il concerto
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: marcello ravasio
Oggetto:
il concerto IL CONCERTO – il progetto In fondo a viale argonne a Milano c’e’ un’imponente chiesa dei S.Nereo ed Achilleo, era la chiesa dove noi piccoli Ravasio facevamo i chierichetti. IL CONCERTO – la preparazione IL CONCERTO – Domenica 14.10 mattino ore 11 IL CONCERTO – Domenica sera ore 19.30 M.Ravasio
Inserito il:
30/10/2007 00:37:47
Messaggio:
A quel tempo, era costruita da poco, e quindi era parecchio spoglia, ma gia’ per le sue dimensioni imponenti mi lasciava senza fiato e la mia mente partiva per i misteri della vita e della morte, che gia’ da allora intuivo inconsciamente come una rinascita definitiva; le grandi navate, l’altare maggiore con l’organo sul retro, la cappella dedicata alla Madonna di Fatima, l’acustica meravigliosa che permetteva alla voce e alla musica di vagare per la chiesa penetrando con meraviglia direttamente nell’anima, tutto intorno ancora poche case e in fondo prima della ferrovia, l’oratorio dopo il quale cominciava ancora la campagna; infatti l’Aurelio mi ha spiegato che la Via Cavriana, era la via delle cascine dove c’erano ancora ai miei tempi, i contadini con le capre e le mucche.
Mano a mano che glia anni passavano, grazie alle offerte dei parrocchiani, la chiesa venne continuamente abbellita, l’enorme abiside dietro l’altare con un grandioso affresco della Resurrezione, sopra l’altare un nuovo “ciborio” di marmo bianco che faceva risaltare la “Sua” presenza con le alte colonne e il tetto finemente lavorato, il sottotetto di rame lucente intarsiato di stelle, rendeva veramente la sensazione della “Sua” casa; sopra il portone principale un grande vetro circolare colorato che con i raggi del sole, invadeva tutta la chiesa di luce splendente, come anche le alte finestre sempre circolari ai lati della chiesa.
Intanto noi quattro “ravasini” stavamo per entrare nel mondo della musica, nonostante la famiglia avesse tradizioni musicali scarse, a parte uno zio del babbo ferroviere-postale, che suonava il violino, la zia Adriana, sorella del babbo, spirito intelligente ma ribelle, studio poco, suonava il piano con il tatto della mente (mirabile ascoltarla nell interpretazione swing di StarDust), qualsiasi canzone leggera o famosa, si metteva alla tastiera , uno o due tentativi su qualche accordo e poi via come se quel pezzo l'avesse scritto Lei, ed io incantato ad ascoltarla.
Il papa' e la mamma si erano conosciuti proprio al coro della parrocchia (colpo di fulmine mistico-armonico) e, a parte il papa' che aveva studiato qualche anno il piano (walzer e canzoni milanes!!), la mamma non sapeva assolutamente nulla di note, metrica musicale etc. ma nonostante questo, l'amore per la musica che aveva dentro, l'avrebbe portata negli anni della maturita' avanzata (era gia' diventata nonna), ad essere parte attiva di un grande coro del maestro Bordignon, con concerti tenuti in Italia ed all'estero.
E poi simao arrivato noi 4 pisellini, anzi tre pisellini ed una pisellina, matrici fresche di fronte alla vita, e la decisione fondamentale (un grande atto d'amore) dei nostri genitori, di iscriverci alla Civica Scuola di Musica di Milano, dove al pomeriggio , tenevano lezione tutti i professori della Rai di Milano, togliendoci alla noia delle strade della periferia milanese (l'Ortica!!) .
Perche' sono un violinista (oramai un po' arrugginito per la verita')??
Perche' di fronte ai 4 pisellini l'allora direttore della Scuola, il Maestro Marzorati, decise con un colpo d'occhio, il nostro futuro di musicisti:
Annalisa, un bocciolo in fiore, il pianoforte;
Marco , dall'aspetto robusto e con il sorriso accattivante, il violoncello;
Maurizio, serio e sereno sin da bambino, la viola;
Marcello, cioe' io, il marziano del gruppo, il violino;
1+1+1+1=4, ecco come e' nato il Quartetto Ravasio.
