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"Che fine hanno fatto gli antichi egizi?"/3

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=18869
Stampato il: 23/12/2024

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Autore Tema: Roberto Mahlab
Oggetto: "Che fine hanno fatto gli antichi egizi?"/3
Inserito il: 29/05/2012 21:04:38
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Topic author: Roberto Mahlab
Replied on: 29/05/2012 21:17:12
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Ringraziamo il Signor Matteo Maria Martinoli, il Signor Sandro Grippa e il Signor Claudio Rossi, presidente dell’associazione del Centro Schuster, che ci hanno invitato il 28 maggio 2012 al prestigioso Centro Schuster per continuare la serie di conferenze dal titolo “Che fine hanno fatto gli antichi egizi?”, con gli aggiornamenti di attualità.

Si tratta del terzo incontro, avevamo iniziato a Milano il 22 settembre 2011 con la prima conferenza, www.concertodisogni.com/mp/link1.asp?TOPIC_ID=18796" target="_New">il 13 marzo 2012 avevamo presentato a Bergamo la seconda conferenza con gli approfondimenti a quella data.

Le elezioni presidenziali egiziane vengono indette per il 23 e 24 maggio 2012.

Nei due mesi che le precedono, messaggi contrastanti vengono trasmessi all’opinione pubblica interna ed internazionale dai vari poteri che si apprestano ad affrontarsi alle urne, timorosi di perdere i loro privilegi in tale salto nel buio : il ritorno della democrazia nel più grande paese arabo.

Le sei entità maggiori del panorama nazionale si sono delineate : l’esercito, gli islamici, i giovani, i liberali, i lealisti del vecchio regime e la comunità degli affari.
Le alleanze si formano e si disfano velocemente a seconda delle convenienze, gli Stati Uniti liberano importanti aiuti finanziari nonostante la repressione contro i movimenti liberali, il parlamento dominato dai partiti islamici chiede le dimissioni del mufti nominato dallo stato perché si è recato a Gerusalemme, l’accusa è di aver dato legittimazione a Israele, con il quale peraltro l’Egitto ha un trattato di pace.

La giunta militare perseguita i gruppi pro democrazia accusandoli di essere autori dei disordini di piazza, l’intenzione dell'esercito è quella di portar via spazio di immagine ai fratelli musulmani i quali si ritrovano a contrastare sia la giunta militare che i movimenti pro democrazia ed infine paradossalmente indossano le vesti di conciliatori.

Nelle settimane della primavera della speranza del 2012, gli argomenti fondamentali del dibattito riguardano la grande incognita dell’esercito, se avrebbe accettato o meno il responso delle urne e di essere sostituito da un potere civile, un esercito che chiede che il suo bilancio non venga limitato e che i militari non siano sottoposti a provvedimenti legali a causa delle stragi compiute. I fratelli musulmani intanto richiedono il controllo della banca centrale, mentre i movimenti liberali aprono in tutto il paese sessioni di studio sulla costituzione.

Il numero di candidati alle elezioni è enorme, trecento persone di tutte le tendenze.
Amr Mussa, collaboratore di Mubarak e su cui all’inizio punta la giunta militare, poi l'esponente dell’area che si autodefinisce liberale, Moneim Foutouh, uscito dall’organizzazione dei fratelli musulmani ed appoggiato sia dagli islamisti più aperti che dai liberali. Il suo programma prevede il controllo civile sui militari, la protezione delle libertà civili, la spesa del governo in sanità ed educazione e l’affermazione che la democrazia e il governo da parte popolo e la rotazione del potere sono preminenti rispetto alle leggi islamiche e che anche un non musulmano potrebbe diventare presidente. I fratelli musulmani, che affermano di non voler presentare un loro candidato alla presidenza, lo criticano duramente e, poco dopo, si rimangiano la promessa e uno dei loro rappresentanti, Shater, propone un programma di libero mercato, pur parlando esplicitamente di un governo islamico. Si candida anche un leader del movimento integralista salafita, presenta l’Iran come esempio, critica gli accordi di pace, invoca uno stato islamico e si dice contrario ai diritti delle donne.


