E fu così che.... (capitolo II - parte prima)
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da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
26/12/2024
Tema:
Autore Tema: fairy dust
Oggetto:
E fu così che.... (capitolo II - parte prima) E fu così che… Un libro c’era, ed era nella mia mente. Lì…un elenco di fatti, emozioni, sentimenti, tutto lì aggrovigliato nei miei ricordi, che di tanto in tanto sfociano su pagine di diario. Agli effetti inibitori provocati da quel profumo A quel sentimento liberato a piccole dosi A te io dedico queste pagine Grazie.” L’indomani lo chiamai e ci mettemmo d’accordo per vederci il giorno dopo.
Inserito il:
25/10/2008 12:56:36
Messaggio:
Capitolo II
Parte prima
Eppure non riuscivo in nessun modo a legare il tutto con nessi logici per creare una storia. Forse perché in realtà non esisteva alcuna logica.
Ancor meno se pensavo che dovesse essere indirizzata a lui.
Come si può descrivere un sentimento? Che parole dovevo usare per arrivargli nella maniera più idonea?
Non ci riuscivo proprio. Il massimo che scrissi fu un capitolo in cui gli raccontavo le mie disavventure dell’anno 2006 e la mia storia con Andrea del 2007. Come arrivai a dover scrivere del 2008 non riuscii a spiegarmi come avrei voluto.
E il tempo passava.
Nonostante il normale andamento della mia vita di sempre, sapevo comunque che qualcosa c’era. Lui. Sempre e solo lui. Lui nei miei sogni. Lui nei miei pensieri. Lui nei miei discorsi. Un Lui che non ebbi mai.
Arrivata a fine agosto cominciai a pensare che forse l’unica cosa da fare fosse “lasciar perdere”. Lo so suona malissimo “lasciar perdere”, ma come potrei dirlo altrimenti? Era un amore nato, cresciuto, ma che purtroppo non potevo più vivere. Era diverso, lo avevo notato già l’ultimo giorno di scuola. Ne avevo il sentore. Lo sapevo: le nostre vite avrebbero preso strade diverse: lui scuola serale e lavoro, io a Venezia a studiare lingue orientali. E nemmeno l’estate mi avrebbe permesso di stargli accanto. Lui ha la sua vita e io la mia. Senza l’istituto tecnico commerciale abba-ballini che mi permetteva di vederlo, non avrei più potuto viverlo.
Per quanto sia bello un amore incondizionato, se non vissuto si tramuta in ossessione. E di certo non desideravo questo. Né per me, ne tantomeno per noi.
Così decisi di tornare ad essere libera. Libera dai sogni, dai pensieri, dall’emozione, da lui. Ma sapevo benissimo che non potevo farlo di punto in bianco. Da una parte c’ero io che mi dicevo: Basta ti prego, sono esausta; e dall’altra una Cristina innamorata che urlava: NO! Non è giusto! Mi hai creata!!! Non puoi nascondermi e fare finta che non esista! Devi dirglielo! Devi farmi uscire da qui! Lasciami andare!!!
Già…lasciarla andare…come? Con un libro che non riuscivo a scrivere?
Bisognava agire in fretta… E fu così che mi venne il lampo di genio: parlargli.
Detto fatto! Presi in mano il telefono, digitai il numero e lo chiamai.
“vecio, ma tu quando torni dalla sicilia?”
“sto tornando..arrivo domani sera.”
“quando torni dobbiamo vederci perché ti dovrei parlare…”
“ok…allora dopo domani ti chiamo e ci mettiamo d’accordo.”
Il resto della conversazione non la riporto perché credo non interessi a nessuno…
Il giorno dopo mi misi al computer e misi insieme tutto ciò che in quel periodo avevo scritto riguardante me, lui…il risultato finale fu una raccolta di una trentina di fogli così suddivisi:
- L’unico capitolo di quel famoso libro che mai scrissi dal titolo “da qualche parte bisogna pure cominciare”
- Una parte intitolata “Caro diario” con delle pagine prese appunto dal mio diario che delineavano il mio cambiamento emotivo che andava da fine 2007 e inizio 2008.
- Una parte chiamata “Pensando a te” in cui ho raccolto tutti gli scritti riferiti a lui.
- Ultima parte (concepita un po’ per permettergli di “riprendersi” da tutto il resto) dal titolo: “Pensando a me” con scritti riferiti per lo più a me per fargli conoscere qualcosina in più.
Il tutto con allegata una o più poesie riferita a ogni “capitolo”.
E come copertina una scritta in giapponese che non gli avrei tradotto. Un qualcosa che sentivo dentro e che volevo dirgli, ma che non oserei fare….quelle magiche parole che racchiudevano in “breve” tutto il mio sentimento. E una dedica…
“Ai viaggi intrapresi dentro a quegli occhi
mi ci sono persa anche solo immaginandoli.
Ricordo com’era e ancora mi travolge.
Da miei silenziosi sguardi.
A te, Marco.
Quella sera andai a letto assaporando già quel momento.
Il mio stato d’animo, potete immaginarlo…
Continua…
Cri_chan
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