Cosi’ , dopo la scuola al mattino, due o tre volte al pomeriggio, si andava in Corso di Porta Vigentina, dove ci dividevamo tra la lezione dello strumento e quella di teoria e solfeggio.
Io ancora non lo sapevo, ma la mia anima vibra con l’universo , amalgamandosi a note lunge e basse e, naturalmente il violino, a parte le prime 2 corde il “sol” ed il “re”, non e’ che fosse di molto aiuto per il mio equilibrio inconscio.
Avevo dei veri problemi di intolleranza alle vibrazioni acute, mi veniva la pelle d’oca e la mano si aggrappava all’archetto , o si aggrovigliava sulle corde alte il “la” ed il “mi”.
Bene o male, con la pazienza del professor Tito Riccardi, fratello dell’altrettanto famoso Alfredo Riccardi, focoso violoncellista dell’orchestra della Rai , ho cominciato a tirar dritto l’arco e, grazie ad un orecchio da madre natura dotato, risolvevo al volo incredibili armonie (pericolosissime stonature) che si verificavano all’interno della cassa armonica del violino.
All’orizzonte pero’ si stava profilando due terribili ostacoli: le note doppie e l’esame di teoria e solfeggio!!
Per le note doppie alte, tutto il mio organismo si ribellava, la pelle delle dita sembrava sotto attacco di acido, le unghie appena tagliate, crescevano a dismisura, le carie dei denti appena curati, si riaprivano con botti spaventosi; per quanto riguarda teoria e solfeggio, a parte il dettato, dove riuscivo a seguire e riportare note imprendibili, ero il mistero della natura per il professor Mattavelli, per il resto era un dramma: io e la matematica , pur amandola tantissimo (di + la geometria), non siamo mai andati d’accordo, per la mia natura sognatrice e slegata da qualsiasi rigido parametro, calcoli frazionari compresi, ma anche in questo caso, madre natura ha rimesso lo zampino, perche’ sono riuscito a superare l’esame di teoria e solfeggio al Conservatorio.
Mi ricordo che fifa, io da solo davanti alla commissione, prender fiato, dividere con gli occhi le battute da solfeggiare, e partire come un motore ad idrogeno, tutto d’un fiato sino alla fine e, per miracolo, rispettare , in millesimi di errore, lo spartito originario.
Insieme ai fratelli ci limitavamo a piccoli pezzettini, che data la natura particolare del quartetto (4 fratelli), procuravano a noi ed al pubblico, piacevoli sensazioni.
Ad un certo momento la SVOLTA:
il programma didattico della Scuola civica, prevedeva le prove d’orchestra.
Il destino ha fatto arrivare su un piatto d’argento il Maestro Angelo Merlo, violinista, con predilezione per Bach, Vivaldi, Corelli, Stradella, tutti autori collocati in un area musicale, dove per ritmi e vibrazioni armoniche, hanno risvegliato e fatto affiorare, la mia intima vibrazione dell’anima.
Sono stati anni incredibili, tutti i sabati le prove e, quando il programma era pronto via con il concerto, a Milano ma anche in altre citta’, addirittura in Francia.
Mi ricordo ancora l’atmosfera magica a Grosseto, dove in attesa del concerto del giorno dopo, noi ragazzi si rimase a chiacchierare sino alle prime luci dell’alba e poi il giorno dopo un meraviglioso concerto di Bach in E-major per violino e orchestra, dove io dall’ultima sedia dei secondi o terzi violini, vibravo insieme al solista, volando dalle basse note delle violi e celli, sino alle luminose stelle del cielo!
***
La vita mi ha portato, come il resto della mia famiglia, lontano dalla “nostra Basilica”, ma non troppo, infatti abitando dietro l’aereoporto, ogni ingresso in Milano, per ora senza tiket, imponeva un passaggio davanti alla maestosa S.Nereo e Achilleo, dove dopo un attimo di malinconica nostalgia, lasciatala alle spalle, ci si buttava nell’infernale civilta’ cittadina.
Negli anni ottanta tornammo tutti per il matrimonio della dolce cugina Loredana , dove dietro sua precisa richiesta, accompagnammo con gli strumenti, la Mamma nell’esecuzione di un’altrettanta dolcissima “Ave Maria”; che meraviglia la Sua voce girava come una cometa luminosa per tutta la chiesa e, mentre suonavo non riuscivo a trattenere la pelle “d’oca” e mi sembra di ricordare che sono riuscito a piazzarci un paio di belle “stecche cioe’ una nota bequadro anziche’ diesis, paragonando la cosa con i colori e sensazioni, bere del latte fresco di colore “nero” e al sapore di patatine fritte.