Topic author: Roberto Mahlab
Replied on: 29/05/2012 21:21:10
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Si accende il dibattito : libero mercato o controllo centralizzato da parte del governo? Applicazione della legge islamica o legislazione laica? Quali diritti per le donne? E per i cristiani? Quali rapporti futuri con gli Stati Uniti e con Israele?

L’ingresso nella competizione dei candidati islamici spaventa sia gli Stati Uniti che la giunta militare, gli americani paiono aprire credito verso il candidato dei fratelli musulmani in funzione antisalafita mentre l’esercito critica duramente i movimenti che si richiamano alla religione.

Con una serie di provvedimenti assai sospetti, il comitato elettorale si incarica di eliminare dalla competizione un candidato dopo l’altro, ma l’obiettivo principale è il candidato salafita che viene squalificato. Viene squalificato anche Omar Suleiman, uomo del vecchio ordine.

E tanto per mostrarsi neutrale, il comitato squalifica anche il candidato dei fratelli musulmani Shater.

La competizione elettorale appare scivolare nel caos.

Naufraga intanto nella confusione anche il comitato che avrebbe dovuto predisporre la nuova costituzione. Di fronte alle pretese degli islamisti, i liberali si ritirano.

Decine di migliaia di persone tornano nelle piazze del Cairo, segnalando la loro preoccupazione per le intenzioni dei militari e all’improvviso salgono i toni da ogni parte.

La retorica degli islamisti diventa stridente :” Escludere le donne e i non musulmani dalle elezioni presidenziali sulla base della sharia, una consulta musulmana per consigliare il parlamento, alzare i toni contro Israele”, Mohamed Morsi adotta la piattaforma “l’islam è la soluzione”, dice nella prima apparizione in tv come candidato,”. "Il corano è la costituzione e la sharia è la nostra guida”, afferma. Morsi corteggia tutti i movimenti islamisti per ottenere un fronte unico che unisca pure i salafiti. Guida la campagna contro il copto Sawiris, il mogul internazionale della comunicazione, accusandolo di aver fatto circolare immagini non consone con l’islam.

Foutouh insiste di essere rimasto l’unico candidato liberale e pluralista. Dichiara lecito che un non musulmano guidi il paese e afferma che :”l’Egitto è già fiero delle origini islamiche e arabe senza che il parlamento islamico stabilisca che cosa il popolo debba pensare e poi l’islam non deve adottare regole punitive, ma di apertura, giustizia e compassione. Morsi dice di Foutouh :”abbiamo pietà di lui”:


Amr Mussa dichiara : “non possiamo permetterci l’esperimento di una democrazia islamica”.

Il comitato elettorale, con un colpo di scena, qualifica Ahmed Shafiq, l’ex capo dell’aereonautica. I fratelli musulmani lo considerano un colpo contro le loro aspirazioni.

Colpo di scena anche da parte dei fondamentalisti salafiti, rimasti senza candidato, dichiarano di appoggiare il liberale Foutouh, tale sorprendente sviluppo avviene perché i salafiti temono che i fratelli musulmani non lascino loro alcun potere una volta conquistata anche la presidenza.

E ai primi di maggio si torna a sparare al Cairo, i dimostranti salafiti che protestano davanti al ministero della difesa contro l’esclusione del loro candidato da parte del comitato elettorale, vengono attaccati dalle forze dell’ordine e ci sono almeno nove morti e 200 feriti. La campagna elettorale si ferma, l’esercito è sospettato di non voler davvero cedere le funzioni dello stato ai civili eletti dal popolo.

I generali respingono tali sospetti e confermano la promessa che ritorneranno nelle caserme, ma è evidente che non stanno rinunciando al desiderio di impedire ai candidati più pericolosi, quali i salafiti, di partecipare alla competizione elettorale.

