Storie dal bosco incantato - La casa degli gnomi
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da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
24/12/2024
Tema:
Autore Tema: luisa camponesco
Oggetto:
Storie dal bosco incantato - La casa degli gnomi
Inserito il:
20/09/2009 13:56:29
Messaggio:
Una nebbiolina leggera ovattava il sottobosco rendendo lucide le foglie delle felci. Aghi di pino e muschio ricoprivano il terreno mentre funghi odorosi facevano capolino fra le radici degli alberi.
I colori dell’autunno parevano sbiaditi in quella mattina d’ottobre, Cornelius uscì di casa, annusò l’aria poi rientrò sospirando. Era preoccupato non vedeva Tric Trac da una settimana e non era da lui. Mise alcuni ciocchi di legna sul fuoco e si preparò una tisana calda.
Qualcuno bussò alla porta si alzò di scatto nella speranza che fosse tornato l’amico.
- Ciao Cornelius, passavo da queste parti e ho pensato di farti visita. –
Peppino, lo scoiattolo era il solito burlone, simpatico si, ma anche molto scocciatore.
- Cosa c’è Peppino, hai combinato qualche guaio? – domandò Cornelius deluso.
- Oh no! Insomma, le solite cose.
- Entra pure, ho qualche ghianda per te.
Peppino non se lo fece ripetere ed entrò di corsa in casa, urtò Cornelius facendogli perdere l’equilibrio e per poco non cadde. Lo gnomo alzò gli occhi al cielo rassegnato mentre Peppino si sedeva tranquillamente al tavolo.
- Sai Corneliu…gnam, gnam, buona questa noce. Ti stavo dicendo che ho incontrato Elìsina stava andando a palazzo da Altea, aveva notizie preoccupanti.
- Preoccupanti? In che senso preoccupanti?
Peppino contento di aver catturato l’attenzione di Cornelius si guardò attorno ed abbassò la voce.
- Da parecchi giorni non hanno più notizie di Tric Trac. L’ultima volta è stato visto sul sentiero del bosco alto.
- Visto da chi?
- Ma da me naturalmente – rispose Peppino addentando un’altra noce.
- Peppino non scherzare questa è una cosa seria.
- Non sto scherzando – piagnucolò lo scoiattolo – Gli ho anche parlato, gli ho chiesto dove stava andando di bello.
- E lui cosa ti ha risposto?
- Mi ha detto che andava in visita dai suoi parenti.
Cornelius sostò pensieroso davanti al camino, poi prese la decisione.
- Mi spiace Peppino ma adesso devo proprio andare.
- Non ho ancora finito di mangiare…..
- Prendi quello che vuoi e portatelo via.
Lo scoiattolo raccattò quello che poteva e trotterellando se n’andò.
Cornelius preparò la bisaccia; un paio di focacce, erbe medicinali per tisane, frutti di bosco e un po’ di castagne. Spense il fuoco nel camino, chiuse la porta e s’incamminò verso la strada che portava al bosco alto.
La casa degli gnomi, parenti di Tric Trac, si trovava proprio là, sotto lo sperone roccioso che segnava la fine del bosco alto, il confine del regno di Abetaia e l’inizio della terra dei Troll.
Fra i troll e gli abitanti di Abetaia non c’era amicizia ma tanti dispetti, tante liti e Cornelius lo sapeva.
Lunga la strada da percorrere e il giorno passava in fretta. Cornelius sentiva il peso degli anni ma era troppo importante sapere cos’era accaduto all’amico gnomo.
Il sole occhieggiava fra i rami degli abeti dissolvendo la nebbia mattutina. Cornelius si fermò per concedersi un po’ di riposo. Si sedette fra le radici dell’acero rosso.
- Ehiii, ma non guardi dove ti siedi?
Lo gnomo balzò in piedi mentre Lumachina tastava con le antenne il nuovo venuto.
- Scusa Lumachina non ti avevo proprio visto.
- E tu che ci fai così lontano da casa?
- Sto andando al bosco alto alla casa degli gnomi.
- Mmmm ….Ho saputo che c’è stata un po’ di confusione da quelle parti, ma forse ho capito male.
- Dimmi cos’hai sentito è importante!
- Me lo ha detto Duepunti, il lombrico, e a lui lo ha detto Scarabeo e che a sua è venuto a saperlo da…..