Tutto cio’ fino a che a causa delle continue e riuscitissime feste parrocchiali a San Bovio dove abitiamo sia l’Aurelio che io, e a causa dei continui impregni di basket di Andrea, non riesco a portare alla Messa l’Aurelio ne’ alla messa delle 11, ne’ a quella delle 18, e cosi’ improvvisamente, spinto da un intuito non mio, mi e’ venuta in mente la nostra chiesa e partiti con la macchina a razzo (sono sempre in ritardo), siamo arrivati finalmente una domenica di sole estivo nel cortile della chiesa e, percorrendo con un po’ di batticuore il bellissimo portico siamo entrati.
L’emozione, il tampo tempo trascorso senza frequentarla, all’Aurelio e a me ha provocato la medesima sensazione, di imponente bellezza e la profonda sensazione della “Sua” presenza; mentre assistevamo alla celebrazione, l’Aurelio era sopraffato da un’ondata di ricordi dei quali aveva quasi perso la percezione, e guardandolo si poteva scorgere sul suo viso una felice commozione.
Ieri nuova festa parrocchiale a San Bovio e dopo le 2 partite di basket di Andrea, mattino e pomeriggio, decidiamo di recarci alla “Basilica” per la funzione.
Si parla tanto di chiese vuote e della religiosita’ scomparsa, ebbene lo stupore invece di trovare la chiesa quasi gremita,ma non solo di anziani, ma anche di ragazzi e ragazze (sto’ sempre parlando della funzione delle 18.30)
Al momento della comunione, mi accorgo che il celebrante Don Ferdinando , con lo sguardo fa’ un cenno di saluto all’Aurelio, e mentre la messa finisce, un’idea si insinua piano piano, offrire un bel concerto del “quartetto” a tutta la comunita’ vecchia e nuova, e dedicarlo ancora una volta a mamma Mimma.
Detto fatto alla fine della funzione, ci avviciamo al sacerdote che senza darci il tempo di anticipare nulla ci dice:
“Allora come sta’ Sig.Ravasio, e’ tornato alla Casa?”
Lo aveva riconosciuto, ed e’ stato un momento molto bello,e sentendo la mia proposta, ho visto un sorriso di piacere nel rispondere che era per Lui e la comunita’ una cosa graditissima.
Ed eccomi qua’ felice ed agitato per il nuovo impegno e sfida, che comunque sia,
sara’ vinta aiutata dalla forza generata dal ricordo di un’epoca non troppo lontana, magica e indimenticabile, e felice per la possibilita’ di donare la musica, che come ogni cosa d’arte, e’ preghiera pura.
Dopo l’imput iniziale, e’ cominciato il difficile compito organizzativo della serata;
si trattava di combinare la vita e gli impegni di 4 fratelli sparsi e’ proprio il caso di dirlo per il mondo e gli impegni della Parrocchia:
Marco (violoncello) si divide tra Brisbane in Australia e l’Italia con dei rientri strettissimi;
Maurizio (viola) lavora nell’orchestra della Rai di Torino, che fortunatamente dopo anni di ristrutturazioni e chiusure di orchestre prestigiose in citta’ come Napoli, Roma e Milano, ha ripreso numerose attivita’ concertistiche con una unica orchestra con sede appunto a Torino;
Marcello (io) (violino), nonostante l’aspetto pigro e distratto, perennemente in “movimento” con la testa e con il corpo, al lavoro prima e per la famiglia e il papa’ Aurelio alla sera;
Annalisa (pianoforte) divisa tra famiglia scuola concerti con i piu’ diversi gruppi musicali (famoso quello eseguito nella chiesetta di San Miniato a Montebonello durante la festa del Beato Angelico , cioe’ io e Annalisa presentati dal parroco poeta Don Vincenzo Arnone, come il famoso “Duo di Crema”), e anche lei impegnata con il papa’ Aurelio;
anche gli impegni della Parrocchia non erano da meno:
si era pensato di inserire il concerto nelle settimane della festa della Madonna del Rosario, patrona della Chiesa, ed inizialmente si era scelta la data del 6.10 un sabato sera, perfetto per la possibilita’ di partecipazione dei parrocchiani e non ma……. il 6.10 era stato deciso di far un concerto con il coro con tanto di organista e tromba “bacchiana” solista, con un programma bellissimo e altrettanto impegnativo, diretto dalla infaticabile e disponibilissima cantante-elettrochimica-greco-latina Patrizia Mussini (e’ un vulcano di attivita’), e dall’amico PaoloTucci organista virtuoso, studioso di greco e latino, tutte e due autori e realizzatori del bellissimo libro sul rinnuovato “Battistero” della Basilica.