La società egiziana intanto rivela le contraddizioni del passaggio da un passato autoritario alla speranza di un futuro di democrazia.
Adel Imam, attore nei film umoristici degli anni 90, viene condannato da una corte che, dopo tanti anni, rileva che le sue interpretazioni sarebbero state offensive verso la religione. Human Rights Watch osserva che casi del genere, dalla caduta di Mubarak, sono divenuti diversi. La denuncia verso l’attore è stata presentata dai salafiti.
Invece è un grande successo a Cannes per il regista Yousry Nasrallah che nel film “After the battle”, racconta gli scontri in piazza tra i dimostranti e uomini a cavallo e cammello che si svolsero il 2 febbraio 2011, scontri provocati dal regime di Mubarak. Era l’epoca incerta dell’inizio della rivoluzione, i turisti abbandonavano l’Egitto e proprietari di cavalli e cammelli rimasero senza lavoro. Furono ingaggiati e pagati dal regime per attaccare la folla, ma vennero respinti. Il regista è copto e afferma che molti copti sono conservatori e si sarebbero sentiti più sicuri sotto un regime militare, piuttosto che rischiare la deriva fondamentalista islamica, ma quando si resero conto che il regime militare aveva fallito, si sono attivati nei movimenti e nei partiti e per i candidati democratici.

Sui media americani appaiono articoli ammirati riguardo :”La meraviglia della metropolitana del Cairo. Sotto il disordine della città, una metro funziona con precisione e puntualità”.


Topic author: Roberto Mahlab
Replied on: 29/05/2012 21:23:45
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Una settimana prima delle elezioni avviene un evento storico per l’intero mondo arabo e inimmaginabile solo due anni fa. Un dibattito televisivo tra i due candidati che apparivano in vantaggio nelle sondaggi : Amr Mussa e Moneim Foutouh.

Sebbene gli argomenti che preoccupano la popolazione fossero la crescita economica e la sicurezza, la questione polarizzante del dibattito è stata il ruolo dell’islam nella vita pubblica. In 4 ore di trasmissione i due politici egiziani si sono dimostrati evasivi e ripetitivi come i consumati politici occidentali, secondo i giornalisti che seguivano l’evento, e questo può essere stato il momento in cui le sorti delle elezioni si sono decise altrimenti.

La marcia dell’Egitto verso la democrazia

Il giorno prima delle elezioni, compare sui media americani un articolo di Ahmed Zewal, premio Nobel per la chimica nel 1999 e oggi professore al California Institute of Technology :“L’Egitto sta maturando, il dibattito in tv è stato visto da milioni di persone, è un punto di svolta storico per il paese dopo millenni. L’economia e la sicurezza sono i problemi maggiori. La banca centrale informa che gli espatriati stanno contribuendo alla ricostituzione delle riserve monetarie come mai avvenuto, gli scioperi sono positivi perché propongono una speranza di futuro migliore. I cristiani sono parte della Storia del paese e non sono ghettizzati né esiste la segregazione nelle scuole. Il Papa copto Shenouda diceva : “noi non viviamo in Egitto, l’Egitto vive in noi”. La scuola di Al-Azhar chiede una costituzione unitaria e il rispetto dei diritti umani di tutti gli egiziani. Il dibattito pubblico tra liberali e religiosi era impensabile prima, adesso la competizione politica non è più imposizione ma dibattito. Bisogna dare alla giunta militare una uscita nel rispetto. E ora bisogna risolvere le questioni della scrittura della costituzione e delle misure per la produttività economica”.

Malak interviene : I copti sono la Storia del paese e non parte della Storia del paese e sono sempre stati esclusi dagli impieghi pubblici e soggetti a persecuzione. Il professore vive in America e forse vede la situazione con gli occhiali dell’ottimismo.

“Per chi voti?” è il nuovo saluto che si scambiano gli egiziani quando si incontrano. Il dibattito tra la popolazione si fa serrato, alcuni elettori che avevano votato i fratelli musulmani al parlamento, contestano loro di non aver fatto nulla per le code per il pane. I cristiani discutono se devono fidarsi di Foutouh, un ex islamista diventato liberale o se sia meglio affidarsi ad un esponente che aveva avuto una parte nel vecchio regime, come Shafiq. Si discute dappertutto su che ruolo avranno dopo le elezioni i militari e se la religione debba essere pratica di governo e poi quali saranno i poteri del presidente, visto che la nuova costituzione non è stata ancora scritta. Le famiglie si dividono, i mariti e le mogli votano diversamente. I poster ricoprono i muri. L’euforia del gusto per la democrazia riempie l’intero Egitto.

