando si racconta, i fatti storici contrastono con la narrazione, ció non di meno la rendono ancora piú interessante.
La leggenda racconta, appunto, che negli anni intorno al 650 il re merovingio Clodoveo II decide di recarsi in terrasanta, come usava tra i nobili cavalieri, e lascia il potere ai figli minori sotto la tutela della moglie Batilde. I figli, peró, si ribellano alla madre e cercano di esercitare da soli il potere regale. Clodoveo, venuto a conoscenza del fatto, torna a Parigi, sconfigge i figli ribelli e li condanna a morte. Batilde interviene allora presso il marito pregandolo di mutare la pena, e giacché hanno usato la forza contro il padre, che siano privati della forza e sia loro concessa la possibilitá di pentirsi ed espiare cosí la propria colpa. Togliere la forza significava recidere i tendini (snervare appunto) con coltelli roventi, pratica giá usata dai romani proprio contro i Galli. I due sventurati fratelli, resi cosi impotenti, furono adagiati su una zattera-letto, ed abbandonati alla deriva sulla Senna. L’imbarcazione percorse quasi duecento chilometri fino ad approdare presso la Abbazia di Jumieges dove l’Abate riconobbe le insegne reali e i due sventurati furono accolti e curati dai monaci.
I due fratelli pentiti si fermarono nell’Abbazia per il resto della loro vita. Di tanto in tanto, il re Clodoveo e sua moglie Batilde venivano a visitarli ed ad apportare aiuti materiali alla Abbazia e da quel momento inizió il periodo di suo grande splendore.
Questa la storia che mi ha portato a Jumieges.
cuocoligure
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