Io nel frattempo stavo impazzendo al computer cercando di preparare il programma in un formato gradevole, l’elenco dei brani era gia’ stato cambiato piu’ volte, quando e’ arrivata la notizia dell’indisponibilita’ della serata del 6:
Maurizio era stato conovocato dalla Rai per un concerto proprio il 6 e pure il successivo 13;
Marco aveva due uniche chances il 6 ed il 14;
Annalisa ed io sembravamo due farfalle sbattute dal vento degli avvenimenti;
rifaccio il programma come trio escludendo Maurizio;
un collega di Annalisa si propone come sostituto al posto del Maurizio, ma alla prove sparisce nel nulla;
sto cominciando a preoccuparmi seriamente, anche perche’ la magia di un quartetto di fratelli, e’ unica ed irripetibile e pensare di fare qualcosa di diverso, e’ come sentire mancarci la terra sotto i piedi.
Come un lumicino appare all’orizzonte la data di Domenica 14, alla sera, ok per il Marco e anche per il Maurizio che pero’ dovra’ arrivare di corsa da Venezia dove il giorno prima all’arsenale, si svolgera’ un concerto della Rai.
Rifaccio con non poca difficolta’ il programma e questa volta in via definitiva.
Intanto nell’attesa di trovarci per le prove tutti e 4 in 2 uniche giornate “full-time”, l’Annalisa e io continuiamo a provare quasi tutte le sere, a casa dell’Aurelio sotto il suo occhio attento.
Sabato 13 stampa presso copisteria dei programmini da sistemare in chiesa, mentre in Parrocchia hanno affisso manifesti in chiesa e all’esterno;
con un pacco di manifesti giro ancora sabato mattino per i negozi intorno alla chiesa e, a parte un negozio di toelette per cani, dove mi abbaiano sia i cani che la padrona, mi accolgono sorrisi e incoraggiamenti.
E’ il gran giorno, e si comincia con un impegnativo randez-vous;
ore 11 vado a prelevare Maurizio in arrivo da Venezia alla Stazione Centrale, di seguito passiamo al centro Koine dove ci attendono Marco e il suo simpaticissimo figlio Alessandro e, tutti insieme ci dirigiamo a Pandino, dove dopo un pasto frugale, comincia l’ultima prova generale prima del concerto della sera.
C’e’ un comprensibile nervosismo, l’occasione e’ importante, si sono mosse per venirci a sentire persone che non vedevamo da 30anni, amici colleghi e persino dei parenti da Bergamo, e tutto questo per un concerto tenuto la domenica sera: una scommessa quasi impossibile e Don Ferdinando non nascondeva la sua preoccupazione per l’affluenza della serata, ma si sa’, gli avvenimenti non sono guidati da logica umana e, con un occhio alla Mamma Mimma in cielo, ed un altro agli spartiti mentre provavamo, ci avvicinavamo sempre piu’ “carichi” verso il concerto.
Ci siamo il momento si avvicina, lentriamo in chiesa anche con l’Aurelio, e la tensione personalmente mi avvinghia in una morsa stomaco e mani, e’ sempre cosi’ prima dei concerti, poi qualcosa succede il cuore scioglie gli artitici muscoli, e la musica tramite gli strumenti, esce direttamente dall’anima.