“La mancanza di legalità è il cuore della campagna elettorale egiziana”, titolano i media internazionali. Infatti gli egiziani lamentano che con la rivoluzione è scomparsa la sicurezza. Rapimenti, rapine in banca, donne assalite alla luce del giorno, sono divenute situazioni comuni. I furti sono così estesi che gli abitanti dei villaggi hanno cominciato a farsi giustizia da soli. Tutti i candidati promettono di reinstaurare la legalità come priorità. La polizia, famosa prima per la brutalità, adesso viene accusata di troppa timidezza. “Se consegniamo i criminali alla polizia, poi rischiamo che li rilascino”, dicono coloro che si fanno giustizia da soli nei villaggi rurali.


Topic author: Roberto Mahlab
Replied on: 29/05/2012 21:27:52
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Il giorno delle elezioni, il futuro con il voto

Milioni di elettori sono finalmente chiamati a scegliere liberamente chi sarà il presidente dopo 15 mesi di caos, a stabilire il futuro dell’islam politico e la nuova leadership nella regione. Predire chi vincerà appare impossibile, i sondaggi non sono affidabili. Lunghe code dal mattino al pomeriggio caldissimo e in crescita alla sera, nei distretti rurali le file sono addirittura più lunghe che nelle grandi città. Il voto si sta svolgendo nell’ordine e pacificamente. Per la prima volta, il popolo ha un ruolo.

I sorprendenti risultati

I due candidati vincitori e che si presenteranno ai ballottaggi di giugno, sono Mohamed Morsi e Ahmed Shafiq, attorno al 25 percento entrambi e divisi da una piccola percentuale. Ottima prova del liberale di sinistra Sabahi e del candidato pure di area liberale Foutouh, all’incirca venti percento a testa. Molto lontano finisce Amr Mussa.
I cristiani, divisi inizialmente sulla scelta del candidato di area liberale a cui dare il voto, decidono di concentrare le loro preferenze su Ahmed Shafiq sia per il timore dei fratelli musulmani, sia perché Shafiq appare seriamente intenzionato a riportare la legalità. Shafiq dichiara che la “rivoluzione è finita” e che al ballottaggio la scelta sarà tra un paese democratico, liberale e progressista oppure un regime di tipo iraniano. I giornalisti gli chiedono lumi sul termine “progressista” e Shafiq risponde : “ok, togliete progressista”.
L’impietosa stampa del nuovo libero Egitto aveva già colto in fallo il candidato quando, innervosito da domande molto pressanti, dichiarò nel corso di un dibattito :”in guerra io ho ucciso e sono stato ucciso molte volte”.

Appena confermati i risultati, molti media occidentali hanno scritto articoli preoccupati sul fallimento della rivoluzione per il motivo che i due candidati sono descritti come uno appartenente alle forze armate del vecchio regime e l’altro al fondamentalismo islamico. E’ plausibile questa descrizione, la rivoluzione si è conclusa con la solita sceneggiatura, l’autoritarismo laico contro l’islamismo politico?

Malak : a mio parere Shafiq non è compromesso con il regime di Mubarak, perché era un uomo pulito. Invece è vero che Morsi appartiene al fondamentalismo islamico rappresentato dai fratelli musulmani. E poi gli egiziani stessi, riguardo ai sospetti su Shafiq, hanno imparato a non accettare più una dittatura. E’ vero che all’inizio ai ragazzi di piazza Tahrir la rivoluzione è stata rubata, ma oggi come oggi i ragazzi hanno compreso le regole del gioco nel quale si erano trovati impreparati, di fronte a partiti ben organizzati sia politicamente che economicamente. Ricordiamo poi che non esiste ancora una costituzione che affidi i poteri rispettivi al presidente e al parlamento e si farà del tutto affinché l’uno non abbia poteri che possano prevaricare l’altro.