- Dimmi cos’hai saputo? – tagliò corto Cornelius
- Una questione di confini. Pare che i troll abbiano spostato i pali di 50 cm. Gli gnomi lo hanno scoperto così sono venuti alle mani. Non so altro.
Non era la prima volta che i troll cercavano di guadagnare terreno, era stato firmato anche un accordo nel quale si stabiliva una specie di “terra di nessuno” ma non era servito a sedare la contesa.
- Farei un pezzo di strada con te cara Lumachina, ma sono di fretta.
- Capisco Cornelius, ma la prossima volta fermati un po’ con me, parleremo dei bei vecchi tempi. – Lumachina mosse le antenne e comparve sotto una foglia di castagno.
Cornelius prese fiato prima di continuare il cammino. Scrutò il cielo, in autunno il tempo può cambiare all’improvviso; l’aria si era fatta improvvisamente fredda e tuoni lontani preannunciavano l’arrivo del temporale, trovare un riparo non era difficile, nel bosco qualsiasi cavità era utile.
La casa di Ghiro era poco lontano, al limite della radura. Sperando non fosse già in letargo, Cornelius pensò di rifugiarsi in quella tana.
Bussò alla porta mentre le prime grosse gocce d’acqua bagnavano la terra.
- Ma chi è ? - UAAAA (sbadiglio)
- Sono Cornelius, aprimi Ghiro!
Ghiro apparve sulla porta stropicciandosi gli occhi.
- Cornelius? Cosa ci fai da queste parti?
- Fammi entrare è una lunga storia.
- Allora dovrai accorciarla, sto andando a dormire.
La casa di Ghiro era di un disordine spaventoso, ghiande sparse dappertutto, ma in compenso era asciutta e calda.
- Scusa Ghiro me ne andrò appena finisce di piovere, ma tu non fare caso me.
Ghiro, sollevato, radunò batuffoli di cotone, polistirolo e anche del nastro isolante, li unì per benino, tastò il grado di morbidezza e poi ci si buttò sopra soddisfatto. Cornelius sapeva dell’abitudine di Ghiro di visitare le case degli uomini per rubacchiare qualcosa. Un anno era stato sorpreso dal freddo proprio in una di queste case e fu costretto a trascorrere l’inverno in uno scantinato. Quando tornò ad Abetaia si vantò di sapere tutto sulle abitudini degli umani e qualcuno lo prese pure sul serio.
- Chiudi bene la porta quando esci, io …..roonf, ronf, uaaaa , ronf rooooonnffff - e si addormentò di colpo.
Lo avrebbe rivisto a primavera, meglio così, pensò lo gnomo, in fondo non aveva proprio voglia di dare spiegazioni.
- Buon riposo amico – mormorò chiudendo la porta, aveva smesso di piovere ed era ora di rimettersi in cammino.
La bisaccia pesava sempre di più ad ogni passo, Cornelius si appoggiò alle radici di un albero per prender fiato.
- Fuori allenamento ehh!!
Tilde, la volpe rossa, lo guardava con i suoi occhietti furbi.
- Mi hai fatto spaventare! – borbottò Cornelius
- Scusaaa…..ma gli gnomi che conosco sono molto più svelti. Dove stai andando?
- Devo raggiungere il bosco alto prima che faccia notte.
- Di questo passo non ce la farai, a meno che……
- A meno che?
- A meno che non ti ci porti io. Te lo devo, mi hai curato la zampa ferita in quella tagliola, adesso potrò ricambiare il favore. Coraggio Sali in gruppa.
Tilde prese a correre e Cornelius si tenne ben stretto aggrappato alla pelliccia della volpe che lo riparava anche dal vento. Chiuse gli occhi e gli parve volare come quando era con Trappola, il cervo volante ed era invitato a palazzo dalla regina.
Lo turbava il pensiero di ciò che avrebbe dovuto affrontare; dov’erano Tric Trac e i suoi parenti? Cosa stava succedendo ai confini di Abetaia, nella casa degli gnomi? Domande e ancora domande alle quali sperava di dar presto una risposta.
- Ci siamo quasi Cornelius, l’ultimo tratto è in salita quindi attento a non scivolare.
Stava attento Cornelius, Tilde aveva percorso parecchia strada e anche se la luce del giorno rischiarava il cammino, le prime stelle incominciavano ad apparire.
Tilde frenò di colpo e lo gnomo venne catapultato in avanti e ruzzolò nel prato.
