E fu così che... (cap. 2 parte seconda)
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da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
05/01/2025
Tema:
Autore Tema: fairy dust
Oggetto:
E fu così che... (cap. 2 parte seconda) Vicino a casa mia c’è un parchetto, dietro a dei condomini, con una costruzione in legno che a guardarla ricorda un po’ un tempio della Grecia antica…io la chiamo “La Tettoia”.
Inserito il:
04/01/2009 01:42:55
Messaggio:
È un luogo al quale mi sento particolarmente legata, forse perché quando mi sento giù mi ci sdraio sotto a guardare i pilastri di legno e mi rilasso…e penso…
Se quelle colonne potessero parlare racconterebbero di bolle di sapone, risate, danze, pianti, sfoghi…e racconterebbero di un amore dichiarato.
Mi svegliai verso l’ora di pranzo, come sempre quando non c’era scuola. Il mio primo pensiero fu “e ora? che gli dico?”
Decisi di non tartassarmi troppo la mente con domande di questo genere, e lasciare che l’improvvisazione prevalesse. Ma quando mai io do retta alle mie decisioni?
Ricordo che il tempo trascorso fino al nostro incontro mi sembrava di una lentezza incredibile. Trovai il tempo per una doccia rilassante, un momento di svago davanti alla tv e una sosta-lettura nel parco vicino a casa mia. A pensarci bene forse non era il tempo che andava lento, ma era lui che ogni mezzora mi chiamava per rimandare l’appuntamento.
Lui così piacevole e così svampito!
Non ricordo a che ora (ma sicuramente erano già passate le cinque) mi dirigo verso la sopracitata “Tettoia” in sua attesa.
Nel frattempo per concedermi ancora un po’ di relax mi ascolto della musica mentre osservo le persone che passeggiano nella zona. Berretti di bambini che si godono il sole in bicicletta, palline di gelato che vengono divorate da persone d’ogni età. Capelli al vento, andatura frettolosa, borsa a tracolla, o mamma, è lui!
Prendo pacchetto di sigarette e accendino. Accendo. Vediamo se mi calmo.
Ci salutiamo con un abbraccio…il classico con cui si dovrebbero salutare gli amici, o almeno speravo che lo sembrasse (da parte mia).
Iniziai il mio discorso…
Alla fine usai il metodo dell’improvvisazione, quindi non saprei riportare ciò che dissi.
Posso dire però che non ho mai usato la parola Amore. “Grande/forte sentimento” “al di sopra dell’amicizia” “innamorarsi”, molti modi di dire, ma mai Amore. L’avrebbe incontrata tra i miei scritti, non c’era bisogno di accentuare nulla.
Non gli avrei mai detto “Ti Amo”.
Da parte sua non ebbi un preciso “si” o un preciso “no”. Questo perché io non volevo alcuna risposta, perché io ero lì per parlare, non per chiedere qualcosa. Dovevo e volevo liberarmi, e mi ero liberata. Nella mia mente pensavo che se doveva succedere qualcosa tra di noi sarebbe già successo. Potevo lasciare andare l’amore, e regalargli quella Cri innamorata nascosta tra dei fogli….
Restammo lì ancora un po’ a parlare.
Di un po’ tutto e non solo di ciò che provavo.
Del resto, c’era altro da dire?
Giunse infine il momento di tornarcene a casa.
Ci salutammo con un abbraccio. Quello di sempre.
Io presi una direzione, lui l’opposta.
Del resto, era giusto così.
…Continua…
Cristina
solo chi sogna può volare...
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