Alcuni osservatori, sulla base di queste considerazioni, prevedono che gli elettori, (comunque il 42 percento al primo turno), si rifiuteranno di scegliere e non andranno a votare, favorendo così la campagna dei fratelli musulmani. Rimane da analizzare dove andranno a coalizzarsi i voti andati a Sabahi, Moussa e Foutouh.

Malak : a mio parere è escluso che gli elettori rimangano a casa al ballottaggio, i candidati sconfitti al primo turno daranno senz’altro indicazioni di voto ai loro supporters.

L'aria del cambiamento

Dalle drammatiche notizie apparse fino a prima delle presidenziali, sia prima che dopo la rivoluzione, sembrava che ai copti rimanessero solo tre vie di uscita : emigrare, accettare la sottomissione, oppure addirittura iniziare a pensare ad una soluzione disperata tipo quella del sud Sudan. Invece da qualche tempo i media americani, pur perplessi per l'involuzione della giunta militare e per alcune posizioni dei fratelli musulmani che hanno stravinto le elezioni parlamentari e hanno la maggioranza in parlamento, lasciano intendere che esiste nella società un momento di ampia discussione che coinvolge quasi tutte le entità che si contendono la guida del paese. Dunque la situazione dei copti si sta anch'essa trasformando da problema di minoranza oppressa a coinvolgimento nazionale?

Malak : E' cambiato che la gente ha scoperto l'interesse di avere istituzioni laiche e non soggette a dogmi del tipo di quelli dei fratelli musulmani e i ragazzi di tutto l'Egitto, indipendentemente dal credo religioso, ripetono le tre parole che hanno guidato la rivoluzione : pane lavoro e vita sociale.
Degno di nota è che addirittura membri dei fratelli musulmani e dei salafiti lasciano i loro partiti perché non combaciano più con le loro idee moderne che danno spazio a tutti, pur nella diversità e senza, da parte dei musulmani, rinnegare la loro identità di origine. Eventuali future elezioni parlamentari darebbero sicuramente risultati molto diversi dalle precedenti, infatti è evidente che dalle presidenziali sono emersi movimenti e partiti di tutte le idee, una attenzione particolare a Sabahi che è stata la rivelazione delle ultime presidenziali, oltre ad avere il vantaggio della giovinezza, quindi molto futuro davanti.

Quali saranno le conseguenze nel mondo arabo di un ristabilito potere centrale in Egitto? E similmente, il processo democratico in Egitto, che conseguenze può avere sugli altri paesi arabi e musulmani dal punto di vista strategico, politico,sociale e dei diritti delle minoranze?

Conseguenze politiche : l’Egitto torna ad avere il ruolo guida, può influenzare gli sviluppi politici e dei partiti nel resto del mondo arabo e intervenire nel consolidamento del potere civile contro quello religioso.
Strategiche : ritorno della legalità in Sinai, alle frontiere del sud africano, la posizione dell’Egitto verso l’Iran, la posizione verso l’occidente.
Sociali : i diritti dei cristiani e delle minoranze e delle donne
Economici : se l’Egitto risolve le questioni economiche, può essere esempio per le crisi degli altri paesi, per i giovani.

Il ballottaggio si terrà tra il 16 e 17 giugno.
Nalla vignetta di Chapatte, gli elettori del primo turno, liberali, donne e islamici, domandano con tono di preoccupazione e di sfida al comitato elettorale e alla giunta militare se il ballottaggio avverrà... in piazza Tahrir.



Topic author: Roberto Mahlab
Replied on: 29/05/2012 22:25:20
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Ringriaziamo le fonti :


- Agenzia Bloomberg
- International Herald Tribune/New York Times e i giornalisti, gli inviati e gli analisti :
- Thomas Friedman
- Eric Trager
- Carol Giacomo
- David D. Kirpatrick
- Steven Lee Myers
- Mavy El Sheikh
- Loam Stack
- Kareem Fahim
- Abu Homos
- Liam Stack
- Joan Dupont
- Ahmed Zewal
- Yasser M. El-Shimy
- Chapatte


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