- Accipicchia Tilde dovevi proprio fermarti in questo modo? – Cornelius si massaggiò le gambe per vedere se erano ancora tutte intere. – Comunque grazie del passaggio.
- Quando vuoi Cornelius, quando vuoi. – e scomparve nel bosco.
Ancora intontito dalla caduta si guardò attorno; lo sperone roccioso metteva in ombra la casetta, un senso d’ansia prese lo gnomo che affrettò il passo.
La porta era aperta, tutto buio all’interno; accese una candela ed entrò. Il camino era spento e doveva esserlo da parecchi giorni visto il freddo che faceva. Sulla tavola alcuni piatti e un paio di bicchieri, degli gnomi nessuna traccia.
Ormai era sera inoltrata, inutili le ricerche, avrebbe atteso l’alba; si coricò cercando di dormire, ma il sonno non veniva.
Aveva chiuso da poco gli occhi quando si sentì afferrare per le braccia e immobilizzare.
Una lanterna rischiarò un poco la stanza.
- CORNELIUS!!!!
- TRIC TRAC!!!!
Si guardarono sorpresi e dopo il primo istante tirarono tutti un sospiro di sollievo.
- Bella accoglienza e pensare che ho fatto tanta strada per venire qui.
- Scusami amico, ma abbiamo visto la luce della candela e non sapevamo chi fosse.
- Vorrei avere delle spiegazioni, ero preoccupato per la tua assenza.
Tric Trac si lasciò cadere su di uno sgabello.
- Entra pure zio Gum, è un amico.
Gum entrò seguito dalla moglie e dai nove figli.
- Adesso ti raccontiamo tutto!
La moglie di Gum accese il fuoco e un confortevole calore si diffuse per la casa.
Una storia semplice come tutte le storie di Abelandia ma suoi abitanti tendono ad ingrandire i fatti e renderli complicati.
Tutto era cominciato a causa di un piccolo orto di Gum, dove cresceva di tutto in modo rigoglioso, ma guarda caso confinava proprio con un altro appartenente a Gark il troll.
La terra degli gnomi, fertile e ben concimata, quella dei troll sassosa e arida. Così un giorno Gark si presento a casa di Gum.
- Le tue piante mi fanno ombra, devi tagliarle.
In effetti le piante di mele erano talmente cresciute che oscuravano in parte l’orto del vicino.
- Non è poi un gran danno – rispose Gum – visto che non cresce nulla nel tuo orto.
- Se non cresce nulla è per colpa delle tue piante.
La discussione degenerò presto in lite coinvolgendo la moglie ed i figli di Gum e la moglie ed i figli di Gark. Da quel momento i dispetti erano all’ordine del giorno.
- Capisci bene Cornelius che in questa situazione non potevo lasciarli soli contro quei prepotenti.
- D’accordo amico ma adesso ho bisogno di riposare domani vedrò come sistemare la faccenda.
Cornelius dormì sodo quella notte, consapevole del fatto che tutto si poteva risolvere in modo pacifico.
Il mattino iniziò con il profumo di tè ai mirtilli e mise tutti di buon umore. La moglie di Gum lo versò nelle ciotole e Cornelius ne chiese ancora, dopo di che ritenne d’esser pronto ad uscire.
- Dove vai Cornelius?- chiese Tric Trac pensieroso
- Vado ad incontrare Gark.
- Ma è pericoloso, è un tipaccio losco.
- Allora accompagnami così saremo in due ad affrontare il tipaccio losco.
Tric Trac esitò parecchio prima di seguirlo, ma non voleva fare la figura del fifone davanti allo zio e ai cugini.
Cornelius era di buon umore sentiva che la faccenda si sarebbe conclusa per il meglio. Si diresse verso l’orto e sedette sotto l’albero di mele.
- Adesso cosa facciamo?
- Adesso aspettiamo!
Tric Trac, poco convinto e soprattutto sospettoso, cercò di mettere in guardia l’amico.
- Lo sai che avevano spostato i pali di mezzo metro, vogliono guadagnare terreno e magari prendersi anche la casa.
- Voi come avete reagito?
- Abbiamo rimesso i pali al loro posto.
- Allora tutto è come prima.
Era difficile spuntarla con Cornelius, aveva sempre una risposta pronta, ora non rimaneva che attendere.
L’attesa fu piuttosto breve, infatti Gark seguito da moglie e figli, avanzava a grandi passi verso il confine.
- Rendetemi la pentola che mi avete rubato! – gridò a squarciagola.
