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Also sprach das Strudel

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=18000
Stampato il: 24/12/2024

Tema:


Autore Tema: Roberto Mahlab
Oggetto: Also sprach das Strudel
Inserito il: 04/01/2010 16:58:33
Messaggio:


"Vieni a camminare sulle foglie d'autunno?"
"No, fa freddo, preferisco stare a casa sotto le coperte".
Abbassai il capo, non ero più importante di una folata di vento.

°°°

"I grandi pensatori sono sempre stati degli uomini", mi aveva detto il pomeriggio precedente parlando di letteratura e filosofia, frase che apparentemente trovava la sua conferma nel luogo che decisi di visitare solitario quel sabato mattina, Sils Maria, il piccolo paese gioiello dell'Engadina, sul lago omonimo, pochi chilometri prima di St Moritz, la carta delle previsioni meteorologiche illustrava che sarebbe stato l'ultimo giorno di bel tempo dell'inverno prima dell'arrivo della neve.


Marcel Proust, Thomas Mann, Hermann Hesse, Marc Chagall, Giovanni Segantini, Richard Strauss e Friedrich Nietzsche mi avevano preceduto sul sentiero del bosco che parte dalla piazza del comune di Sils e si snoda fino a oltre 2000 metri, una camminata di oltre due ore fino alla valle di Fex, racchiusa tra le cime innevate.

Data la stagione intermedia, non c'era anima viva sul percorso, ero intenzionato a raggiungere l'albergo della valle di Fex, una volta in pieno inverno vi ero arrivato dalla parte opposta, sul lago ghiacciato con gli sci da fondo provenendo da St Moritz. La prima parte del sentiero si immerge in una foresta di pini a fianco del torrente, il dislivello è notevole e il respiro e le gambe si rincorrono a vicenda, certo Nietzsche si sedeva sulle panchine nel bosco o di fronte al lago per ammirare la natura ed elaborare la sua filosofia, io invece non vedevo l'ora di fermarmi un poco per rifocillarmi con una tavoletta della mia cioccolata svizzera preferita, la mitica barretta di "Ragusa".


Appena superata l'ultima curva del passaggio nella foresta, anzichè riuscire a recuperarlo, rimango del tutto senza fiato, la visione di quanto si presenta ai miei occhi è stupefacente, comprendo all'improvviso la ragione dei versi celebranti la natura di quei luoghi da parte dei grandi poeti e filosofi, certo provo che sia un peccato che tale spettacolo sia solo per me e la mia ombra che i raggi del sole mi pongono accanto. Due ombre. Due ombre?

"Ci venivo spesso verso la fine degli anni settanta, milleottocentosettanta", sussurra una voce dal tono gutturale, accento teutonico, "la prima volta che giunsi qui non mi piacque, non mi piaceva niente, neppure il lago, non mi piaceva il mondo". Mi volsi, non c'era nessuno, l'aria di montagna mi stava facendo venire le visioni? Scossi la testa, era stato sicuramente il vento che cozzava contro gli alberi, a tendere bene le orecchie pare che siano parole bisbigliate, invece sono solo illusioni sonore.


Proseguii nel cammino, la macchina fotografica scattava ripetutamente, superai minuscoli villaggi e ponti di legno sul torrente e all'orizzonte cominciò a stagliarsi la mia meta, la valle di Fex, l'ultimo pezzo di percorso si snodava su una strada carrozzabile, in fondo alla valle le cime del Bernina e l'improvvisa nostalgia di non condividere con chi avrei desiderato e iniziai a canticchiare alcuni versi che mi erano venuti alla mente :

