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Silenzi da raccontare

Stampato da : Concerto di Sogni
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Stampato il: 22/12/2024

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Autore Tema: Gabriella Cuscinà
Oggetto: Silenzi da raccontare
Inserito il: 15/10/2010 09:17:04
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Silenzi da raccontare

Era stata una famiglia molto unita, di quelle i cui componenti si vogliono bene anche se non se lo sono mai detto. Il padre e la madre, ormai scomparsi, si erano adorati ed erano vissuti insieme per sessant’anni. I figli erano quattro: due maschi e due femmine più giovani. L’ultima di queste si chiamava Beatrice detta Bea. Non si era mai sposata non avendo trovato l’anima gemella e lavorava in banca. I fratelli si erano sposati e avevano tutti dei figlioli. Bea era rimasta a vivere con i genitori e si era sempre occupata di loro. Era una persona generosa, pronta ad aiutare gli altri, ma spesso aveva ricevuto gravi delusioni. Quando era morto il padre, si era adoperata in tutti i modi per consolare la madre della grave perdita.
Il secondo fratello si chiamava Calpurnio detto Carlo. Era alto e robusto, una specie di Maciste. Adorava la madre e le era molto legato. Quando s’era ammalata, lui aveva voluto portarla da un grande specialista e allorché questi aveva diagnosticato un tumore incurabile, Carlo aveva conservato il segreto, non l’aveva rivelato a nessuno. Non solo non aveva detto niente alla diretta interessata, ma anche agli altri fratelli, a sua moglie e ai suoi figli. S’era tenuto tutto dentro, piangendo in cuore suo e facendo finta di niente con gli altri. Infatti il medico gli aveva detto che non c’era più nulla da fare. E Carlo non aveva pensato che quel segreto sarebbe stato meglio raccontarlo perlomeno a Bea che viveva con la madre e doveva essere messa sull’avviso per qualsiasi eventualità. Invece niente. Si era sentito un eroe incompreso e piangeva da solo. Poi la madre era morta e Bea aveva capito che lui sapeva ed era rimasto zitto. Gli avrebbe voluto dire che quel segreto era da raccontare, da rivelare. Ma anche lei aveva preferito tacere. Tanto ormai la loro adorata madre non poteva più tornare indietro. Aveva sbagliato pure lei sapendo di sbagliare, perché lamentarsi con il fratello avrebbe significato chiarire le cose, superare l’errore, sciogliere l’imbarazzo, anche a costo di litigare perché Carlo era polemico da morire. Intelligentissimo, ma polemico in modo incredibile. Però discutendo e dicendogli che avrebbe dovuto svelare come stavano le cose, avrebbe significato togliere la ruggine, curare la cancrena che certi silenzi invece creano.
Qualche anno dopo uno dei figli di Carlo prese a frequentare la casa della zia Bea. Quando andava via, lei si ritrovava il portafogli alleggerito di parecchi euro. Se invece era lei ad andare a casa del fratello, il medesimo nipote la faceva tornare a casa a tasche vuote. E questo senza che lei se ne accorgesse minimamente. Un vero borseggiatore, molto destro ed abile!
Zia Bea restava zitta, conservava il segreto. Il suo silenzio era tombale. Sapeva infatti che se avesse raccontato la cosa al fratello, questi ne sarebbe quasi morto di dolore. Eppure anche quel silenzio andava rotto. La cosa andava denunziata. Infatti un bel giorno Carlo, con le lacrime agli occhi, le rivelò che il figlio in questione si drogava. Bea si sentì stringere il cuore. Forse se avesse rivelato molto prima le insane abitudini del nipote di sottrarle i soldi, sarebbero stati ancora in tempo a evitargli la tremenda spirale della droga. Quei silenzi avrebbero gravato per sempre sul suo cuore come rimorsi tremendi. Erano confidenze che sorella e fratello si sarebbero dovuti scambiare.
Bea aveva una cugina che si chiamava Cecilia e che aveva sposato un uomo di vent’anni maggiore di lei. I due si erano sempre amati, avevano lavorato tutta la vita come matti e non avevano figli. Adesso il marito di Cecilia aveva settant’anni ed era pieno di energie e voglia di vivere. Aveva preso l’abitudine di telefonare a Bea e di farle delle proposte assolutamente indecenti. Le diceva che la voleva come amante essendo sicuro che lei fosse ancora vergine e che quindi gli sarebbe piaciuto essere il primo a farle conoscere l’ebbrezza dell’amplesso. Voleva leccarle le cosce, i seni, ecc. ecc.. Per quieto vivere e per un rispetto che lui non meritava, Bea non gli chiudeva il telefono in faccia e faceva finta di credere ad uno scherzo.
Qualche tempo dopo, venne a sapere che Cecilia stava divorziando dal marito perché aveva scoperto che aveva un amante.
Ancora una volta Bea si chiese se non sarebbe stato meglio rivelare le insane avances del cugino. Per lo meno Cecilia sarebbe stata messa in guardia e si sarebbe comportata diversamente col marito. Invece niente, silenzio. Bea aveva taciuto, aveva conservato il segreto. Ma era un silenzio da violare. Un segreto da raccontare. Certi errori dovremmo imparare a non commetterli più. Dovremmo pensare che coloro che parlano sempre, che raccontano le più piccole o grandi scemenze sono le persone migliori. Persone aperte, estroverse, logorroiche, ma senza segreti, senza falsi pudori e pronti a raccontare e svelare tutti i segreti del mondo!
E’ davvero così? Ai posteri l’ardua sentenza.

Gabriella Cuscinà


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