- Pentola? – chiese Cornelius – quale pentola?
- Avete chiamato i rinforzi, non sapete cavavela da soli!
Cornelius capì subito il modo per uscire da quella situazione.
- Discutiamo con calma, magari davanti ad una bella tisana alla menta.
La proposta sorprese tutti, ma Cornelius continuò.
- Andiamo in casa ho una proposta da fare a tutti voi.
- Nella casa degli gnomi? – i troll si stupirono.
Cornelius, incurante delle proteste di Tric Tra e di Gum entrò in casa e fece sedere tutti attorno al tavolo.
- Ecco la nostra pentola! – urlò Gark
- L’abbiamo trovata! – replicò Gum
- Zitti e ascoltatemi! Ecco ciò che ho pensato. Voi troll siete abili nel fabbricare pentole e lavorare il ferro, gli gnomi invece sanno coltivare la terra. Io possiedo un concime che può renderla ancora più fertile e produrre molta più frutta. Allora propongo che la frutta appesa ai rami che sporgeranno oltre il confine appartenga ai troll e non solo ma anche i prodotti dell’orto che matureranno oltre i pali di demarcazione. I troll, dal canto loro, ripagheranno gli gnomi lasciando pentole e tegami al posto della frutta e verdura che avranno colto. Allora cosa ne dite?
Al momento nessuno fiatò.
- Possiamo consultarci? – chiese Gum
- Lo faremo anche noi- risposero i troll.
I due gruppi si separarono a confabulare fra loro.
“Ci farebbero comodo avere pentole e tegami e quelle che non useremmo potremmo venderle ad Abelandia con un buon profitto. Ma non facciamo capire che ne abbiamo bisogno”
“Ci farebbe comodo avere della frutta e verdura fresca e poi ci liberemmo, una volta per tutte, di quelle pentole che riempiono casa. Ma non facciamo capire che ne abbiamo bisogno”
- Avete preso una decisione?
Tutti tornarono al tavolo.
- Noi abbiamo votato e deciso di provare, purché non esagerino nella raccolta della frutta.
- Abbiamo votato anche noi e deciso di provare, purché non esagerino nel volere troppe pentole.
- Bene allora è fatta, si incomincia da domani!
Quando i troll se ne furono andati Tric Trac sollevò la questione.
- Domani? Ma è impossibile, come farebbero i rami dei meli a sporgersi dall’altra parte così presto?
- Questo è compito mio. E voi non preoccupatevi, se ognuno terrà fede alle promesse fatte non ci saranno più liti.
Cornelius trascorse il resto della giornata nell’orto e alla sera la moglie di Gum preparò il minestrone più buono che gli gnomi avessero mangiato.
La notte scese sulla casa e tutti si addormentarono cullati dallo stormire delle fronde.
Al risveglio Tric Trac si accorse che Cornelius non c’era, allora si precipitò fuori casa e…..non riuscì credere ai propri occhi. Chiamò lo zio ed i cugini, tutti rimasero a bocca aperta; nell’orto i meli protendevano i loro rami per buona parte sulla terra dei troll e non solo, zucche, zucchine e fagioli avevano esteso le loro radici oltre i pali, oltre il confine.
Anche Gark guardava stupefatto e il più alto dei suoi figli si affrettò a cogliere una mela ed ad addentarla con grande soddisfazione subito imitato dai fratelli. Poco dopo Gark depose, al limite dell’orto, una serie di pentole di dimensioni diverse e di buona fattura.
- E’ ora per me di tornare a casa- mormorò Cornelius
- Ci sei stato di grande aiuto, ti ringraziamo – soggiunse Gum
- Caro zio visto che tutto è finito bene, vado con Cornelius, a palazzo mi staranno aspettendo.
La moglie di Gum diede loro, per il viaggio, focacce e marmellata di lamponi e more, abbracciò il nipote e gli fece promettere di tornare presto.
Con la bisaccia piena e il cuore leggero, Cornelius e Tric Trac diedero un ultimo sguardo alla casa degli gnomi prima entrare nel fitto del bosco.
- Chissà se Tilde è da queste parti? – mormorò Cornelius.
- Hai detto qualcosa? – chiese Tric Trac con la bocca piena di marmellata.
- Nulla, e tu non ingozzarti in quel modo, la strada è lunga …..e…
……...e la voce si perse tra i rami degli abeti ed il canto degli uccelli.
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Luisa Camponesco
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