Le montagne mi avevano chiesto di te
avevo risposto che ti avrei riferito
oggi mi hanno chiesto la tua risposta
ho riferito che era il silenzio

e come colonna sonora canticchiai il Pachelbel Canon, il mio pezzo classico preferito, lo scenario della valle di Fex, le parole di amore deluso, la melodia di Pachelbel, un musical degno di Hollywood.
Alcune note però stridevano. E certo, non erano quelle che sgorgavano dalla mia gola, erano cupe, tumultuose, le riconobbi, "la cavalcata delle Valchirie", Wagner, Wagner?
"All'inizio la sua musica mi piaceva, poi ci ho litigato e non mi è piaciuta più, ma ai miei tempi era sempre primo nelle hit parade", lo stesso tono gutturale dal pesante accento teutonico che avevo sentito tra gli alberi. Chiunque fosse quell'essere dell'ombra, dovette avvertire la mia perplessità, perchè arrestò il mormorio musicale e mi si rivolse con voce premurosa :"oh scusa, ti ho spaventato? Sai quando non c'è nessuno in giro anche io esco e ripercorro i sentieri che mi avevano aperto la mente, sono lo spirito di Nietzsche, Friedrich per gli amici".
"In quanto a spirito, direi che non ne hai molto, ma come si può avvolgere la dolcezza di Pachelbel con la Cavalcata delle Valchirie?", ribattei leggermente indignato.

"Ohhhh.... ti sei offeso.... la tua struggente poesia, la malinconica colonna sonora, le montagne che ti hanno chiesto di lei e lei non c'è...", ghignava ormai, poi si ricompose e aggiunse freddamente :"sei rimasto con un pugno di mosche" e aggiunse quasi piagnucolando :"sono tutte uguali, ne so qualcosa anch'io" e fu abbastanza sorprendente osservare uno spirito far rotolare a calci una pietra in segno di stizza.

"Un pugno di mosche lei dice?", replicai severo, "ma no, guardi piuttosto, c'è una farfalla bianca appoggiata sul sentiero, ha le ali chiuse, non si muove, chissà perchè, ecco le avvicino una foglia e apre un'ala, poi la richiude, come le foglie che si avvicinano alle loro ali devono essere le nostre parole e i nostri pensieri verso le donne".

"Oh che animo poetico!", ribattè con aperta ironia lo spirito di Nietzsche, "e pensare che io ho scritto decine di volumi, ma frasi del genere non mi sono venute alla mente mai!, io scrivo di filosofia", aggiunse con tono orgoglioso. "E tu, di che cosa scrivi", mi chiese, "visto che pare tu abbia un animo letterario, non sarai un poeta romantico per caso? Byron, Schiller, Keats e Goethe, Hugho, Thoreau e Whitman, la pulsione irrazionale dell'amore, tutte assurdità, Voltaire e gli illuministi, quelli avevano davvero iniziato a capire quanto tutto fosse futile", lo slancio oratorio pareva non arrestarsi più.

"E io invece ammiro i poeti romantici, credo che gli illuministi abbiano esagerato nel negare gli slanci umani, e anche io scrivo, non di filosofia però, io scrivo d'amore e un giorno spero che le mie parole divengano un musical", anche il mio tono era convinto.


"Un musical?", mi sibilò stupito Nietzsche, "vuoi dire una sceneggiatura di allegria, che convince gli spettatori a sognare che i loro desideri impossibili divengano realtà? E come è possibile che questi luoghi maestosi ti diano spunto per un musical, anzichè riempirti l'animo della consapevolezza dell'inutile peso dell'esistenza?".

"Senti Friedrich, ti chiamo così visto che siamo ormai amici, quando a Hollywood ti pagano un milione di dollari a copione, il peso dell'esistenza mi diventa leggero, credimi", sbottai.

"Ah, i soldi, allora non c'entra il sentimento!", replicò sprezzante.

"Ti sbagli, il sentimento, come tutti gli stati d'animo, è bello poterlo trasmettere, con dolcezza e ironia, affinchè chi ascolta sia a sua volta spinto a comunicare il suo, è il silenzio dei pensieri che è nemico dell'animo umano e l'arte è un metodo per scavalcare il silenzio".

"E allora vediamo, fammi un esempio pratico, insomma come fai a descrivere con dolcezza e ironia, anzichè con la giusta furia, il ricordo di una donna?".

"Vedi questo sentiero Friedrich, dall'altro capo attornia il lago e il mio ricordo di quei momenti mi aveva riempito l'animo e lo descrivo così, avanti, non fare il burbero, canticchiami Mozart in sottofondo e non Wagner e ascolta...