Si comincia a sistemare la tastiera, e a provare l’acustica e subito nasce il problema che sistematici davanti all’altare, sotto l’acustica dell’abiside, i suoni si mischiano e confondono rendendo problematico l’ascolto sia per chi suona sia per chi ascolta;
fortunatamente spostandoci giu’ dall’altare, quasi in mezzo alla platea, il suono si amalgamava in maniera melodiosa e magica: mentre provavamo, io continuavo a suonare piccoli pezzi cosi’ naturalmente in mezzo alla gente che entrava, e questo ha contribuito a sciogliere la tensione, a prendere confidenza con il pubblico e la Chiesa.
Ed e’ proprio in questo momento che sono entrati simultaneamente gli amici de’ i tempi della scuola, dell’oratorio,e pure la fidanzatina delle medie, alla vista della quale, il cuore ha fatto un balzo “aritmico” che per fortuna grazie alle pillole “tritapack” per la pressione, e’ rimasto intorno ai 130 battiti al secondo.
IL CONCERTO – Domenica sera ore 21
Ecco dopo la presentazione di don Ferdinando si comincia;
applausi , usciamo dalla sagrestia sorridenti e uniti, 4 fratelli , 4 cuori una unica grande emozione, ed in platea oltre al papa’ Aurelio orgoglioso ed emozionato, una chiesa gremita oltre la meta’, una meravigliosa sorpresa per tutti.
Cominciamo con il concerto per violoncello di Vivaldi, solista Marco, suona a memoria ad occhi chiusi (da quando successe che dimentico’ le musiche a Milano e il concerto era a Varese, e comincio’ in quell’occasione a suonare a memoria), il pubblico attento non si distrae per un attimo e, non si sente nemmeno l’indelicato suono di qualche cellulare;finisce e primi applausi;
tocca a me, aria sulla 4° corda di Bach, le vibrazioni scivolano dalle braccia attraverso le dita e l’animo mistico e religioso di Bach rivive nelle armonie della melodia; finisco applausi sempre piu’ “caldi”;
ora e’ la volta del bellissimo Kol Nigrei di Bruck, solista Marco; e’ una preghiera nella musica, delicata e penetrante nel tempo stesso,a meta’ succede qualcosa, gli arpeggi magici della melodia dalle delicate mani di Annalisa, consegnano il sogno del riscatto dell’umanita’ nelle note conclusive al violoncello, e la preghiera s’innalza per le volte della chiesa, restando immobile nell’aria per qualche secondo, come la nostra emozione; applausi che cominciano ad entrare nell’intimo di chi suona e la tensione “dovrebbe” sparire ma…. e la volta di Albinoni del celebre adagio, io sono il solista ed essendo un violinista non professionista-bancario-sognatore, presenta un grado di difficolta’ da non sottovalutare e, nonostante prove e studio accanito, non posso fare a meno di girarmi verso l’altare alzare gli occhi al cielo, il movimento non sfugge all’Aurelio, e chiedere l’aiuto di Tutti nessuno escluso, ma in particolare alla Mamma Mimma, alla quale lo dedico con il cuore.
Cominciamo, l’accompagnamento di Marco Maurizio e Annalisa e’ un muro protettivo nel quale entro e comincio a suonare; il violino suona da solo e quando arriva l’arpeggio intenso che si conclude con un sol all’ennesima potenza, la paura scompare, ecco sto’ suonando per tutti i Presenti di qua’ e i Presenti di la’ , in comunione totale, 1a cosa sola; l’arpeggio finale intenso vibrato che sfuma anche quello verso l’alto, mi riseveglio in mezzo agli applausi.
Ora e’ il momento della preghiera vera e propria, Ave Verum Corpus, Traumerei, e per finale il bel concerto di Telemann con Maurizio come solista, che completa con la solita bravura e professionalita’: applausi e bis con scelta naturalmente dell’ Ave Maria di Schubert.
Grandi applausi e bagno di pubblico , anche per l’Aurelio.
E’ seguito un rinfresco semplice ma “comunitario” che ha legato ancora di piu’ i musicisti con i loro amici e il pubblico.
Alla sera , nel mio letto, non riuscivo a dormire, non riuscivo a rendermi conto di quello che era successo, quanti e quali avvenimenti, coincidenze, si erano messe in moto, per la riuscita di quello che alla fine non era stato un concerto, ma una festa.
Adesso mi lascio andare finalmente esausto, e nelle orecchie continuo a sentire la musica che sale dalla chiesa verso il cielo come una preghiera inarrestabile, e mi addormento felice.
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