... lei mi tenne dietro per ore e, prima che potessi proferire parola, mi custodì diligentemente nel suo zaino gli aghi di pino che io sottraevo agli altissimi alberi quando pensavo fossero distratti, le gocce del lago che zampillavano all'ammaraggio dei cigni e che io nascondevo tra le palme delle mani prima che ricadessero tra le acque del legittimo proprietario, il laghetto di montagna dentro al quale si specchiava il mondo alla rovescia e mi chiesi che cosa avevo fatto per meritare tanto..."

"... per meritare tanto?", l'ombra si teneva la pancia dalle risate, "come se fosse la donna ad essere il motore dei tuoi momenti, della tua vita, dei tuoi pensieri, ma non sai che nel mio 'Also sprach Zarathustra', ovvero 'Così parlò Zarathustra', scrivo che l'uomo deve essere educato alla guerra e la donna al conforto del guerriero?, non capisci che le sventure che colpiscono gli uomini derivano da quanto combinano le donne? Insomma, parliamoci chiaro, la donna è superficiale ed è l'uomo che pensa e comanda!", Nietzsche si mise quasi a gridare.

"L'uomo... pensa? Che strano, sei dunque d'accordo con quanto lei mi aveva detto, che i grandi pensatori sono sempre stati degli uomini... tu sei la dimostrazione dell'ironia contenuta in quella frase Friedrich, le donne ci fanno credere che i grandi pensatori siamo noi e tu ci sei cascato davvero?"


"Che vuoi dire, sono stato io che ho scritto 'Così parlò Zarathustra', non è stata Lou Salomé" e al solo pronunciare il nome della donna, sul volto dello spirito apparvero ombrose rughe di sofferenza che oscurarono le montagne sullo sfondo.

"In teoria no, certo, lo hai scritto tu, ma chi è stata la tua musa, anche se non in senso positivo? tu ti sei rifugiato in questi luoghi meravigliosi e ti sei seduto sulla panchina con vista sul lago e hai elaborato il tuo testo filosofico pensando a lei, reagendo a lei, al tuo amore perduto, e allora chi è stato il motore del tuo sforzo Friedrich? Chi davvero guida il pensiero degli uomini se non le donne? e quanto è ironico quello che ci vogliono far credere, che il mondo si muova senza di esse, mentre esse sono sempre il motore anche se invisibile?".

Per quanto possa impallidire uno spirito, Nietzsche impallidì e sbottò :"vorrei non averla mai conosciuta!".

"Friedrich, ascolta, tu sai che Lou era in gamba, non serve negarlo a te stesso e non è giusto, e credi, peggio di non potervi incontrare ancora, sarebbe stato il non esservi neppure conosciuti".

"Ti sbagli, quanto io scrivo non ha le radici nell'amore, Zarathustra scende sulla terra per dimostrare che non esiste nulla di ultraterreno, che tutto dura un momento senza futuro, che l'unico motore siamo noi e siamo noi a dover liberarci di istinti e passioni per realizzare noi stessi, il superuomo infine!", era davvero infervorato.

"Ma dai Fred, Lou ti ha permesso di costruire una pietra miliare del pensiero filosofico umano e tu lo hai fatto per amore, negato o corrisposto, non importa, è sempre l'amore il motore e poi Zarathustra è un personaggio che balla e canta... Fred, ma ci hai mai pensato a trasformarlo in musical?", conclusi curioso.

Se avesse avuto le mani, Nietzsche mi avrebbe strangolato, avvertivo la sua rabbia a stento trattenuta :"un musical? e secondo te quale avrebbe dovuto essere la sceneggiatura?".

"Dunque, lasciami pensare un attimo, ecco, ho trovato, senti," lo trascinai per le spalle e gli mostrai dei passi ritmati, una specie di tip tap nella foresta: "ti ricordi che cosa le dicesti il giorno in cui la incontrasti?".

"Oh sì che mi ricordo", lo spirito assunse un aria sognante :"da quali stelle siam caduti per incontrarci qui?".
"Fred, tu sei un romanticone", gli dissi ammirato, "e poi quel bacio che vi scambiaste sul Monte Sacro?".

"Ma a che servì, lei non mi volle", ribattè l'ombra con tono sconsolato, :"mai mi pensò come io pensai a lei".

"Eppure scrisse un libro su di te, raccontò di te e delle tue opere, eccome se continuò a pensare a te e tu Fred, perchè non le dedicasti la tua opera? Ci pensi? 'Così parlò Zarathustra' con la dedica inziale a Lou".

"Mi lasciò per Paul Ree, per Rilke, per Freud, come se volasse da una mente all'altra e non ne fosse mai sazia", la sua voce aveva perduto il suo timbro gutturale, l'accento teutonico, era la voce dell'animo di un uomo che si illuminava, :"e anche io ero per lei una di quelle menti, mi ammirava, ora lo capisco. Lou si è presa una parte di me, ma accettare lo scotto di perderla per altro che l'ha resa felice, mi fa finalmente comprendere che le sono stato davvero a fianco".



"Freddy", ero commosso e tentai di rincuorarlo, "anche se vi siete persi, il ricordo di entrambi dell'altro rimarrà splendido per l'eternità, dovunque sia adesso lo spirito di Lou".

Dai monti si lanciarono verso il cielo delle luminose strisce di nuvole bianche e mentre io canticchiavo il Canone di Pachelbel, Freddy mormorava la mia poesia :

Le montagne mi avevano chiesto di te
avevo risposto che ti avrei riferito
oggi mi hanno chiesto la tua risposta
ho riferito che era il silenzio

Camminavo da ore e avevo bisogno di energia, aprii lo zaino alla ricerca di una barretta di "Ragusa", ma non la trovai, le avevo mangiate tutte, nel rovistare sul fondo cadde a terra un quotidiano che mi ero portato dietro, una notizia di gossip e una foto in prima pagina, lo spirito di Nietzsche si contorse e la sua voce esclamò :"ma è l'immagine di Lou! Mi ha ascoltato, è tornata qui da me!".

Stupefatto, diedi un'occhiata alla pagina e scoppiai a ridere, divertito, :"senti Freddy, questa non è Lou, è la foto di Uma Thurman, l'attrice di Hollywood, certo magari le assomiglia e...", ma gli occhi dello spirito non si staccavano dal volto della diva.
"Senti, se io trasformo il mio 'Così parlò Zarathustra' in un musical, come lo chiami tu, e Lou o Uma o come si chiama adesso, lo legge, pensi che lo apprezzerà e mi chiamerà a Hollywood e lo reciterà e ritorneremo insieme? Non è forse il destino che ci riunisce dopo tanto tempo?".

Lo osservavo a bocca aperta, senza riuscire a proferire parola, l'ideatore del concetto di superuomo e della futilità di ogni esperienza terrena era lì, innamorato cotto.

E mentre borbottava su come mettere in scena un episodio piuttosto che un altro, io mi resi conto che era passato mezzogiorno e la mia fame si era acuita, lanciai un saluto al compagno di camminata e mi avviai verso il villaggio per metter qualcosa sotto i denti.

"Dove vai anzichè seguire il cuore?", mi gridò dietro l'ombra.

"Torno al villaggio a mangiare uno strudel, adesso seguo lo stomaco e ci rivediamo a Hollywood, Freddy".

E mentre gli abitanti del villaggio quel pomeriggio si domandavano timorosi l'origine di quelle grida che provenivano dalla foresta, una voce a tratti disperata e a tratti gioiosa che apparentemente invocava "Umaaa, Louuuu", io domandavo alla cameriera : "un altro strudel, per favore".

23 Dicembre 2012 - Notizie letterarie
L'inserto del New York Times ha pubblicato una intervista che sta facendo sensazione all'autore dello scritto 'Also sprach das Strudel' ovvero 'Così parlò lo strudel', alcuni critici lo considerano un testo di rottura rispetto alla radice filosofica di Nietzsche, l'autore ha dichiarato di aver avvertito l'illuminazione sugli stessi sentieri di Sils e della val di Fex che furono origine dell'opera del pensatore tedesco più di un secolo prima, i redattori hanno ammesso di aver provato viva emozione quando alla domanda di come prevedesse l'impatto del suo libro sul futuro dell'umanità, l'autore ha risposto con tono di stupefatta ovvietà :"ma con la vaniglia ovviamente".

E i titoli di coda del nostro musical non potevano che rappresentare "the kissing mountains", sulla statale che porta a Sils e all'Engadina.

THE END

Roberto Mahlab



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